Malattia

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Il consulente investigativo aveva starnutito tutta la notte e, nonostante fossero a un piano di distanza, John poteva sentire chiaramente il suo amico rigirarsi in continuazione nel letto e lamentarsi della temperatura troppo bassa. Il suo intuito medico, non tardò a suggerirgli che Sherlock, il mattino seguente, si sarebbe alzato con una brutta cera.

Infatti, mentre il dottore si apprestava a fare colazione, si ritrovò davanti ad uno Sherlock Holmes evidentemente malato, con il naso gocciolante, le guance arrossate e un passo incerto. Borbottando qualche imprecazione diretta a non si sa chi, si sedette a tavola, prendendo la sua tazza the.

-Dormito bene?- chiese John, già a conoscenza della risposta.

-Oh, sì! Bedissibo.- Rispose il detective, sarcastico. John alzò un po' di più il giornale, cercando di nascondere il sorriso divertito che si stava facendo strada sul suo viso al suono della voce alterata dal raffreddore, del suo coinquilino.

-Che doia!-

-Lestrade non ha trovato nessun caso per te?-

-Do-. Il consulente investigativo incrociò le braccia al petto, assumendo un'espressione imbronciata mentre tirava su col naso. John dovette trattenere una risata e per un momento, temette di sputare nella tazza il sorso di the che aveva appena bevuto.

-In ogni caso, non credo potresti uscire, in queste condizioni-.

-Ba io sdo bede Johd!-

-Sì è evidente. Ma, in qualità di medico, ti ordino di riposarti.- Disse John chiudendo il giornale e sporgendosi a sentire la fronte di Sherlock, rischiando di procurarsi un'ustione di quarto grado tanto era calda.

-Hai la febbre alta. Fortunatamente oggi non devo lavorare, così resto a casa e ti controllo-.

-Sì bi condrolli-. Ripetè con un sorriso amaro.
In quel momento, il telefono del detective suonò. Sherlock lo prese dal tavolino su cui era poggiato e lo accese, per controllare il messaggio.
L'espressione di Sherlock si illuminò, e subito di precipitò in camera sua, per uscirne poco dopo vestito con il suo abituale completo nero. Fece per afferrare il cappotto, ma John lo fermò.

-Dove credi di andare? Mi sembra di averti detto che devi rimanere a casa e riposarti-.

-Sì, cetto.- Si interruppe per un momento, a causa di un violento starnuto.

-Ba quesdo è un triblice obicidio e...-

-Non mi interessa. Tu rimani a casa-. Ripetè il dottore incrociando le braccia al petto e guardando il detective con il naso gocciolante.

-Dod puoi impedirbi di uscire-.
Disse, per poi precipitarsi con il suo passo barcollante, giù per le scale.
Approfittando della lentezza dell'altro, John seguì correndo il suo coinquilino, lo afferrò per il bavero del cappotto e lo trascinò in casa.

-Johd! Dod puoi farmi quesdo!- Trillò Sherlock.

-Invece sì. Ora tu resti a casa, guarisci e poi conduci le indagini. Okay?-

-Do-.
John sospirò.

-Ti prometto che se lo fai, chiamo Lestrade, gli dico che stai male, che accetti il caso e che comincerai ad indagare non appena ti sentirai meglio-.

-Ba bede-. Acconsentì Sherlock sbuffando e tirando di nuovo su con il naso. Subito dopo, ritornò in camera sua, riemergendone in pigiama con la sua svolazzante vestaglia azzurrina, così si raggomitolò sul divano.

John, dopo parecchi minuti di silenzio, stava per ritornare a fare colazione, quando qualcosa lo bloccò.

-Johd-.

-Sì?-

-Ho freddo-.
Il dottore cercò una coperta e la gettò su Sherlock, per poi ritornare a leggere il giornale.

-Johd-.

-Che c'è?-

-Posso sbiegardi la fisiga guandisdiga?-
John sorrise.

-No, Sherlock. Prova a dormire.-

Erano ormai parecchi minuti che il detective non proferiva parola e John era sul punto di pensare che Sherlock si fosse davvero addormentato. Ovviamente, tutte le sue supposizioni furono smentite dalla solita voce che lo invocava.

-Jooooohd-.

-Che cosa c'è?- chiese John esasperato.

-Dod riesco a dorbire. Puoi fare gualcosa ber farmi dorbire?-

-Cosa vuoi che faccia?-

-Dod lo so. Sei du il bedico-.

-Vuoi il "bacino della buonanotte"?- domandò scherzando.

-Dod sarebbe affaddo bale-.

-Cosa?-

-Diente-.

John sentì le guance infuocarglisi ma poi sorrise leggermente. Si avvicinò al detective che gli dava le spalle e si chinò su di lui, baciandogli delicatamente la guancia.
Percepì il respiro di Sherlock fermarsi per un secondo.

-Ora pensi di riuscire a dormire?- Sussurrò John.

-Sì, direi di sì-.

-Allora dormi bene, Sherlock-.

Mentre si allontanava, il dottore sentì chiaramente il respiro del suo amico rallentare, fino a trasformarsi in un russare sommesso.
Forse, da malato, non era così male.












Angolo Autrice:
Okay, è vero, è la seconda One shot che pubblico in due giorni. Ma, lo sapete, una volta che la mia mente concepisce qualcosa, la deve scrivere subito. Anyway, spero vi piacciah.
-Camilla.

Humor SherlockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora