Return ||One Shot|| Parte 2

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Non appena misero piede sulla nave nemica, due uomini robusti gli vennero in contro, disarmandoli. John ricordava di aver visto solo una volta il capitano James Moriarty, e le circostanze non erano state piacevoli. Lui si ritrovava imbottito di esplosivo mentre Sherlock con un fioretto puntato alla schiena. Era un miracolo se erano ancora vivi. Vennero guidati attraverso una serie di brevi corridoi. John aveva riaquistato un po' delle sue energie, abbastanza da consentirgli di camminare dritto. Sherlock camminava accanto a lui, osservando attentamente tutta la nave.

Arrivarono davanti ad una porta in legno, dove uno dei due uomini bussò. In risposta, una voce melliflua li accolse.

-Avanti-.

Il capitano James Moriarty sedeva scompostamente su una seggiola, avvolto completamente nella sua veste nera. Gli occhi scuri e astuti sfrecciarono da Sherlock a John, studiandone i minimi particolari.

-Sherlock!- esordì con entusiasmo.

-Che piacere-.

-Spiacente di non poter esprimere la stessa gioia, Moriarty-. Replicò freddamente Sherlock.

-Sei così aggressivo... Oh, salve John-.
John non rispose. Continuò a guardare torvo il capitano di quella nave.

-Sei ferito, John. Fa male?- Disse, indicando con un cenno del capo la spalla bendata del primo ufficiale con un'espressione di falsa preoccupazione, che sarebbe potuta sembrare comica se non fosse stato per la minaccia che quell'uomo rappresentava. Tuttavia John aveva i nervi saldi e decise di tenere testa all'avversario.

-Niente di cui preoccuparsi, grazie per l'interessamento-. Mormorò, con un tono mieloso. John vide con la coda dell'occhio, l'angolo della bocca di Sherlock sollevarsi in un sorriso divertito.

-Mi hai chiesto di venire sulla tua nave. Mi auguro ci sia un motivo.- Disse.

-Cosa? Oh sì!- Esclamò Moriarty, come a ricordarsi improvvisamente il motivo di quella visita.

-Allora? Cosa vuoi?-

-Tu hai qualcosa che mi appartiene-.

-E cosa sarebbe?-
Moriarty puntò i suoi occhi scuri in quelli di Sherlock.

-La tua vita-. John fu scosso da un brivido.
Sherlock tuttavia, ridacchiò.

-E hai intenzione di uccidermi? Banale.-

-Oh no. Insomma, certo che ti ucciderò a tempo debito.-

-E cos'hai intenzione di fare, allora?-
Moriarty fece una pausa.

-Ti brucerò. Ti brucerò... il cuore, te lo assicuro-.
L'espressione di Sherlock divenne dura.

-Ho saputo da fonte certa che non ce l'ho-. Disse, lanciando una mezza occhiata a John che non potè fare a meno di sentirsi in colpa.

-Ma noi sappiamo entrambi che non è così, vero Sherlock?- Replicò Moriarty in tono affabile.

-Che ne pensate di una passeggiata sul ponte?- Continuò, uscendo dalla stanza.
Sherlock e John lo seguirono, mentre nel cuore di entrambi si presagiva che quell'incontro non sarebbe stato piacevole.

La nave era grande e spaziosa. Il ponte era largo e sgombro da qualsiasi cosa. Al centro si ergeva l'albero maestro, con due enormi vele nere. Poco distante, si scorgeva la nave di Sherlock. Era tutto talmente silenzioso che l'unico rumore che si poteva udire era quello del mare e dei loro passi sulle assi di legno. Era come se tutta l'area circostante stesse trattenendo il respiro, come se avesse percepito che stava per accadere qualcosa.

-Gran bella nave, Sherlock. Davvero.- Disse Moriarty, con una strana luce negli occhi. Sherlock lo guardò di rimando, aggrottando leggermente le sopracciglia. Moriarty sorrise.

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