Stare sul sedile posteriore di una moto aggrappata alla vita con entrambe le braccia di Alex, mentre inspiro il suo dolce e al tempo stesso amaro profumo, stava diventando ormai un'abitudine, una piacevolissima abitudine.
Alex mi fece vedere ogni parte della città fino all'ora di pranzo quando mi portò in un ristorante italiano.«Parlami di Tyler, da quanto vi conoscete voi due?»
«Da circa tre anni, più o meno», Alex distolse lo sguardo e lo posò su una coppia seduta al tavolo vicino al nostro. Stavamo chiacchierando allegramente, ma gli occhi di Alex a quella domanda non rispecchiavano affatto quello stato d'animo. Mi accorsi che si era irrigidito.«È un grande amico.» continuò.
«Sembrate piuttosto legati.» Attesi la risposta mentre sentivo il suono di una canzone italiana provenire dalla cucina.
«Ty c'era quando ne avevo bisogno.» Alex non sembrava essere contento di parlarne quindi passai ad un'altro argomento.
«E la palestra? Da quanto vai in palestra?»
«Da una vita. Credo di aver iniziato quando ero proprio un ragazzino. Sai, all'inizio lo facevo solo per sembrare più figo. Poi mi sono accorto che era liberatorio ed ho continuato.» era strano pensare che Alex avesse avuto un motivo per cui doversi sfogare in passato.«E adesso dove andiamo?»
«È una sorpresa.»
«Odio le sorprese.»
«Ecco perchè hai solo Mer come amica.» scherzò.Arrivammo di fronte al cancello di un parco.
«Mi hai portata al parco?» chiesi scettica.
«Dammi tregua donna. Sono sicuro che ti piacerà.» mi pregò con gli occhi e non potei dire di no al suo tenero broncio. Tolse le chiavi dalla moto e mi prese per mano.
Passeggiammo lungo il sentiero del giardino; si era fatto ormai pomeriggio ed io iniziai ad aver fame. «Più avanti c'è una bancarella che vende di tutto se vuoi mangiare.» rise dopo aver sentito il mio stomaco brontolare. Presi un gelato alla fragola e al cioccolato.«Che c'è?» chiesi infastidita dallo sguardo divertito di Alex.
«Penso solo che tu non sia tanto dura quanto vuoi fare credere.»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Il gelato al cioccolato che hai preso tanto per cominciare» alzai gli occhi al cielo. «Tanto per chiarire, indipendentemente dal gusto del mio gelato io sono comunque più brava di te nel combattimento.»
«Staremo a vedere»Il sentiero proseguiva dritto, ma Alex decise di farci prendere una deviazione. Mi spinse tra i cespugli fitti e tra qualche albero. Passato quel piccolo bosco ci trovammo di fronte ad un lago.
C'era una barchetta in legno di ormeggiata ad un ponte di legno. Sembrava un posto abbandonato eppure aveva tutto il suo fascino.
«Wow. Che posto è?» chiesi sbalordita della bellezza di quel luogo. Il sole rifletteva i suoi raggi sul lago creando dei giochi di luce su di noi. Dall'altra parte della sponda c'erano altri alberi, più fitti.«Qui non ci viene mai nessuno. Ma io lo trovo un posto incredibile. È più tranquillo di quanto tu possa immaginare. Di solito vengo qui per pensare.»
Era vero quel posto ispirava pace e serenità.
«È un posto stupendo Alex. Porti qui tutte le ragazze per fare colpo vero?»
«Sei l'unica.» ci stavamo fissando con gli sguardi ancorati l'uno nell'altro. Alex sembrava ancora più bello in quel posto incantevole.
Sentii le sue labbra posarsi sulle mie e questo scatenò in me una tempesta di emozioni: passione, frenesia, paura, amore, rabbia.Fuori controllo mi avventai su di lui circondandogli il collo con le mie braccia mentre mi misi in punta di piedi per stargli più vicino.
Non avrei voluto staccarmi da lui mai più. Le sue labbra erano dolci e sapevano di menta proprio come me le ero immaginate. Sentivo come se si fosse acceso un fuoco in tutto il corpo. Portò una mano sul mio viso e chiudendola intorno alla mia guancia mi portò ancora più vicina a lui. Portai le mie mani sul suo petto e lo sentii alzarsi su e giù per il respiro rapido. Mi stava baciando, ma soprattutto mi stava piacendo. Eppure il viso di Jack scavò tra le mura della fortezza che erano i miei ricordi e li liberò tutti.
Dal primo all'ultimo.
