Capitolo 4

80 20 24
                                    

Il vento di San Diego è piuttosto fresco di prima mattina e si può inalare l'aria pulita e pura, che raramente si respira in altri luoghi.

Le strade non sono molto affollate le prime ore del giorno, a differenza di ciò che accade appena l'ora rintocca le nove del mattino. Questa città è tra le più affollate della California, anzi, di tutti gli stati uniti d'America.

Non ci sono negozi d'abbigliamento aperti, d'altronde nessuno si sveglia in estate alle sette del mattino per andare a comprare un vestito o una scarpa!
Gli unici negozi con le porte schiuse sono qualche bar e giusto due o tre edicole.

Decido di entrare in un bar non molto lontano da casa mia e vengo subito accolta in un ambiente rilassante accompagnato dal carezzevole odore di brioches, muffin, pumcakes e altri cibi che nemmeno chi è a dieta può resistere alla loro bontà a lungo.
Mi avvicino con passo spedito verso il bancone e osservo tutto il ben di dio presente dietro la vetrina. C'è da fare una scelta complicata tra i vari dolci e pasticcini, tra quelli al cioccolato a quelli alla frutta.

"Salve signorina! Desidera prendere qualcosa?" mi chiede una signora sopra la cinquantina, bassina e minuta.

TUTTO!

Un po' di contegno adorata coscienza, altrimenti questa vecchia signora può avere un mancamento.

"Emmm... vorrei due brioches al cioccolato, quattro di questi pasticcini alla fragola e una crostatina alla nutella, poi anche un cappuccino freddo, grazie!"

"Devo impacchettare qualcosa?" chiede gentilmente la donna che suppongo si chiami Linda, da come riporta il cartellino attaccato alla sua camicia bianca.

Perspicace la ragazza!

"No..." non mi lascia nemmeno finire la frase che subito sulla sua faccia si dipinge una smorfia di stupore.

"Vuoi mangiare tutto questo qui da sola?!" mi chiede strabuzzando gli occhi.

"Mmm no..." dico non molto sicura, "aspetto dei miei amici." mento in fretta.

"Ok si accomodi pure gliele porto subito."

Mi dirigo verso un tavolo appostato indietro per non essere vista dalla donnina e anche per osservare la gente che cammina fuori, dalla finestra lì vicino.

Dopo un paio di minuti arriva Linda con la mia ordinazione e lo scontrino, le porgo i soldi e aspetto che se ne vada per cominciare ad addentare il paradiso mondano che si trova davanti ai miei occhi.

"Buon appetito, signorina." mi rivolge un sorriso gentile e se ne va.

"Grazie."

Incomincio dalla prima brioche e subito dopo aver dato il primo morso, nel mio palato si espande il buonissimo sapore di burro e cioccolato, inutile dire che la finisco in un battibaleno. Decido di passare  successivamente ai pasticcini dall'aspetto molto invitante e quasi non mi strozzo con i pezzetti di frutta. Mando giù il boccone bevendo un sorso di cappuccino freddo, il mio preferito in estate.
Osservo da sopra il bordo della tazza la gente presente intorno a me e mi accorgo subito di un gruppo di quattro ragazzi, molto magri e snob, che mi stavano guardando, anzi analizzando, con smorfie di stupore e disgusto sulla faccia. Li brucio uno ad uno con lo sguardo e, suppongo dal mondo con cui girarono subito la testa, che la mia espressione era piuttosto inquietante.

Cazzo c'avete da guardare stupidi trichechi figli di papà!

Consumo in fretta la mia colazione e anche se avevo ancora molta fame, decido comunque di alzarmi e tornare a casa, perchè probabilmente mia madre si è già svegliata e poi non ho voglia di litigare con qualche stupido di prima mattina.

"Come è stata la colazione? Vi sono piaciuti i miei dolci?" mi chiede la donna con un sorriso luminoso mentre io le rivolgo uno sguardo confuso: perchè mi dà del voi?

Stupida! Perchè le hai detto che sarebbero venuti i tuoi amici.

Ah già è vero!

"Si si è tutto molto buono, i miei amici la ringraziano molto!"

"Prego dolcezza, a presto!" mi saluta gentilmente Linda con un sorriso smagliante.
Mi chiedo come fa certa gente a sorridere in questo modo di prima mattina. Io proprio non li capisco.

"A presto!" cerco di sorriderle anch'io, ma suppongo che ciò che sono riuscita a fare è solo una smorfia strana. Devo ammettere che i miei muscoli facciali non sono abituati a fare molti sforzi, perciò mantengo sempre un espressione neutra sul viso.

Facendo la strada di ritorno, perdo tempo ad ammirare come la città si sta pian piano affollando, lasciando la quiete del mattino, per trasformarsi in una più movimentata. Sembra quasi irreale tutto ciò. Questa città l'ho amata così tanto persino in ogni suo difetto e ogni piccolo dettaglio. Ho amato il suo caos che la rende speciale e che nel frattempo non le fa perde nemmeno un po' della sua piacevole naturalezza.
Ora tutto ciò che mi rimane sono solo dei brutti ricordi. In ogni strada vedo la serenità di Crystal sparire, in ogni parco vedo il suo sorriso svanire come è svanita la sua innocenza e la sua spensieratezza molti anni fa.
Solo per colpa mia.

"Buongiorno Evie! Dove sei stata così presto?" appena faccio un passo dentro la mia nuova casa, vedo spuntare il viso assonnato di mia madre dal corridoio.

"Mi sono svegliata poco fa e sono andata a fare colazione in un bar qui vicino. Ieri sera non ho mangiato molto perché ero stanca quindi avevo una gran fame sta mattina." posai le chiavi sul tavolino appostato vicino all'entrata e mi diressi verso la cucina dietro a mia madre.

"Tu non dovresti iniziare il lavoro oggi?" chiedo stupita di vedere mia madre ancora in pigiama.

"Si tesoro! Oggi comincio il mio primo giorno, ma inizio alle nove e mezza, dopo l'incontro con il nuovo capo."

"Non mi hai ancora raccontato niente di questo lavoro 'modestamente migliore'" dico mimando le virgolette.

A San Louis mia madre lavorava come cassiera in un supermercato non molto lontano da casa. Era molto conosciuto e abbastanza frequentato, perció i commessi guadagnavano una somma piuttosto alta, ma era comunque difficile per me e mia madre mantenerci solo con quello stipendio, tenendo conto comunque che mia madre doveva accettarlo per forza perchè non aveva tempo di sceglierne altri. Io invece durante l'estate a volte lavoravo nel bar sotto casa per dare una mano con le spese, ma ora non ce ne sarà più bisogno, grazie al nuovo e sconosciuto impegno di mia madre.

"Te ne parlo appena torno sta sera, te lo prometto. Ora non ho tempo sono di fretta, devo andare a prepararmi per non fare tardi."

"Va bene mamma, buon lavoro!" mia madre si gira di spalle, ma prima di sparire dal mio raggio visivo, si gira di nuovo a guardarmi.

"Ricordati di dare un'occhiata a qualche scuola, mi raccomando non lasciarti ingannare dal tempo."

"Va bene, dopo pranzo vado a fare un giro e magari m'iscrivo anche." mi butto sul divano e dò inizio al mio passa tempo preferito: lo zapping televisivo!

L'inferno nei miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora