Essere buoni vuol dire essere se stessi per il Signor K. Riuscirci è una conquista per il suo es.
Il problema era che finché non fosse stato soddisfatto di se stesso K non sarebbe riuscito ad essere in armonia con gli altri: a non provare invidia, rancore, rabbia e all'esimersi dal giudicare. Difatti appena la sua Lilith era in un asse astrale energeticamente più positiva con gli altri pianeti K sorrideva e cercava di far stare tutti a proprio agio, era comprensivo, rideva sui piccoli vizzi, immaturità e debolezze che osservava in ognuno e appena vedeva qualcuno in difficoltà gli veniva da dentro un forte impulso di difesa e d'amore ad aiutarlo a farlo stare bene.
Un amore grande, immenso, il quale per la forte corrente travolgeva.
Eppure quando qualcosa sentiva che lo stesse respingendo era come se il Signor K non trovasse più la bussola e finisse improvvisamente roteando su se stesso in mare aperto, nel quale voleva perdersi e non farsi più trovare. In quei momenti K cercava di scomparire e nascondersi nel più fondo degli abissi. Il Signor K provava vergogna.
Vergogna di essere e di non essere come lui voleva essere. Così pensando cambiò Metro a Termini e prendendo la A, una volta arrivato quasi alla sua fermata Barberini, una scena rapì la sua attenzione, il fenomeno del manspreading e dello she-bagging che aveva conosciuto il giorno prima, perché alcuni ne discutevano s'un forum e prima non ci avrebbe mai fatto caso: pratiche fastidiose di posture non rispettose, assunte in un mezzo pubblico quando questo è pieno di persone, denotano involontariamente una ignoranza nei confronti del prossimo, semplicemente non permettono lo stesso spazio che chi ha assunto queste pose si è permesso.
L'aspetto che lo interessò di più fu il pensare come la società civile si stesse con internet educando da sola, con l'emergere di blog, forum, opinion-maker influenti e l'emergere di personalità con molti followers in grado, con la loro "notorietà", di spostare giudizi e cambiare mentalità delle masse. K riteneva essere visibile il cambiamento: con i suoi relativi comportamenti, atteggiamenti, diversi livelli di giudizio, educazioni che avrebbe denotato le società di domani.
E la meraviglia fu confermarsi come ogni concetto ha il proprio nome. Il linguaggio è una struttura meravigliosa dell'uomo. Non solo perché permette di comunicare e, conoscendo i termini, essere il più preciso possibile ed evitare così fraintendimenti, ma anche perché il linguaggio dà risalto alla realtà specificandola con una terminologia propria, donandogli quasi vita propria, autonomia, indipendenza.
Riflettuto anche su questo il Signor K arrivò all'ora della pausa pranzo, della quale però non ne potette godere nel suo usuale rituale, perché un'ordinanza del Comune, da pochi giorni, aveva proibito di mangiare "in bivacco" sui monumenti storici della città e il Signor K convenne che gli scalini della fontana di piazza della Rotonda in effetti non potevano essere il luogo dove consumare il proprio pasto. Così scelse un altro posticino e si mise a pensare a Chiara, la roscietta dai capelli corti: proprio in quei giorni gli era venuta voglia di riparlarle. La conversazione che ebbero l'ultima volta infondo gli era piaciuta.
K decise così di mangiare in fretta e andare nella postazione dove lavorava. Sapeva di trovarla lì e così fu; lei lo salutò, lui contraccambiò e le si avvicinò scusandosi e confidandole che ancora ricordava la loro conversazione, così profonda e stimolante che avrebbe avuto voglia di rifarne un'altra! Lei annuì sorridendo e dicendo a K che anche lei era stata bene e che se voleva gli avrebbe fatto visionare una lettera che doveva mandare ad Harward e della quale non era sicura. K sorrise e la pregò di leggergliela perché gli avrebbe fatto piacere. Lei la lesse in inglese e il povero Signor K non è che la riuscisse più di tanto a seguire. Così glielo fece presente e lei si spazientì, ma la continuò a leggere traducendogliela. In fondo era gentile penso K.
K era molto contento anche se la stava trovando un pochino troppo autoreferenziale e non sapeva se dirglielo oppure no. La lettera finì e K le disse che se lei la trovasse troppo enfatica per un inglese non era affatto un problema perché era italiana e quindi era semplicemente un incontro di culture diverse e non di mancanza di sovoirfaire.
Ma la bella Chiara si spazientì ancora - K non sa se per questo - e troncò ogni discorso. K fece in tempo a chiederle da dove provenisse tutta questa ambizione. Lei infatti prima gli aveva confidato di voler diventare capo dell'ufficio legale della J.P. Morgan! Lei però a questa domanda rispose in una maniera che non convinse il Signor K: "certe cose non si possono spiegare: come un tramonto o un quadro, perché sono belli e ci emozionano nessuno lo sa." Su questo K prontamente dissentì, dicendole che era proprio questo il principio della scienza e della filosofia: dare o provare a dare una spiegazione a ciò che apparentemente o momentaneamente non ce l'ha.
Ma la collega dalle belle gambe era già con la testa sui suoi problemi con Harward, che non lo sentì neppure. E si misero seduti. Quando di lì passo il Signor M, K lo fermò - non si sa per quale arcana ragione - dicendogli di non essersi preso il caffè con Chiara, perché come da rito lo avrebbe voluto condividere con lui. Chiara a questo punto si indispettì e chiese a M cosa ne pensasse della lettera. Da quel momento K fu tagliato fuori.
Il Signor M le disse le esatte cose che voleva sentirsi dire la collega roscietta che da entusiasta quale era, alla fine, quando lui le chiese il numero, lei glielo dette. Il Signor K di tutto questo gioco non importò granché, ma la cosa che più lo disturbò era il pensare che la magnifica conversazione che ebbero lui e lei, sui problemi della società moderna, fossero stati solo un abbaglio, una parvenza di personalità dedita a questi ragionamenti.
Probabilmente K si eclissa, come risucchiato dalle onde sulla battigia, si nasconde nel mare.
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Le storie del Signor K
Teen FictionLe storie sono quelle del signor K, un pendolare renitente, il quale ogni mattina si alza e va a lavoro. E chi è il Signor K? Non lo sappiamo. Le storie si scrivono nel momento in cui avvengono e le possiamo conoscere nel mentre queste storie vengon...