Capitolo 59

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«Forse non dovrei venire

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«Forse non dovrei venire...» sussurrai mentre stavo cercando qualcosa da mettere. Era la vigilia di Natale, e quella sera ero stata invitata alla cena di famiglia di Alex.

«Che cosa? Non dire sciocchezze.» Mi interruppe subito lui che si stava facendo la barba.

«Sì, voglio dire, è la vostra cena di famiglia. Io sarei solo un intrusa.»
«Tu sei parte della famiglia, Alice. Inizia a farci l'abitudine perchè sarà così per sempre.» E con quella frase riuscì a convincermi.

Saremmo dovuti essere a casa Reed verso le otto, ma io mi preparai due ore prima. Ero un po' preoccupata riguardo all'impressione che avrei fatto a tutti loro. Volevo che la famiglia di Alex mi accettasse per quello che ero. Decisi persino di comprare loro dei regali.

Avevo preso un braccialetto per la sorella di Alex; poi avevo prenotato due biglietti per una partita dei Dodgers in prima fila per il signor Reed, mentre per la madre avevo pensato a un libro di cucina.

Arrivammo di fronte alla villa dei Reed in moto, quindi dopo essere scesa dalla sella, mi risistemai i vestiti e passai una mano trai capelli che durante il tragitto, si erano annodati leggermente.

«Oh bene, siete qui!» esclamò Grace uscendo dalla porta d'ingresso per venirci incontro. Abbracciò suo figlio e diede a me un bacio sulla guancia. Infine dopo averci augurato un buon Natale, ci invitò ad entrare.

La casa era completamente addobbata per le feste natalizie. Sui muri erano appese luci di natale e decorazioni ovunque, c'erano delle calze appese sul caminetto, e l'albero era alto quanto il soffitto ed era molto folto. I rametti ersi del pino erano appesantito dalle stelle e dalle palline di natale.

Quella casa si era trasformata in un allegra e colorata casa di Babbo Natale. Era una gioia vederla.

Ci spogliammo di giacche, giacconi e sciarpe e poi Alex, prendendomi la mano, mi accompagnò in salotto, dove c'erano il signor Reed che parlava con una ragazza; accanto a lei c'era un uomo che ascoltava la conversazione restando in disparte. Infine il mio sguardo venne catturato da una piccola bambina che non appena ci vide smise di colorare e corse ad abbracciare Alex «Tio Alec!» strillò nel momento stesso in cui Alex si era abbassato per prenderla in braccio. «Ehi, piccolina. Hai finito di crescere?» rise lui. «No! Voglio essere alta come te.» rispose la bambina, poi guardò verso di me, le sorrisi, lei mi scrutò per qualche secondo prima di bisbigliare all'orecchio di Alex «Chi è lei?» indicandomi. Alex mi guardò sorridente «Lei è Alice, la mia ragazza.» «È molto bella.» disse annuendo verso Alex «Lo so.» rise e poi la mise a terra.

La bambina si avvicinò a me e tornò ad osservarmi. Poi allungò una mano verso di me, con fare da grande. Gliela presi e la strinsi. «Piacere, mi chiamo Alice» «Ciao! Io sono Claire.» si presentò lei con un sorriso enorme. Aveva perso due dentini davanti, ma era molto tenera. I capelli erano raccolti in due morbide freccine bionde, dello stesso colore di sua madre, la sorella di Alex, ovvero la donna che prima stava parlando con il signor Reed.

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