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Sto volando alla velocità della luce per arrivare il prima possibile a casa di Michele,

l'orologio infatti era diventato di un blu ancora più scuro, non prometteva nulla di buono.

Feci un giro panoramico intorno alla casa per soffermarmi all'entrata.

C'era Giada.

Continuava a battere il pugno contro la porta ed a urlare che Michele gli aprisse la porta.

Andai dietro l'angolo per trasformarmi in umana, chiamai Michele.

"Michele,cazzo sta succedendo alla tua porta d'ingresso?" gli chiesi spaventata

"Giada cazzo non mi lascia stare" rispose lui ancora di più spaventato.

"Tranquillo ci penso io a farla togliere dai piedi" risposi per poi mettere giù la chiamata.

Arrivai vicino a Giada.

"Scusa che stai facendo?" chiesi attirando la ragazza.

Lei si girò, mi guardò da capo a piedi schifata.

"Non c'è nessuno in casa, è inutile che continui a bussare" le dissi poi

"Invece lui c'è" rispose lei ridendo ironicamente

"Eh non ti vorrà aprire, basta assillare madonna, ormai i vicini non ne potranno più delle tue urla e credo nemmeno Michele" mi pentì di aver nominato Michele.

Infatti la ragazza iniziò a guardarmi ancora più schifata di prima.

"Ah ma quindi lo conosci" disse prendendomi il collo con una mano ed iniziando a stringere, facendomi male.

"Levami le mani di dosso" dissi dandogli uno spintone.

Non vorrei mai arrivare ad usare la forza, ma questa ragazza me lo sta costringendo.

"Ma allora sei proprio tu quella ragazza che Michele ha iniziato a frequentare" disse con sguardo furioso continuando ad avvicinarsi a me mentre io mi allontanavo.

"Ti devi levare dai coglioni troia, lui non ti vuole, preferisce me, capito?" disse

Cercai di trattenermi.

"Allora come mai non ti apre la porta?" chiesi sorridendole.

Mi tirò uno schiaffo

"Senti vai a battere in tangenziale puttana"

ora mi ha proprio stancata.

Le diedi un alto spintone.

Mi prese di nuovo il collo e stringere, rischiando di strozzarmi, per poi tirarmi un pugno sulla bocca facendomi cadere per terra.

Iniziò a tirarmi calci seguiti da tanti insulti.

Sentì aprire la porta della casa di Michele.

"Giada cosa cazzo ti è preso?" era Michele.

Non riuscivo nemmeno a vederlo, da quanto i miei occhi erano annebbiati dalle lacrime che stavano pian piano scendendo.

"Michele lasciami spiegare" disse lei inventando scuse.

"Scuse per questo? Dai vatti a fare un giro e calmati" disse lui, sentivo dei passi allontanarsi e poi un cancello chiudersi, a quanto pare l'ha spinta fuori dal cancello.

Lei continuava a chiamarlo, mentre sentì delle mani appoggiarsi sulle mie braccia.

"Tranquilla Diana, ora ti aiuto io" mi disse lui cercando di tranquillizzarmi.

L'ANGELO CUSTODE | Michele BraviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora