•Capitolo 6•

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Capitolo 6

Due giorni che non incrocio quei due carboni ardenti,che quando passo mi si incollano addosso.Nessuno ha parlato,ci siamo evitati e basta.Ormai sono brava a farlo.

Non importa più perchè l'ha detto o cos'ha detto.Ha detto la verità e lo evito perché non riesco ad accettarla,lo evito perche il tono che ha usato mi ha fatta rabbrividire,lo evito perché è giusto cosi.

La situazione a casa non è cambiata. Basta un niente per litigare.Sempre per colpa di Elena,ovvio.

Siamo qui da quanto?Una settimana?E già non sembra andar bene.

Forse tornare qui è stato troppo affrettato.Siamo tornati senza pensare che quest'aria sussurra ancora il suo nome e profuma della sua fragranza.

Mi impongo di arrivare presto a scuola e con non so quale grazia,riesco nell'intento.

Scorgo subito dei ricci scuri nascosti dietro il cortile e a passo veloce la raggiungo.Perche lo sto facendo?I piedi calpestano il cemento mentre mi avvicino sempre di più,veloce e rapida.

È seduta,su quello che si può definire un muretto,nonostante l'intonaco scrostato in vari punti.

Lancia il telefono nello zaino al suo fianco e sbuffa.Prima che possa cambiare idea mi avvicino a passo svelto

«ciao»le metto la borsa tra le mani,prendendo un lungo respiro«mi dispiace per quello che ha fatto Charlotte»sbircia curiosa nella busta di carta bianca e tira fuori la borsa di pelle nera.

«è fantastica,dico sul serio,ma non posso accettarla»spinge la busta sulla mia pancia e io ricambio il favore.,fin quando non la obbligo ad accettare il regalo senza proteste.
                                  * * *

Mi è sempre piaciuta la matematica,almeno fin quando ad insegnarla non era questa professoressa che non ha intenzione di smettere di urlare.

«silenzio!»ci richiama sbattendo il registro sulla cattedra«non perdiamo tempo»inforca un paio di occhiali da vista,appena presi dalla ventiquattro ore piena di fascicoli.

La porta si spalanca e un ragazzo dai capelli scombinati entra con il respiro affannato e le braccia che cingono qualche libro.Un jeans a fasciargli le gambe e una semplice t-shirt nera a maniche corte nonostante il freddo che inizia a sentirsi.

«Todd...come al solito in ritardo»esclama infastidita la docente.Il ragazzo si scusa imbarazzato e poi,senza neanche rivolgermi uno sguardo si siede accanto a me.

Incrocio un attimo lo sguardo di Josh,seduto al fianc di un tipo dai ricci castano chiaro,corporatura massiccia e lineamenti spigolosi,uno dei suoi amici immagino.

«Piacere io sono James»ha la mano protesa in avanti e per non sembrare scortese gliela stringo titubante

«Piacere... Natasha» è davvero un bel raagzzo,gli occhi verdi sono spruzzati di pagliuzze gialle e azzurre che incorniciano la mandibola squadrata e i capelli neri a ciuffo che ricadono sulla fronte.

Mentre analizzo il ragazzo la professoressa mi richiama

«Sunders!Preferisce fare conversazione con Todd invece di ascoltare la lezione?» urla sbattendo il libro sulla cattedra

«Preferirei dato che queste cose già le ho fatte» dico leggendo alla lavagna un argomento già affrontato nella precedente scuola.

«Bene allora sarà lieta di fare quest'esercizio» mi incita a raggiungerla.

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