La verità dell'occhio che guarda diventa essa stessa una verità da osservare, innescando riflessioni nello spettatore cui forse non è stato mai possibile dare risposte vere.
Vertov era vetro dal quale vedere il vero, anche oggi.
Chiara, la collega roscietta, ancora non tornava dall'Inghilterra, s'era recata per svolgere delle incombenze burocratiche per conto del dipartimento presso il quale era affiliata, e per il quale K nutriva una seria insoddisfazione nel non saper nemmeno cosa fosse, l'ufficio legale di diritto fallimentare nelle compagini economiche delle aziende!
Il Signor K parla e viene trascinato dalle parole e queste dai ricordi, miele e nostalgia offuscano la fotografia d'un ocra seppia e triste. K pensa. K pensa e riferisce la cattiveria dell'uomo.
Una cattiveria stupida, senza ragione, senza orgoglio, una cattiveria sciocca e debole, da vigliacchi, per difendersi.
Il Signor K credeva che in vino veritas, così ogni qual volta doveva affrontare la sua amante, per quanto sexy fosse starci insieme, a K gli piaceva condividerci un buon vino rosso conversandoci per cercare di capirsi e fare il punto d'arrivo di una certa situazione.
Ugualmente andando in giro, andando e venendo da lavoro, oppure la mattina sul letto, ripensava la sua ex. Con la stessa intensità di quando ci stava insieme e ricordava la sua solitudine! Aveva scambiato il rapporto di coppia per qualcosa di solido e del quale ci si potesse fidare, quando tutto intorno, compresi se stessi, vacillava, l'altro era presente.
Il problema è che K vacillava un po' troppo. Certo glielo aveva detto questo, che i problemi sarebbero arrivati tra lui e lei, e non per colpa di lei, ma per la fame di vita che aveva sepolto K nella sua. E arrivarono. E lo scoglio si frantumò, come dei cristalli al sole che un'ondata di caldo si portò via, improvvisa. Finiti nella corrente della terra, anch'essi insieme ai ricordi di scarico.
Al Signor K non piace parlare di ricordi, poiché rappresentano qualcosa che abbiamo volutamente o inevitabilmente perso e che non ci sono più. Lui preferisce parlare di pezzi di vita interrotti, ancora presenti, ma solo non più tangibili se non dentro se stessi, questi non erano né ricordi né vita, ma solamente pezzi interrotti, rimasti incastrati nel tempo. Senza possibilità di ricomporli, senza possibilità che ci si potesse fare qualcosa.
I ricordi invece si possono raccontare agli amici o si può imparare da questi, e da qui riuscire a cambiare. Invece i pezzi di vita stanno dentro, immobili, perché non sono stati errori, il Signor K non aveva sbagliato, era stato semplicemente se stesso, sempre. Senza mentire. E ora erano interrotti, cristallizzati e mai più riconvertibili in flusso.
Quello che K non sopporta proprio rimane la cattiveria con cui l'uomo non si riesce a misurare e K rimane fermo e impietrito. La stupidità non ha eguali. k non risponde, ma si racconta e racconta di quello che vive e di quello che vede, di quello che vuole e di quello che crede, vivendo, volendo, vedendo.
Perché, si chiede, le persone, quando devono salire sulla metro non arrivano al centro del vagone, ma rimangono ferme sul quadrato antistante la porta, da non far più entrare nessuno!? Perché? Eppure se fossero loro al posto degli altri come vorrebbero entrare o avere spazio!
Invece appena si colma la propria esigenza e adempiuto al proprio bisogno, egoisti e impropri, non abbiamo più cuore per gli altri. Rispettando la massima mors tua vita mea, l'istinto di sopraffare il proprio simile, come il lupo che per sopravvivere sbrana il più debole homo homini lupus in un continuo dominare senza scampo bellum omnium contra omnes. Spirito della società civile, della sfera dell'egoismo dell'uomo.
Quanto sarebbe semplice avere coscienza, ma la coscienza si sa, si ritrae timida, come sulla battigia, nel letto bagnato della riva, al rivelarsi dell'onda presuntuosa ma che presto scompare.
K credeva profondamente che tutto può essere cambiato e aggiustato. E che quei pezzi di vita rimangano interrotti in altre dimensioni.
Molte volte al Signor K gli hanno rimproverato di non essere coerente. Ma K si domanda, rispetto a quale intero? In realtà non siamo altro che un insieme caotico d'istanze tenute insieme da un centro, che si basa sulla rimozione inconscia di esse. Nessuno ha un intero definito con il quale è possibile porsi in contraddizione. E su questa fantomatica, quanto inesistente, unità centrale dell'individuo, che ben conosce i suoi bisogni e quindi è conscio di se stesso e identico a sé, si basa l'ideologia dominante di chi comanda su chi è comandato.
L'ideologie della schiavitù, della diseguaglianza e dell'ingiustizia, accettate come giuste e coerenti, sono fondate sul fatto che hanno bisogno di un soggetto cosciente di sé, che crede di essere padrone del Sé, perché esso si veda come responsabile dei suoi atti e perché lo si possa obbligare ad un sistema di violenza senza che si ribelli a esso, ma anzi lo interpreti come accettato liberamente.
Qui le teorie di Marx e Freud si fondono: quando la critica si dirige verso la società che presume l'individuo conoscere i propri bisogni e le proprie istanze! Quanto di più aberrante!!
Anyway... in una mattina di giugno, all'improvviso K, riceve una telefonata.
Era Jacob, un suo amico dalla Polonia. Gli chiedeva se avesse avuto tempo e posto per ospitare una sua amica per una notte e il giorno dopo sarebbe ripartita per la Bulgaria.
Il Signor K acconsentì. Finalmente un po' di distrazione, fa tanto bene alla mente quando lavora senza pause, va a beneficio del lavoro la pausa.
Al Signor K non rimaneva altro che aspettare Aghata. E nell'aspettare si perse di sapere. Aghata arrivava da Bialystok, del voivodato della Podlachia, uno dei sedici della Polonia, dopo la riforma del 1999, nel nord-est del paese ed esattamente nel centro dell'Europa.
Bialystok si trova esattamente dov'è la foresta di Białowieża. Tanto nota e importante che dal 1992 è una riserva della biosfera:una qualifica internazionale assegnata dall'UNESCO, per la conservazione e la protezione dell'ambiente; ci sono 621 riserve in 117 Paesi dei cinque continenti nel mondo!.
Bialystok è anche la città natale di Dziga Vertov il regista del L'uomo con la macchina da presa film del 1929. L'opera di Vertov fu tesa a raggiungere uno scopo sociale, attraverso la documentazione della sola realtà e non il fumo degli occhi borghese dell'intrattenimento.
Per quanto riguarda la Foresta di Białowieża invece, questa magnifica mamma natura si estende per 87 mila ettari (calcolando che un ettaro ha ciascun lato di 100metri... è un bel po') e rappresenta tutto ciò che resta dell'immensa foresta che migliaia di anni fa si estendeva su tutta Europa e che ora si trova, parte nella Biellorussia sud-occidentale, dove copre circa 1.771 chilometri quadrati e parte in Polonia ove si estende su circa 100 chilometri quadrati.
Il confine che divide i due Stati corre attraverso la foresta ed è chiuso per proteggerla. La foresta fu dichiarata riserva di caccia nel 1541 per opera di Sigismondo I di Polonia (detto il Vecchio).
Sigismondo sposò come seconda moglie Bona Sforza, figlia del Duca di Milano Gian Galeazzo Sforza e quando divenne regina di Polonia vi importò la cultura rinascimentale italiana, che contribuì a rendere grande Cracovia, la capitale dove risiedeva la corte allora.
Nella foresta la Polonia fece una grande opera sul reinsediamento del Bisonte europeo estinto. Questo è 2,8-3 m di lunghezza e 1,8-2,2 m. d'altezza, pesa 300-920 kg ed è il più grande animale vivente in Europa.
Molti bisonti caddero vittime della prima guerra mondiale, quando le truppe tedesche uccisero 600 di questi esemplari per la carne, il cuoio e le corna.
In Polonia l'ultimo bisonte selvatico di questa specie venne ucciso dai bracconieri nel 1927 anche se da tempo era protetto. Nel 1929 lo stato polacco acquistò 4 bisonti da vari giardini zoologici e dal Caucaso occidentale (dove i bisonti si sarebbero estinti pochi anni dopo), dopo 10 anni questi erano divenuti 16 ed ora ce ne sono 800 in tutta la foresta ed io sono ben felice nel riportare, come il Signor K mi ha riferito, che l'operazione si sia così conclusa coronata dal successo della salvezza dell'animale.
Sarebbe stato un piacere ospitare Aghata!
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Le storie del Signor K
Teen FictionLe storie sono quelle del signor K, un pendolare renitente, il quale ogni mattina si alza e va a lavoro. E chi è il Signor K? Non lo sappiamo. Le storie si scrivono nel momento in cui avvengono e le possiamo conoscere nel mentre queste storie vengon...