Capitolo 11

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Sono passate due settimane.
Finalmente è arrivato maggio.
E sono due mesi che tu non sei più con me, papà. Sono nel pieno della preparazione per gli esami.
Ansia. Ansia. Ansia.
Vedo Jordan tutti i giorni, ma è come passare affianco ad un estraneo. Lui non mi guarda, io non lo guardo. I nostri sguardi non si scontrano più, non fanno più scintille.
Continuo ad andare avanti. Mi riprendo ciò che rimane della mia vita.
«Martina alzati! È tardi! Dobbiamo andare!»
Mamma strilla dal nervoso. Dobbiamo andare al cimitero.
Una volta al mese comincia ad uscire lo scheletro dall'armadio, ad uscire lo spirito carico di tenebre di quella notte.
Ho perso un paio di chili da quando ho cominciato a correre, ma la strada è ancora in salita.
Ho messo un jeans nero strappato e una maglia larga, rigorosamente nera.
Infilo le Vans ed esco dalla camera, raggiungo mamma. È difficile, è difficile affrontare questo ogni mese, e far finta di non provarlo ogni giorno.
Ormai stiamo diventando brave a nascondere tutto dietro un sorriso.
«Sono pronta, andiamo!»
La prendo per mano ed usciamo di casa.
Nel tragitto in macchina non scambiamo una parola, ci estraiamo dal mondo, probabilmente ci ricongiungiamo a quello di papà.
Arriviamo al cimitero, mamma vuole comprare dei fiori, la trovo una cosa stupida, ma non mi sembra il caso di turbarla. Prendo una rosa rossa, rossa come il sangue, quello che lui ha versato, quello che mi scorre nelle vene, rosso come il dolore che ho dentro.
Il cimitero è vuoto, non c'è quasi nessuno, a parte tutti i cadaveri nelle tombe. Che cosa macabra, la città dei morti. Ecco, la tomba di papà. Guardo la sua foto, l' accarezzo. Mi stendo a terra affianco a lui e inizio a parlare, a raccontare quanto sto male, quanto mi manca, quanto la vita sia difficile senza di lui. Immagino che lui possa uscire da quella maledetta bara e dire che era tutto uno scherzo, uno scherzo durato troppo.... E che invece durerà per sempre .
Lascio la rosa lì e mi allontano... Ma mamma? Pensavo fosse entrata con me. Esco dal cimitero e la trova lì ferma all'entrata. Non ce la fa. Ha paura di tornare allo stato vegetativo dei primi giorni.
« Mamma va tutto bene, ci sono io con te, se non ce la fai non fa niente, lui lo sa che tu lo pensi ogni minuto di ogni giorno, lo sa!»
Non mi risponde. È ferma qui in piedi davanti a me, ma non emette suoni.
Non so cosa fare. Passiamo una mezz' ora lì in piedi ad osservare... il nulla?
La mia vita sembra smepre di più una tragedia da trasmettere in TV. Rido io stessa di tutto ciò.
«Andiamo.»
Con voce molto bassa emette queste parole.
Torniamo a casa. Non ho intenzione di passare tutta la giornata qui, esco pazza, anche mamma, non può. Devo convincerla ad uscire, ad andare avanti anche se è difficile.
«Mà che ne dici se pomeriggio andiamo a camminare insieme? Giusto per prendere un po' d'aria!»
Rimane qualche secondo in silenzio ma poi annuisce con la testa, per fortuna.
Sono più o meno le sei del pomeriggio, il sole comincia a calare ed è l'ora giusta per andare a camminare.
«Mamma muoviti! Non dobbiamo fare una sfilata di moda!»
Cerco di fare qualche battuta per tirarla su di morale, ma è tutto inutile.

Nella pista ciclabile oggi c'è pieno di gente, è una bella giornata e tutti ne approfittano. Si è svegliata tutta la natura e solo a guardarla ti mette di buon umore.
«Dai mamma su, un po' di allegria. Accelera un po' il passo sennò quest'anno costume intero! Ahahah!»
Finalmente le strappo un sorriso e mi si riempie il cuore.
Sento il bisogno di dirle che fumo, non posso più continuare a nascondermi... Anche se forse non è il giorno adatto, però un po' di rabbia la farà sentire viva, non inanimata come ora.
«Mà, sai ho sempre detto di odiare il fumo, che non avrei mai provato una sigaretta....»
«Eh..»
Mi guarda con aria delusa.
«Quando è morto papà avevo molta rabbia dentro e non sapevo come sfogarmi, non sapevo come andare avanti. Ho fatto il primo tiro e mi ha fatto sentire un po' meno pesante. Ogni tiro che facevo, sentivo che mi si alleggeriva il peso che ho dentro.»
«Martí, sai che ti amo, ti amo più di ogni cosa, e sei l'unica cosa cara rimasta su sta terra. Non posso impedirti di fumare, io sono imbottita di antidepressivi, sono drogata da medicine per restare calma, per non prendere la forza di buttarmi da un palazzo, se ti fa stare bene fumare, fallo. L'importante è che tu stia bene, sempre!»
Wow, non mi sarei aspettata una reazione del genere, la mamma che conoscevo prima avrebbe dato di matto, letteralmente. Non so se essere felice o triste di questa reazione. Si è arresa, davvero. L'unica cosa positiva è che potrò fumare senza dovermi nascondere anche a casa.
Come ogni volta ecco che il mio precario equilibrio mentale viene destabilizzato. Cinque metri avanti a noi ci sono Luky e Jordan. Sto diventando rossa dalla rabbia. Devo rimanere indifferente, lo devo a me stessa.
«Ma quella non è Luky? Non la vai a salutare?»
Si ci mette anche mamma ora. Le dovrei gridare quanto è falsa e puttana. Mi danno il ribrezzo.
Un altro passo e saremo affianco a loro.
Ce la posso fare! Devo!
No,cazzo,no. Mi tremano le gambe.
«Martí va tutto bene?»
Ovviamente mamma deve usare una voce squillante che possono sentire anche al polo nord!
«Si, andiamo, sbrighiamoci o farà notte!»
Certo mamma si berrà sicuro la mia brillante scusa, che idiota che sono!
Sia Luky che Jordan si rendono conto della mia presenza.
Fa che la terra si apra e io possa caderci dentro, per favore!
«Ciao Martina!»
Io le strappo i capelli, lo giuro. Con quella voce da oca che si ritrova, dove vuole andare?! Mi rifiuto di salutarla, mi rifiuto!
«Ciao Luky, come stai? Non ti vedo più!»
Ma cosa?!
«Signora Costa da quanto tempo, tutto bene!»
No, non ci voglio credere! Cioè tra tutto questo no!
Mia madre si mette a salutare miss bau bau. Non ho parole.
Mi giro a guardare la scena. L'unica cosa che noto sono gli occhi di Jordan fissi su di me mentre le due conversano. E io e lui come mondi lontani a fissarci, a incontrare gli sguardi, di nuovo. Un turbinio di emozioni mi pervadono, ma rimaniamo lì fermi immobili. Così lontani, così vicini.

Non ho chiuso occhio. Mi manca. Mi manca da morire. Sono le quattro di notte e avrei solo voglia di chiamarlo e dirgli che gli credo, che Luky è una puttana, che tutto andrà bene solo se staremo insieme, ma devo amarmi, devo creare quella cosa chiamata orgoglio e non farmela calpestare da un idiota, da lui.

"Mi manchi, fin dentro le vene!"

Troppo tardi. Ho inviato.
Tanto dormirà, inventerò una scusa, ero ubriaca.

Zhhh. Cazzo! Doveva dormire!
È un messaggio vocale... Play.
È ubriaco perso... Dice che mi ama...poi fa una risata... terrificante...mette i brividi... è come se si stesse prendendo gioco di me...
Lo sta facendo! Sono una cogliona,davvero! Me le cerco, non dovevo scrivergli nulla, nulla!

Zhhh. Un altro!

Aspetta no... Non voglio crederci... Quella voce .... È... È Luky.

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