Akai ito. (Prologo)

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Le luci della discoteca accecavano i suoi occhi stanchi e ormai aperti da troppo tempo. Non ricordava da quanto stesse ballando ininterrottamente, come non ricordava quando aveva preso quel Long Island che adesso teneva in mano, mezzo finito, forse più per i suoi movimenti secchi di bacino, piuttosto che per una reale ubriacatura. Il bagliore viola e argentato a intermittenza gli sfocava la vista, ma questo non gli impedì di scorgere le graziose natiche tonde che gli ondeggiavano vicino l'inguine in maniera a dir poco provocante. Si leccò le labbra lascivo, afferrando brutalmente la figura indistinta per costringerla ad aderire maggiormente il proprio corpo con il suo. Poco gli importava se fosse un uomo o una donna, l'importante per lui in quel momento, era continuare a portare avanti quella danza frenetica e brutale, che tanto gli ricordava l'atto dell'accoppiamento, ma tinto di una sfumatura animalesca e priva di sentimenti, che lo faceva impazzire. In un unico sorso, scolò quel che restava del contenuto del suo cocktail, per poi lanciare a terra il bicchiere di plastica, che si perse, rotolando fra la moltitudine di persone affollate. L'alcool gli bruciò immediatamente la gola, il dolore piacevole raggiunse lo stomaco. Ma nonostante la sensazione sgradevole, finalmente aveva entrambe le mani libere e, ne approfittò per cingere immediatamente con foga il petto della persona che gli stava di fronte. Lo accolse un generoso seno, che trovò troppo schiacciato dalla stretta camicetta, che la ragazza indossava. Le accarezzò la pancia nuda, giocherellando con il suo ombelico e la sentì ansimare, premendosi ulteriormente contro il suo bassoventre bollente. La sua erezione premeva dolorosamente per uscire dai jeans neri, e non aveva intenzione di farla attendere. Non sapeva che ore fossero, ma comprese che la serata si sarebbe conclusa tra poche ore. Fece girare la ragazza, fino a trovarsela di fronte e, senza attendere una risposta, la baciò con foga, infilandole la lingua in bocca. Lei accolse con trasporto la sua richiesta e contraccambiò con lo stesso entusiasmo. Provò a cingergli le braccia dietro al collo, ma in un moto di stizza, lui le afferrò entrambi i polsi, stringendoglieli. La sua ferrea presa si ammorbidì nel giro di qualche secondo, lasciando poi ricadere le braccia della ragazza lungo i suoi fianchi. Le fece un cenno della testa, indicandole l'uscita distante qualche passo da loro e, non attese minimamente una sua reazione, ma preferì gettarsi nell'immediato, dentro la caotica folla, al centro della pista. Si fece largo tra spintoni e spallate, disgustandosi sempre di più per l'odore di sudore e l'appiccicume della pelle della gente lì intorno. Le ragazze sventolavano i loro corpicini mezzi nudi e battevano i tacchi, i ragazzi si stringevano addosso a loro come bestie, pestando i piedi nel pavimento appiccicoso per il fango seccatosi, misto al liquido puzzolente dei vari cocktail bevuti quella sera. 

 "Che schifo." Borbottò lui da solo, più per esprimere il suo parere, che per essere sentito dalla ragazza che da lì a poco, si sarebbe fatto. Anzi, effettivamente non sapeva nemmeno se quella era riuscita farsi varco, tra la moltitudine di gente presente. Manco gli interessava, in realtà. Finalmente, dopo varie imprecazioni, riuscì a raggiungere una delle uscite, dove salendo le scale, si sarebbe giunti ai bagni misti. Qualche secondo dopo, la ragazza emerse ansimando dalla folla, rischiando di scivolare sul pavimento sudicio. Quando i loro occhi si incrociarono, tuttavia cercò di sperare seducente come prima, sorridendogli e sistemandosi i capelli lunghi. Anche questa volta, lui non le disse nulla, ma si limitò a fare un cenno con la testa, per indicarle la tratta di scale da percorrere. La ragazza allargò il sorriso, scuotendo il capo in segno di diniego. "Ho. Una. Macchina." Scandì bene, per farsi sentire sopra il frastuono della musica, accompagnando la voce con dei gesti delle mani. 

Lui non ci mise un secondo a prendere la sua decisione, era ovvio che la macchina sarebbe risultata più igienica rispetto a quei luridi bagni dagli sciacquoni rotti e il puzzo perenne di urina e vomito. Annuì e la ragazza lo prese per mano, per condurlo verso la porta di uscita, proprio sulla loro destra. Gli lanciò un'occhiata perplessa, quando lui ritirò nuovamente la mano dalla sua, ma cercò di nascondere la delusione, per quella reazione che tanto gli sembrava schifata. In fondo, loro non avrebbero mai più avuto contatti, dopo quella notte. Superarono la cassa, gestita da una ragazza bionda e dalle gambe lunghe, molto carina, che non appena li vide sorrise provocante, facendo schioccare tra i denti il chewingum alla fragola. "Anche qui stasera, Livai?" ridacchiò. Lui la degnò soltanto di uno sguardo e alzò le spalle, in tutta risposta. "Non che ci sia molto da fare, qui." La bionda ridacchiò in modo civettuolo, atteggiamento che diede parecchio fastidio alla graziosa ragazza che lo accompagnava quella sera. Prima di uscire, dovettero fermarsi al guardaroba, perché lei doveva ritirare la sua "giacchetta", come l'aveva chiamata. Nell'attesa, lui rimase poco più indietro, per evitare la fila e con quella scusa, si perse nel guardarla. Doveva pur sapere con chi andava a letto, non era una bestia, dopotutto. Piccola e minuta, ma con le curve giuste nei punti esatti che facevano impazzire gli uomini. Indossava una corta camicetta smanicata bianca a sottili righe blu, che lasciava scoperta la pancia, abbinata ad una gonna a pieghe grigie e calze alte fino alle ginocchia, del medesimo colore. Uno stile molto alla "divisa scolastica sexy", non necessariamente provocante. Sicuramente era una brava ragazza, la classica figlia di papà viziata, che per fare un dispetto ai suoi, o al suo ex ragazzo, e per sentirsi più donna, decideva di scopare col primo in discoteca che gli capitava. L'aveva immediatamente inquadrata, e il fatto che stesse pagando con un pezzo grosso di banconota non fece che confermare la sua teoria. Quando riuscì a raggiungerlo, una volta ritirata la "giacchetta" bianca e averla indossata (decisamente troppo lunga per i suoi gusti), ridacchiò divertita e imbarazzata. 

Akai ito (La leggenda del filo rosso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora