17 Prima notte d'amore

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Le mani di Livai erano gelide e bianchissime, illuminate dalla luce della luna.
Tremavano, forse terrorizzate, dopo interi anni che erano rimaste nascoste e protette. Irwin osò baciargli le dita, una ad una. Erano entrambi nudi, inginocchiati uno di fronte all'altra sul morbido letto.
"Ne sei sicuro? Non è un problema per me, se desideri invertire i ruoli." Azzardò a chiedergli. Livai scosse la testa, con vigore. "No. Voglio che sia tu a farlo".
Era timido, pudico, con le gambe strette e le guance arrossate. Il vero Livai, era uscito allo scoperto, ed era la cosa più bella e adorabile che Irwin avesse mai visto. Osò carezzargli una guancia, e incoraggiato dal sorriso dell'amante, si fece avanti per baciarlo. Fu un contatto lieve e delicato, ma fu abbastanza per permettere a Livai di prendere coraggio. Gli allacciò le braccia dietro il collo, offrendosi a lui totalmente, costringendolo a schiudere le labbra. Le loro lingue danzarono, sfiorandosi e ritraendosi, cercandosi. Irwin gli carezzò la schiena longilinea, percorrendo con il dito il percorso della colonna vertebrale. Le sue mani si fecero più audaci, e gli sfiorarono i capezzoli scuri, il ventre piatto. Incitati dai mugugni del giovane, gli carezzarono le cosce, prendendogli l'erezione bagnata in una dolce presa.

A quel contatto, Livai si staccò dalle sue labbra e gemette, inarcando il bacino verso di lui e graffiandogli la schiena con le unghie. Incoraggiato, Irwin prese a mordergli il collo, lappando e succhiando la pelle diafana fino a che questa non divenne rossa. Scese giù, tracciando un percorso immaginario con la lingua, leccandogli i capezzoli, infiltrandosi nel piccolo ombelico. Era così bello, sentire Livai sotto di sé che gemeva, che pronunciava il suo nome, che si offriva completamente a lui. Lo osservò, cercando di imprimere nella sua mente le sue guance infuocate, gli occhi socchiusi e lascivi, i capelli scuri spettinati.

"Perdonami...è la prima volta che lo faccio." Ammise, baciandogli la punta scoperta e strappandogli un ansito. Livai sorrise, portandolo nuovamente sopra di lui, per permettersi di baciarlo. "E io non ho mai permesso a nessuno di farmelo."
Confessò a sua volta, sussurrandogli quella verità a un soffio dalle sua labbra. Quella affermazione fu troppa per Irwin. Inorgoglito, scivolò giù velocemente e lo prese immediatamente tutto in bocca. Livai lanciò un grido sorpreso, tirandogli alcune ciocche di capelli. "Piano, tigre." Ridacchiò.

Irwin iniziò a succhiarlo piano, muovendo la lingua dalla punta al fondo, cercando di imitare i movimenti che Livai aveva fatto più di una volta su di lui. Comprese di star facendo bene, quando Livai iniziò a spingersi contro di lui e ad ansimare sempre più forte. Piegò le ginocchia, e inarcò la schiena, offrendosi completamente a lui. Dopo un po', Irwin si costrinse a staccarsi dal suo lavoro, chiamato dal ragazzo. Gli salì sopra, e le loro erezioni si strusciarono, dando piacere ad entrambi. Livai si mosse sapiente contro di lui, e questa volta toccò a irwin iniziare a gemere senza ritegno. Si stese completamente sopra il suo corpo, stando attendo a non schiacciarlo. Livai gli mordicchiò il lobo dell'orecchio. "Ora." Ordinò, sussurrando.

Di colpo Irwin si sentì indifeso, e spaventato. Non sapeva come avrebbe dovuto fare, per non fargli male. Aveva fatto l'amore molte volte, ma con un uomo era la primissima volta. Livai però, parve percepire il suo disagio. Gli prese una mano, incominciando a succhiargli l'indice. Irwin tremò, eccitato, mentre osservava quella piccola lingua danzare sulle sue falangi. "Va tutto bene" Lo rassicurò lui, carezzandogli il volto. "Inizia con un dito, poi con due."

Irwin osservò il suo dito, bagnato e tremante. "E se ti faccio male?"
Livai rise. "Farà molto male, Irwin. Ho sempre preso io i ragazzi. Ma non mi importa. Voglio sentire il dolore, voglio liberarmi dal mio passato. Voglio che sia tu a farlo." I loro occhi si incrociarono, le loro labbra si unirono. "Voglio che sia tu...Che sei il mio Akai ito."
Irwin lo baciò. Continuò a baciarlo, commosso, mentre il suo dito bagnato si insinuava nel punto e ne carezzava l'apertura. Lo spinse piano, sentendo il corpo dell'amante irrigidirsi. Livai si abituò in fretta all'intrusione, muovendosi contro il suo dito mentre gli carezzava la schiena, incitandolo a continuare. Gli allacciò le gambe per tirarsi maggiormente in alto. Quando gli chiese di infilare anche l'altro, Irwin non se lo fece ripetere due volte. Sentirlo appagato, vederlo alla sua mercé. Ed era suo, suo soltanto. Si costrinse a non accelerare le cose, per non spaventarlo. Lo baciò. "Ti amo." Gli disse, e venne ricambiato dal giovane con un sorriso timido, ma felice.

Era l'ora. Irwin si posizionò tra le sue gambe, lubrificandogli l'apertura con la sua stessa eccitazione. Si osservarono, colmi di irrefrenabile eccitazione e timidezza. Poi, spinse. Livai si irrigidì e il suo sguardo divenne offuscato. "Esci." Gli ordinò.

Ma Irwin non lo fece. Iniziò a divincolarsi, mugugnando infastidito. L'uomo accorse immediatamente in suo aiuto, e gli baciò gli occhi colmi di lacrime, il piccolo naso, le labbra tremanti. "Va tutto bene, amore. Sono io, sono io." Rimase fermo, con il membro mezzo infilato dentro di lui, continuando a rassicurarlo, fino a che gli occhi di Livai non tornarono limpidi e liberi dai loro fantasmi. "Irwin...Dio, scusami." Pigolò. Lui sorrise, baciandolo nuovamente. Si spostò contro il suo orecchio, cominciando a muoversi timidamente. "Ti amo." Sussurrò. Il ragazzo ansimò, inspirando l'aria mentre Irwin cominciava a insinuarsi in lui, per entrare del tutto. "Ti amo." Gli ripeté. Lo disse più e più volte, proteggendo quel piccolo corpo tremante con il proprio, e quando fu del tutto dentro di lui, si permise di osservarlo in volto. Era sofferente, e piccole lacrime di dolore fuoriuscivano dai suoi occhi arrossati. Ma era determinato, e lo fissava colmo di orgoglio, per quello che era appena successo. Irwin si sentì coinvolgere, in quella forza guerriera del suo amante, che sconfiggeva coraggiosamente la sua paura e il suo passato.

Si strinsero, affamati del contatto e del calore che solo i loro corpi erano in grado di donarsi a vicenda. Poi, Irwin, si mosse. Dapprima, ottenne solo resistenza, imprecazioni, e dolorosi graffi lungo la sua schiena. Poi, però, il corpo dell'amante si rilassò, e si aprì del tutto a lui. Cominciarono a cercarsi e muoversi all'unisono, colmi di una passione che rubò la loro razionalità e cognizione. Il piacere che sperimentò, dentro di lui, fu impagabile. Mai aveva provato tali sensazioni, con Victoria. E sapeva che, mai avrebbe mai provato più lo stesso, con altri.

Era lui, e lui soltanto, che gli avrebbe mai donato quell'amore che mai pensava di poter provare. Indissolubilmente, legati dal destino del filo rosso, le loro anime si erano incontrate ed allacciate, fino a diventare un unico essere. "Ti amo" mugugnò Irwin, mentre sentiva la pressione dell'orgasmo farsi imminente. "Ti amo." Ansimò Livai, stringendolo a sé. E quella reciproca dichiarazione, fu l'esplosione finale per entrambi, che li portò a venire insieme, stretti nell'abbraccio dell'altro.

Irwin si lasciò cadere sopra il suo petto, e Livai rise, arruffandogli i capelli. Si osservarono, si baciarono.

La luna, ora, brillava alta nel cielo notturno, accompagnata da una miriade di stelle che, lucenti, liberavano la notte d ogni nube oscura.


Akai ito (La leggenda del filo rosso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora