New Orleans

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18 Giugno 2017:
Stiles' pov:

New Orleans. Patria della musica jazz e del divertimento.
Sto camminando sullo stesso suolo di Klaus Mikelson. Non posso crederci.
STO CAMMINANDO SUL FOTTUTO SUOLO DEI FRATELLI MIKELSON!

Camminiamo per l'aeroporto, per mano, e ad un certo punto Derek mi circonda la vita con un braccio. Mi giro e gli lascio un bacio sulla spalla (arrivo solo fino a lì).

-Stiles"-.
-Dimmi-.
-Non mi va di andare in motel-.
-Io non ho soldi-.
-Ma io si-.
-Non posso farti pagare l'hotel-.
-Ma sono il tuo ragazzo-.
-No lo stesso-.
-Si-.

Non rispondo più, ma gli faccio la linguaccia.
Lui mi sorride. Un sorriso dolce, che non scopre i denti, ma che illumina tutto il suo viso come se fosse fatto di piccole lucine.
Il mio cuore salta un battito, come sempre.
Ricambio il sorriso e mi stringo a lui un po' di più.
Non mi interessa di cosa pensi la gente, io amo Derek Hale, e niente e nessuno potrà mai cambiare questo.

-Hai detto a tuo padre che stiamo insieme?- Mi chiede Derek.
-No...non vedo l'ora di dirglielo!!-.

Ci muoviamo verso un taxi, il cui autista sta fumando una sigaretta seduto sul cofano.

-Buonasera, ci servirebbe un passaggio per...non lo so...un hotel e basta...-.
-Non faccio salire in macchina due finocchi come voi- risponde l'autista in tono disgustato.

Il sorriso che avevo da prima si spegne.
Derek si incazza. Pesantemente.

-Derek... calmati- sussurro, ma non funziona.
Occhi...pelo e denti...merda!

-Derek! Calmati!- Urlo. Ma ancora non funziona.

-Amore! Basta!- Si calma, ma io no.

-Mi senta bene, tassista dei miei benemeriti cavoli amari, il suo commento centra come un broccolo a merenda. Io amo il mio ragazzo. Lo amo molto di più di quanto lei ama la sua cara mogliettina. Quindi, ci da un passaggio o devo prenderla a calci nel suo divino fondoschiena fino a Los Angeles?-.

-Amore, hai appena insinuato che il signore ha un bel sedere?- Chiede Derek in tono zuccheroso.
-Ma no, cucciolo mio! Tu hai il più bel sedere del mondo!!- Gli rispondo io con un tono altrettanto zuccheroso. (Ed è vero)

Il tassista ci guarda disgustato. Ma ci permette di salire sul suo taxi.
Io e Derek ci diamo il cinque, poi ci riprendiamo per mano.

***

20 Giugno 2017:

Cadiamo sul letto dell'hotel a 5 stelle, stravolti dalla lunga camminata per le vie di New Orleans. Abbiamo visitato tutti i luoghi della serie TV.
Derek lo ha fatto per farmi contento, perché lui non sa nemmeno cosa sia.

-Devo chiamare mio padre...- sussurro calciando via le scarpe.
-Fallo. Io vado a prendere qualcosa da bere al bar-.
-Ti amo-.
-Anche io-.
Ed esce dalla porta.

Derek's pov:
Con le bibite ghiacciate in mano, corro su per le scale.
Fuori dalla porta della nostra stanza, senti solo dei singhiozzi.
Stiles sta piangendo.
Spalanco la porta e lascio cadere le lattine sul pavimento, per poi correre ad abbracciare il mio ragazzo in lacrime.

-Stiles, amore, cos'è successo?-.
-Papà...fuori...mai più-riesce a dire tra un singhiozzo e l'altro.
-Non capisco, piccolo, devi parlare più piano. Respira-.
Sento forte l'odore della sua tristezza, e della sua rabbia.
-Mio padre mi ha cacciato di casa...non accetta che io sia gay. Ho provato a spiegargli che sono sempre lo stesso, ma non ha voluto ascoltarmi...lui mi odia- riesce finalmente a dire, e ricomincia a singhiozzare come un disperato.
Mi scappa un'imprecazione fra i denti. Vorrei uccidere lo Sceriffo per quello che ha fatto a Stiles.

-Amore mio, non preoccuparti. Io sono qui e ci sarò sempre...adesso hai solo bisogno di sfogarti. Vieni con me-.

Lo prendo in braccio e lo porto fuori.
Sta ancora singhiozzando, ma lancia un urletto e ride.
Mi piace così tanto sentirlo ridere...

Fuori dall'hotel, lo metto dentro alla macchina e ci dirigiamo verso un bosco. È notte fonda, ma sono un licantropo, cosa volete che me ne freghi?
Sta sera c'è la luna piena. Sento la sua forza che mi attrae. Ma so resistere. E Stiles mi da' forza. È la mia ancora. La mia nuova ancora.

Scendiamo dalla macchina, di fronte il bosco.
Lo prendo di nuovo in braccio. Ancora singhiozza. Corro attraverso il bosco, fino ad una rupe che dà sul vuoto.
Lo appoggio seduto per terra.

-Ok, Stiles. Adesso tu urli. Sputa nel vuoto tutti gli insulti che conosci, tutto quello che vuoi dire a tutti. Tutto quello che non va, gridalo al vento-.

E lui si alza. Cammina fino al bordo e grida.

"PERCHÈ, PAPÀ? PERCHÉ NON MI ACCETTI PER QUELLO CHE SONO? PERCHÈ NON MI VA MAI BENE NIENTE? PERCHÈ NON MI VUOI PIÙ BENE? COS'HO CHE NON VA?
SCOTT, PERCHÈ NON VUOI IL MIO AIUTO? ALLISON, TU DOVRESTI AIUTARMI!
MA UNA GIOIA QUANDO??!
ADESSO TOCCA A TE, MAMMA. PERCHÈ TE NE SEI ANDATA PRIMA CHE IO POTESSI ANCHE SOLO AVERE UN RICORDO DELLA TUA VOCE? O DEL TUO SORRISO? IO TI AMO, MAMMA! ANCHE DA QUI!"
"Anche io ti amo, tesoro mio..."

Una voce femminile, lontana, risponde a Stiles.
Un'ombra. Un'ombra nel fitto del bosco. Viene avanti, i capelli, sporchi e disordinati, pieni di foglie e detriti del bosco, le mani scorticate e un taglio profondo sulla fronte. Sul collo ha un morso molto profondo. Ancora sanguina.
Cammina a fatica, viene avanti riuscendo a malapena a mettere un piede davanti all'altro.

-Stiles, c'è qualcuno laggiù-.
-Chi?-.
-Un essere soprannaturale, ma non un licantropo. Qualcosa di cui non conosciamo l'esistenza-.

La figura esce dagli alberi.
È spaventosa: le vene marcate sotto gli occhi, i vestiti laceri di qualcuno che vive fuori dalla civiltà da anni.
Ha un'aria vagamente familiare...nel colore degli occhi, forse, o nella curva delle labbra.

A quel punto anche Stiles la vede. E gli casca letteralmente la mascella a terra.

-Mamma...-.

America (Sterek)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora