Il Signor K va dallo psicologo tutti i venerdì alle 9.00. Quel giorno entra più tardi a lavoro infatti. Recupera l'ora persa la sera. Non sa bene, perché ci va, ma è convinto che anche questa frase è una di quelle standard, fruibile dalle persone. Non so perché faccio una cosa è trend. Una frase comune. E' buttata lì.
Il Signor K è una persona comune, ma è colpito, come tutti, da attimi di narcisismo acuto. Crede d'essere il protagonista della scena. Il mondo il teatro. Il cielo la platea dalla quale gli dei............. incantati................. lo guardano. Per fortuna questi attimi, come a tutti, durano poco. Sono degli intramezzi, forse necessari alla sua giornata, quando si reca a lavoro.
Il Signor K è un uomo tutto sommato felice. Oggi per esempio è stato catturato da una bottiglia d'acqua (che la sorseggiasse una ragazza è casuale, abbiamo da credere, un dettaglio) ed è rimasto affascinato dalla gratitudine tacita che la bottiglia non cercava, devoluta però in quel momento allo sguardo del Signor K e alla bocca e alla gola di quella ragazza. Quale dolcezza espresse in lui quella mattina, quell'involucro di plastica che disseta senza nulla chiedere in cambio! Brava bottiglia d'acqua. Chissà perché - si chiede il Signor K - è esistito il Dio Fuoco e non la Dea Acqua!
Il tram passa un semaforo, ne passa un altro, insieme alle fermate e al suo sguardo attonito d'innanzi le porte automatiche che si aprono e si chiudono, il tram sfila lontano, da Piazzale della Radio a Piazza Venezia e il Signor K di nuovo si chiede se chissà mai ritornerà un giorno da quel suo amico, che ogni volta che lo accoglieva, sprofondando nella sua voluminosa poltrona della nonna, incominciava a imprecare verso il mondo, il destino e le donne.
Erano già le 8.30. Dannazione!
Arriva così il tram ad un piazzale che subito K riconosce per gli strani tavolini di un bar. Era quello su cui aveva riflettuto se - con una ragazza - si sarebbero seduti oppure no. Si ricordò di no ma era comunque a Porta Portese.
Questo mercato rionale accoglie tutti e K c'era andato parecchie volte, ma sempre scendendo dalle scalette della Stazione Trastevere, perché il Signor K era, tutto sommato, un abitudinario e l'abitudine rassicura. Forse questo non piace alle ragazze di lui. Il Signor K si meraviglia perché la mamma non lo avesse chiamato il Signor Noioso.
E poi K è indeciso su tutto. Alle ragazze non piace stare lì a pensare se sedersi oppure no per mezz'ora di fronte allo sguardo severo del gestore di un bar. K ci ha provato ad essere uno veloce, allegro, frizzante ma non può fare a meno ogni volta di risultare pesante, verboso e di dover calcolare tutte le possibili variabili, condizioni e convenzioni di sedersi o no in un bar.
Quest'aspetto gli da talmente tanto fastidio che quando lo vede in una ragazza scappa a gambe levate.
Finalmente passano altre tre fermate e dopo queste, si fa notare una frase, scritta su di uno strano striscione, in un italiano corretto, ma per lui un po' difficile: "Una buona scuola non si misura dagli incartamenti burocratici dai quali riesce a destreggiarsi e nemmeno da quanto riesce a farlo il preside dalle inadempienze altrui." Era una scritta rossa sul bianco cerato di un cartellone di tela, posto lungo la carreggiata in direzione di Piazza Venezia. Era bello. Bravo cartellone!
E' proprio incredibile - pensava il Signor K - di quanto non riuscisse a fare a meno di poetizzare il pensiero o stravolgerlo con significati esaltanti, ma, al ricordo, estranei.
Quando il tram passa il ponte dell'Isola Tiberina, si ferma al semaforo, di nuovo l'acqua lo cattura e lo fa ripensare a quando tutto era così chiaro; lo scintillare del sole sulle onde crespe del fiume che scorre e si divide come gambe di donna, per far posto ad un boschetto olocarpico, curato e rigoglioso, lo cattura: inverdito, lussureggiante, gli ricorda la libertà, la felicità, l'amore, la poesia. E nel pensiero si assise quando un signore scese.
Il sole sull'acqua che gioca, lo fa come l'uomo con la donna, in un pieno di vuoti e ansie, intese e amicizia. Tutti credono di voler evitare ma che tutti in fondo sperano di ritrovare.
Quel rilucere del sole sulle increspature delle onde gli fece pensare alle estati veloci, che passavano in fretta, di quando era piccolo, quando sfumavano all'orizzonte i pomeriggi e di quando, al mare, l'ossigeno e la luce, gli facevano scoprire, per la prima volta, quanto fosse più romantico, quando pian piano dal caldo fulgente, s'avvicina e si aspetta la sera e sulle morbide rive le onde ricercano di far pace e parlare alla terra, rispetto a quando il sole cade come una vertigine lungo la schiena. Si confida e riposa il mare, di sera, e da bambini si scopre.
Oramai era arrivato e aprì il pesante portone verde dalle manopole d'ottone e gli stipiti delle cerniere in argento del palazzo amministrativo dove v'era ubicato il suo ufficio.
Sarebbe uscito la sera. Sarebbe tornato a casa circa un'oretta e mezzo dopo. Si sarebbe preparato la cena. Avrebbe dato da mangiare al gatto, avrebbe annaffiato le piante, messo fuori la spazzatura, cambiato canale fino ad addormentarsi e si sarebbe rimesso sul treno il mattino dopo e poi sul tram o il bus, fino a sera, quando sarebbe tornato a casa, pensato alla cena, dato da mangiare al gatto, annaffiato le piante, messo fuori la spazzatura, cambiato canale fino ad addormentarsi e sperato in qualche positivo contrattempo, fortunato imprevisto, desiderata amazzone s'un cavallo lucente e veloce, pronta a rapirlo.
Così un uomo s'annienta, rassettando una cella.
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Le storie del Signor K
Подростковая литератураLe storie sono quelle del signor K, un pendolare renitente, il quale ogni mattina si alza e va a lavoro. E chi è il Signor K? Non lo sappiamo. Le storie si scrivono nel momento in cui avvengono e le possiamo conoscere nel mentre queste storie vengon...