Headcanon

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Respira.

Salgo sul cornicione.
Ho paura. Non posso farne a meno.
Guardo in basso e vedo la lontana sagoma di John che guarda in alto. Che guarda me.

Che cosa sto per fare?

Che cosa sto per fare a John Watson?

Ho appena terminato la chiamata. Il mio biglietto.

"Addio, John". Le mie ultime parole mi rimbombano nella testa. Non riesco a impedire alle lacrime di scendere. Lo fanno e basta. Ho pianto, mentre parlavo con John, al telefono. Ho pianto mentre gli raccontavo tutte quelle bugie. Non era semplice recitazione. E non lo é nemmeno ora.

"Sono un impostore". Bugia.

"Io ho inventato James Moriarty". Bugia.

Fallo e basta.

-Lazzaro-. Scrivo sul cellulare.

-Lazzaro pronto-.
Guardo in basso. Il materasso gonfiabile é posizionato esattamente cinque piani sotto di me, coperto dal deposito ambulanze. Io non sono pronto. Ho paura. Ho paura di perdere John.

Idiota, fallo! Ne conviene la sicurezza del paese! La sicurezza di John!

Ma se non lo facessi, lo perderei comunque. Verrebbe ucciso. Non posso essere sicuro che gli uomini di Mycroft abbiano già arrestato il cecchino che mira alla sua testa.

Fallo. É l'unica possibilità che hai.

É l'unica possibilità che ho.
Getto il cellulare a terra. Allargo le braccia. Chiudo gli occhi.
Non penso.
Mi lascio solo cadere.

-Sherlock!- l'urlo di John mi arriva alle orecchie lontano e ovattato. Vedo il materasso che si avvicina sempre di più, mentre ogni singola parte del mio corpo, cerca disperatamente un terreno stabile.
Atterro pesantemente sulla morbida superficie del materasso. Degli uomini gettano un cadavere a terra, mentre una donna mi colora di rosso la fronte sopra l'occhio destro. Prendo il posto del cadavere.

Ricordati. Tieni gli occhi aperti e guarda un punto fisso. Non sbattere le palpebre.

Tengo gli occhi aperti e guardo un punto fisso. Non sbatto le palpebre.

Trattieni il respiro.

Trattengo il respiro.

La pallina da squosh sotto l'ascella. Giusta pressione, polso bloccato.

Giusta pressione, polso bloccato.

Un capannello di persone é intorno a me, ricoprendomi di sangue finto.
Poi lo sento.

-Fatemi passare! É un mio amico!-

Resisti, Sherlock. Non guardarlo. Tu per lui sei morto.

Lo sento che mi prende il polso. La mia pelle freme al suo tocco. Questo è più di quanto io riesca a sopportare. Sento gli occhi pungere, altre lacrime che cercano di uscire fuori.
La mano di John trema, mentre mi lascia la mano.
Devo fargli sapere che sono vivo.
Sta soffrendo troppo.

Non puoi!

É troppo tardi. Due infermieri mi stanno sollevando, per mettermi su una barella e portarmi via.
L'unica cosa che posso fare é pensare.

"Questo, John Watson, non é un addio. Te lo prometto".




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