Percepii tutto il dolore che mi aveva provocato in tutti quegli anni. La rabbia e la paura con cui avevo imparato a convivere da quando avevo conosciuto Jack mi ricordarono che non i dovevo affezionare troppo.
Non potevo permettere che quel bacio facesse riaffiorare i ricordi e mi staccai. Spinsi via Alex con tutta la forza che avevo. Faticavo a respirare, non ero sicura che fosse per il bacio o per il senso di schiavitù in cui mi trovavo.
«Riportami a casa» pregai.
«Alice, mi dispiace. Sono stato così stupido per averti baciato.» disse passandosi una mano tra i lunghi capelli corvini.«Portami solo a casa.» dissi sviando il discorso. Lo sguardo fisso sul lago.
«Non puoi fare così.» Lo sentii dire, anche se credevo che non stesse parlando con me.
«Cosa?»
«Ho detto che non puoi fare così.»
«E cosa starei facendo, di grazia?»
«Stai scappando. Non puoi scappare dai tuoi sentimenti per sempre, Alice»«Chi ti dice che io stia scappando? E di quali sentimenti stai parlando?» sbottai.
«Vuoi forse dirmi che non stai scappando dal tuo passato? Che non ti stai negando la possibilità di affezionarti a qualcuno?» disse con un tono di voce più basso del solito
«E cosa diavolo dovrei fare! Me lo dici? Dovrei tornare a casa e affrontarlo? Farmi rinchiudere come una volta? Credi che possa servire a qualcosa se lo combatto?» Domandai disperata che non riuscisse a capirmi. Alex sussultò all'amarezza delle mie parole.«Non sto dicendo questo. Ma quell'uomo deve finirla di tormentarti. Forse non te ne rendi conto ma lui è un parassita e non si staccherà mai da te, finché non lo combatti.»
Sembrava totalmente tranquillo mentre sputava quelle parole eppure sentivo la frustrazione e la rabbia che covava.
«Non posso combatterlo.» ribattei a denti stretti. «Cerca di capirmi» aggiunsi.
«Sì che puoi Alice. Non lasciarlo vagare nella tua mente come niente. Prima o poi di distruggerà.»
«No. Sono forte abbastanza per tenerlo a bada; tu non mi conosci, ho tutto sotto controllo. E quell'uomo non può nulla contro di me. Non più.» dissi. Ero convinta di quanto avevo detto; eppure il ragazzo che conoscevo da neanche un mese era riuscito a mettermi quel pensiero, seppure piccolo, che ero davvero sul filo del rasoio.«E qui ti sbagli. Dimmi quante notti hai dormito senza sognarlo?» non risposi «E quante volte ti sei dovuta proteggere da qualsiasi ragazzo ti si avvicinasse?»
Ancora, quella domanda rimase senza risposta. Ad ogni sua parola il peso che sentivo sul petto diventava sempre più grande e sempre più pesante.
«E dovrei ricordarti del bacio di prima? Che ti sei dovuta bloccare?»
«Basta adesso. Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare.» sputai. E lo vidi indietreggiare come se lo avessi spinto.
«No. Infatti non sono nessuno. Ovviamente, come posso essere qualcosa per qualcuno senz'anima, un semplice guscio. Quella che io ho conosciuto non è altro che un'armatura..» Sussultai a quell'ultima frase. Mi aveva ferito molto più di quanto feci notare. «Quale persona è in grado di raccontare quello che hai passato tu senza nemmeno piangere?» Basta. Basta. BASTA!«Questa è la dimostrazione che ti serviva per capire quanto forte sia? Vedere che non piango?»
«No. Vedere che non piangi mi ha solo fatto capire che ti sei rinchiusa in te stessa.»
«Sei solo uno stronzo Alex» dissi prima di allontanami da lui, ma fu più veloce e mi afferrò il braccio.«Toccami ancora e giuro che ti dò un pugno in faccia.» dissi lui mi liberò il braccio, ma non prima di aver detto: «Non ti darò pace. Te lo giuro, io ti farò stare meglio. E non mi importa se sei tu a non volerlo, io lo faro comunque.» e finalmente fui libera di andarmene.
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________Ecco come promesso un nuovo capitolo! (Chiedo scusa per qualsiasi refuso)
Come sempre vi invito a lasciare un commento e a colorare la stellina di giallo.
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SUPERFICIAL (#Wattys2017)
Storie d'amoreAlice Carter aveva solo 14 anni quando perse tutto ciò a cui era legata. La sua famiglia, la sua libertà e la sua purezza. Per quattro lunghi anni si è abbandonata tra le grinfie del Dr. Jack Greene, il tutore che l'ha resa una schiava del sesso...