Una margherita per dirti ti amo - Extra

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Ian's point of view

Il parco è tristemente deserto a quest'ora del mattino. Potrei anche svegliarmi più tardi, fare colazione a casa e andare direttamente a scuola, tuttavia le abitudini sono dure a morire. D'altronde il lupo perde il pelo ma non il vizio e per un po' ho continuato a fermarmi ad osservare Liam parlare con i fiori.

È così bello... e dolce... e gentile... e guardarlo ogni giorno non mi fa per niente bene, sapendo che ha il ragazzo. Perciò ho iniziato a trascorrere il mio tempo qui, al posto di torturarmi con un amore non corrisposto.

Mi siedo contro il tronco di un albero, sospirando. Da quando ho fatto la spiacevole scoperta non ho più ispirazione. Le mie foto sembrano tutte uguali, piatte, prive di vita. Nulla cattura più la mia attenzione.

Non molto lontano da me c'è un ragazzo seduto su una panchina che sta parlando a voce troppo alta, almeno per i miei gusti.

- Amore! - continua a dire, facendomi sentire ulteriormente depresso... e anche un tantino irritato. Perché deve sventolare in faccia a tutti che sta parlando con la sua ragazza?

- Ugh - sbuffo, appoggiandomi al tronco e reclinando il capo.

- No! Amore, torna qui! - strilla il tipo. Io riesco solo a vederlo inciampare nei miei piedi e spiaccicarsi sull'erba. Mi alzo, sbigottito.

- Ehi... ehi, stai bene? - chiedo, avvicinandomi. Lo sconosciuto alza il capo e sputacchia l'erba. Tra le mani stringe... un topo obeso?!

- Sto bene - farfuglia, lasciando la presa sul topo ciccione e tirandosi a sedere.

- Sicuro? - insisto, studiandolo in cerca di graffi o contusioni. Non ha niente, in apparenza, se non i capelli castani chiari arruffati.

- Sicurissimo! - esclama, esibendo un sorriso così luminoso da accecarmi peggio del flash della macchina fotografica.

Ha i capelli arruffati e un sorriso... molto bello. Anche i suoi occhi sono belli, castani rossicci. È... carino.

- Amore? - chiedo per scacciare pensieri inopportuni, inarcando un sopracciglio.

- È una lunga storia - esala, passandosi una mano fra i capelli. Abbasso lo sguardo: attraverso lo strappo dei suoi jeans noto che ha un ginocchio sbucciato e sanguinante.

- Ho tempo - ribatto. - E tu stai sanguinando.

I suoi occhi seguono i miei.

- Oh mio Dio - dice, impallidendo. - Scusa, il sangue mi fa senso.

- Dovrei avere dei cerotti - replico, sopprimendo un sorriso intenerito. Questo ragazzo, questo sconosciuto... è davvero carino. - Ce la fai a camminare fino alla panchina?

- Certo - sbuffa, offeso. Eppure, dopo aver sistemato il topo in una grande tasca centrale nella felpa, non rifiuta la mano che gli tendo. 

Meno male che nello zaino tengo sempre una piccola cassetta del pronto soccorso. Ci sediamo sulla panchina.

- Allunga la gamba sulle mie - ordino, sforzandomi di utilizzare un tono neutro. Non riesco però a fare a meno di avvampare lievemente quando obbedisce.

È una sbucciatura di medie dimensioni, per questo sanguina. Vi applico sopra un po' di disinfettante e poi un cerotto. 

- Allora... Amore? - chiedo di nuovo. Arrossisce.

- Dobbiamo proprio parlarne qui... in questa posizione? - domanda, imbarazzato. Ci spostiamo nel bar dove di solito faccio colazione, quello di fronte al negozio di fiori.

Juliet & Juliet 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora