18 Prima, piccola, rivincita.

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Un campanello trillò, più e più volte.

 Livai si alzò, scalciando le coperte con rabbia, e mettendosi in piedi. Una fitta intensa alle natiche lo portò a ricordare gli eventi della notte passata, e con le guance infuocate, si volse verso la figura addormentata di Irwin. Il compagno era sdraiato supino, con il lenzuolo macchiato dei loro umori, che gli copriva solo le gambe muscolose e le parti intime. Aveva un'espressione beata e rilassata, e i capelli sparati in tutte le direzioni lo facevano sembrare un bimbo troppo cresciuto. Istintivamente, Livai si chinò per dargli un bacio delicato sul naso aquilino.

 Il trillò fastidioso riempì nuovamente le sue orecchie, facendolo sobbalzare e provocando un mugugno infastidito all'uomo, addormentato. Livai si gettò infuriato nel cumulo di vestiti appallottolati sul pavimento, srotolando la sua t shirt nera e i boxer. Li infilò, mentre si dirigeva all'ingresso, e lanciò un'occhiata sprezzante al rumoroso citofono. Chi cazzo aveva voglia di rompere i coglioni alle otto del mattino? La domenica, per giunta. Livai afferrò la cornetta, e l'immagine del rompiscatole occupò lo schermo del citofono. 

Dapprima, il ragazzo avvertì il gelo, che lo lasciò pietrificato e incapace di reagire. Poi, però, un sorriso sornione si dipinse sul suo volto. Premette il pulsante di apertura, e la figura si precipitò all'interno del cancelletto. Livai attese, aprendo la porta di ingresso. Si posizionò nella soglia, appoggiato a uno degli stipiti, con le braccia incrociate. L'attesa fu quasi snervante, ma quando avvertì il ticchettio dei tacchi farsi sempre più vicini, venne assalito da un eccesso di gelosia.

 Victoria comparve dal nulla, radiosa come un angelo. Perfetta, dalla punta dei liscissimi capelli a caschetto, alle dita dei piedi, racchiuse da dei decolté blu. Teneva in mano un sacchettino di carta. "Irwin, scusami se arrivo senza avvertirti, ma pensavo di far colazione assieme e di parla-". Alzò lo sguardo, e come lo vide, si bloccò inorridita. Il bel sorriso aveva lasciato il posto all'incredulità. Lo squadrò, da capo a piedi, soffermandosi sugli abiti stropicciati, e i capelli in disordine. La scena, poteva anche non essere scambiata come ambigua, in fondo Victoria lo aveva visto soltanto di sfuggita una volta. Eppure, quando i loro occhi si incrociarono, lei comprese tutto. 

Scese uno scalino, portandosi una mano davanti alle labbra. Livai la raggiunse, ancheggiando piano, un sorriso agghiacciante sul volto. Si fermò, appena un gradino sopra il suo. "Irwin sta dormendo. Ma non preoccuparti, Victoria, ci penserò io a lui, più tardi". Le afferrò di mano il sacchetto, e lo aprì per sbirciare, scoprendo due croissant ancora caldi, e ripieni. Infilò un dito, raccogliendo della marmellata fuoriuscita, e se lo portò alle labbra, leccandolo con aria di sfida. Fu sicuro di vedere la pelle della donna avvampare, sotto lo strato di fondotinta. "Marmellata di mirtilli, la mia preferita." Provocò. 

Si voltò, salendo i gradini, e quando fu nuovamente di fronte alla porta, le lanciò uno sguardo obliquo da sopra la spalla. Il suo sguardo ora, era infuriato...Ma sconfitto. Aveva capito, finalmente. Livai sorrise angelico, sventolando una mano a mò di saluto. "Non disturbarti a tornare, Vic. Mai più."

Le chiuse la porta in faccia, e attese, con i battiti del cuore che si facevano man mano più frenetici. Quando udì i suoi passi scendere le scale, si concesse una risata. 


Si diresse di corsa verso la camera da letto, colmo di frenetica gioia, sventolando il sacchetto come un trofeo appena conquistato. E in effetti, era proprio così. "Irwin, sveglia! Ho portato la colazione!"

Akai ito (La leggenda del filo rosso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora