19 Akai Ito

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Le campane della chiesa trillano incessanti, suonano gioiose, in questa giornata di festa. Sono in piedi, con le mani intrecciate davanti, in segno di preghiera. È passato tanto tempo, da quando abbiamo varcato la soglia della chiesa, e la sposa si è appena presentata, facendo rilassare tutti i presenti, e soprattutto lo sposo, che stava cominciando a sudare, sotto il completo scuro. Sembra che il tempo, abbia deciso di stabilizzarsi per questo giorno lieto, e un caldo sole primaverile filtra attraverso le vetrate colorate, illuminando l'altare dove i due sposi stanno uno accanto all'altro. La donna è di una bellezza abbagliante, radiosa, nel suo giorno di festa.

 E il padre di Livai ha il volto nervoso, ma sorridente, con gli occhi colmi di lacrime represse. Fanno tenerezza, i due novelli sposi, mentre si scambiano le rispettive fedi nuziali con le mani tremanti. Le due teste si avvicinano, oro e nero delle ciocche si sfiorano, il giorno e la notte. E mentre si scambiano il bacio, suggellante della loro promessa, i miei occhi corrono istintivamente verso le due figure in piedi, dinnanzi a me, riconoscendoli nello sguardo d'amore che i due sposi si scambiano mentre un coro di applausi inaugura l'inizio della festa.

 Anche loro, battono distrattamente le mani, mentre si scambiano sussurri segreti alle nostre orecchie. Livai si sente osservato, gira il volto verso di me, proprio nel momento in cui il professore Irwin, al suo fianco, interrompe l'applauso per lasciar scivolare il braccio a cingergli la vita. Ci sorridiamo, e mi domando, se anche agli occhi degli altri, il gesto protettivo dell'uomo verso Livai, sia una dimostrazione d'amore più profonda del bacio che la coppia si sta ancora scambiando, tra lacrime, risate e battiti di mani.

Mi aggiro tra i tavoli imbanditi del buffet, piluccando qualche assaggio tra le varie scelte. I due sposi ballano, al centro della pista, in un ritmo lento e cadenzato, accompagnati da una musica mielosa, suonata da un orchestra di violini e pianoforte. Una scena che mi riempie di un'improvvisa malinconia, senza realmente saperne il motivo. Mi asciugo una lacrima ribelle che ha deciso di fuoriuscire dalla palpebra, e in quel momento, Livai spunta da dietro, stringendomi affettuosamente le spalle con le braccia. È una sensazione del tutto nuova, essere coinvolti da lui in quegli intimi contatti, e me ne sorprendo inizialmente, forse a causa dei troppi episodi negativi vissuti, quando sfioravo inavvertitamente le sue mani nude. E invece, eccole lì, rilassate e pallide, alla luce del sole pomeridiano. Ci scambiamo un'occhiata complice, e senza dire una parola, usciamo dall'ampio dehor, incamminandoci verso il cortile. Mi accendo una sigaretta, e per riflesso, gliene porgo una, che lui accetta con un cenno riconoscente del capo. 

Ha un'aria così radiosa, al pari della compagna di suo padre, nonostante non sia lui il protagonista di quella cerimonia. Le guance arrossate dal sole, un sorriso delicato e perenne. I suoi occhi sono limpidi e chiari, tinti di una tonalità di verde melma che prima, le sofferenze del passato, gli oscuravano. Ormai, i fantasmi se ne sono totalmente andati dalla sua mente, e un nuovo Livai Scott è rinato dalle ceneri, in una meravigliosa e infuocata fenice, illuminata dalle fiamme della vita. Il professor Irwin ci raggiunge con il solito passo lento, i movimenti resi goffi dal completo elegante. Si guarda intorno, accertandosi che nessuno sia nelle vicinanze, e poi osa rapire un bacio dalle labbra del suo allievo/amante. 

Fingo un conato di vomito, di fronte a quelle smancerie, ma non riesco a soffocare una risata, quando l'uomo mi fissa accigliato. "Oggi, Monique è radiosa", commento, mentre rubo dalle mani del professore un calice di vino frizzante. Lui protesta, mascherando l'ilarità con uno sguardo d'acciaio. "Ehi ragazzino, vacci piano." Per protesta, scolo metà bicchiere, e porgo l'altra metà a Livai, che lo afferra ridacchiando. "Ho avuto fortuna, nel non vedere i miei fratellastri riuniti qui, oggi. Evidentemente non volevano questo matrimonio quanto non lo volevo io, all'inizio." Il suo sguardo si spegne appena, mentre pronuncia questa frase, perdendosi per un attimo di troppo nei ricordi del suo passato. Il professore lo cinge con un braccio, e nell'attimo in cui i loro sguardi si incrociano, Livai sorride e il suo sguardo riacquista la lucidità iniziale. Ammetto di essermi sentito spesso geloso e invidioso. E, egoisticamente, queste emozioni si sono tramutate nella sensazione di essere diventato completamente inutile. Dopo anni interi passati a combattere con Livai, e a cercare di essere il suo appoggio, riavere una mia personale vita e avere degli obbiettivi miei è stato un po' destabilizzante. Per quanto ammiri il professore, ci sono stati momenti in cui avrei voluto essere al suo posto, in cui avrei voluto essere io la persona che avrebbe liberato Livai dai suo fantasmi, e vedere i suoi occhi tingersi di riconoscimento e un affetto profondo, che nel nostro caso sarebbe stato soltanto simile all'amore. 

Poi però, Livai mi sorride, e capisco che non sarei mai riuscito ad arrivare al punto in cui il professor Irwin è giunto. Per quanto io sia importante per Livai e lui lo sia per me, non sono mai stato quello che il professore rappresenta adesso per lui: non solo un salvatore, un amante, un uomo protettivo. Ma la sua anima gemella, la sua metà. Ed è per questo motivo, che quando vedo gli occhi grigio-verdi del mio amico luminosi e brillanti, non riesco a non provare a mia volta gratitudine, per quello che Irwin ci ha donato. Sentendosi osservato, il professor Irwin mi getta un'occhiata, e arrossisce appena, probabilmente pensando che il mio sguardo sia dovuto alle loro smancerie velate. "ehm...E con Mia come va?" mi chiede.

 Stavolta tocca a me arrossire. Mia è la mia ragazza da un paio di mesi, oramai. Me la ha presentata Livai, un giorno in cui lo ho accompagnato nel centro per gli ultimi acquisti prima della sua imminente partenza. Mentre stavamo per entrare in un negozio, lo ho visto sfrecciare come un fulmine e fermarsi a parlare con una ragazza che non avevo mai visto prima. Probabilmente era stata una delle sue tante conquiste, nel suo periodo buio (successivamente ho scoperto di aver avuto ragione). Ma era raro per me, vedere Livai così assorto in una conversazione, e soprattutto, nel sentirlo chiedere scusa con tanta insistenza. Così mi sono avvicinato, più per curiosità che per una reale intenzione di raggiungerli. Poi, la ragazza aveva riso dolcemente, e una sensazione simile allo svolazzare di una miriade di farfalle agitate mi aveva stretto lo stomaco in una morsa. Infine, quando lei si era voltata verso di me, sono stato immediatamente rapito dal suo visetto ovale e docile, dagli occhi grandi da bambola, dalle morbide labbra dipinte in un perenne sorriso. Che sia stato un colpo di fulmine, il primo della mia vita, non so. Ma allora, ebbi la sensazione di aver sentito un istintivo legame, un'attrazione irrefrenabile che va al di là del semplice desiderio carnale, più simile all'incontro di due anime che si rincontrano dopo interi anni passati a cercarsi. Come se, entrambi, fossimo stati legati dal filo rosso del destino.

Mi schiarisco la gola, vedendo il padre di Livai raggiungerci, e immediatamente il professor Irwin toglie il braccio dalle spalle del ragazzo. Il preside saluta tutti con un sorriso, e batte una pacca sulla spalla di Irwin, e i due iniziano a conversare come due amici intimi. Io e Livai ci spostiamo, quel tanto da permettere alle nostre voci di non essere udibili. "Ti immagini che infarto gli verrebbe se scoprisse che hai una relazione con il nostro prof?"
Livai ridacchia, bevendo l'ultimo sorso di vino dal calice di Irwin. "Penso che, come minimo, non lo assumerebbe più come insegnante fisso"
"E lo spedirebbe fuori a calci nel culo"
"A immaginarmi la scena, mi viene voglia di dirglielo". Sorrido, stringendomi in un abbraccio solitario mentre il vento comincia a soffiare. Penso a tante cose in questo momento. Penso al fatto che, il padre di Livai non conoscerà mai la verità, il vero motivo per cui il figlio ha deciso improvvisamente di partire per raggiungere i nonni materni. Penso a quando deve essere difficile, comunque, mantenere un segreto così logorante al tuo interno, per non rovinare le vite di chi ti sta intorno. Penso a Livai, al professore, a me. Sospiro, osservando il rannuvolarsi veloce del cielo. "Sei sicuro allora, di quello che vuoi fare? Tornare in Giappone significa interrompere i contatti con tutto."

"Non voglio interromperli, Law. Voglio ricominciare a vivere, dall'esatto momento in cui la mamma è morta." Si volta verso di me, e io cerco di imprimere nella mia memoria ogni suo tratto affilato, ogni lembo di pelle scoperta e ogni filo scuro dei capelli. Istintivamente, gli occhi mi diventano lucidi, e osservo il mio migliore amico attraverso una realtà fatta da una patina di lacrime. Livai mi si avvicina e mi accarezza i capelli. "Ehi...Non ci allontaneremo, lo sai. Ho bisogno solo di tempo per finire l'ultimo anno in Giappone, e comprendere cosa voglio farne della mia vita, poi tornerò qui da voi. Ci terremo in contatto, e pretendo una tua visita a casa mia, nelle vacanze estive. Ho talmente parlato tanto di te ai miei nonni che ormai ti vogliono come nipote" Rido, lasciandomi cullare dall'abbraccio protettivo del mio amico. E istintivamente, accoccolato in quelle gracili ma forti braccia, mi rendo conto di quanto Livai sia maturato, in così poco tempo. Di come prima, necessitava di essere amato e aiutato, e di come invece ora, sia lui a voler proteggere. Ha preso il suo dolore e lo ha trasformato in crescita e forza. E mi rendo, in quel momento, che la sua decisione, è per forza quella giusta.


Akai ito (La leggenda del filo rosso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora