Quando si fu svegliato, trovò Noah seduto al tavolo della cucina, una tazzina tra le mani.
«Buongiorno.» Lo salutò, scompigliandosi i capelli.
«Hey.»
Si sedette di fronte al più grande, abbassando ripetutamente le palpebre nella speranza di riuscire a mettere a fuoco.
Doveva decisamente iniziare ad indossare gli occhiali.
«A che ora avete scuola?» Chiese Noah, spegnendo il telefono.
«Sammy inizia alle otto.» Disse.
«E tu?»
Charlie prese a mordicchiarsi il labbro inferiore.
«Alle otto e dieci. Ma non ci vado.»
Noah aggrottò la fronte.
«Perché?»
Charlie sospirò, scuotendo la testa e facendo una smorfia.
«Non mi va.»
Il maggiore annuì.
«C'è ancora del caffè, mettitelo.»
Charlie ringraziò, alzandosi e facendosi dire dove fossero messe le tazzine. Poi bevve il liquido scuro, scottandosi la lingua, ma poco importava, al momento aveva bisogno di fumare.
Seguì quindi il più grande nel cucinotto, chiudendosi la porta finestra alle spalle.
Lo spazio era abbastanza stretto da costringerlo a posizionarsi davanti al moro, seduto su uno sgabello alto.
«Cosa farai con tua madre?»
Charlie sospirò, guadagnando tempo con la scusa di accendersi la sigaretta.
Poi deglutì.
«La metterò alle strette. È l'unico modo che ho.»
Noah annuì.
«Se hai bisogno, puoi stare qui ancora per un po'. Non c'è problema.»
Ne rimase sorpreso, ma cercò di non darlo a vedere.
Però scosse la testa.
«Grazie, però non è che posso stare qui. Hai una vita anche tu. Sistemerò la cosa.»
Noah fissò i suoi occhi in quelli dell'altro, poi annuì.
Il silenzio riempì la piccola stanza, soffocando il più piccolo, che spense la sigaretta nel posacenere.
«Vado a svegliare Sammy.»
Poi si lasciò alle spalle Noah.Era appena uscito dalla scuola di sua sorella, sorridendo gentilmente alla ragazza che faceva tirocinio per poter insegnare ai bambini, quando il suo telefono iniziò a squillare.
Aggrottò la fronte, mentre il suo cuore iniziava a battere un po' più velocemente.
«Pronto?» Rispose, accettando la chiamata.
«Andiamo al mare.» Sbottò Noah.
Eh?
«In che senso?»
«Oggi fa caldo, quindi perché non approfittarne? Mettiti il costume, ci incontriamo al garage tra un'ora.» Disse, e chiuse la chiamata, senza dargli il tempo per poter rispondere.
Charlie, ancora imbambolato, chiuse le labbra, ma non confesserà mai il senso di felicità che per la prima volta dopo tanto tempo, gli riempì il cuore.
Si umidificò le labbra, aprendo la porta della camera da letto.
Fortunatamente Roxanne era sola, placidamente addormentata con un braccio sotto il cuscino.
Si schiarì la voce, prima di tirare via le coperte.
Iniziò a scuoterla violentemente, avendo come risposta un urlo di protesta.
«Ma che cazzo ti prende? Fammi dormire!»
«Alzati!» Urlò in risposta.
Si avvicinò al suo viso, puntandogli il dito contro quando la donna si tirò a sedere.
«Ascoltami bene. Non provare a fare un'altra volta quello che hai fatto ieri, perché ti giuro sulla cosa più cara al mondo che questa volta te la faccio pagare.»
Roxanne alzò le sopracciglia, sfidandolo apertamente.
«E come?»
«Ti denuncio per consumo di droga.»
La donna iniziò a ridere.
«Lo sai che questo significa che ti toglieranno Sammy, vero?»
Quale razza di madre utilizzerebbe una figlia come scudo di difesa?!
«A costo che se la portano, ma ti giuro che lo faccio. Almeno saranno in grado di offrirle un futuro, quello che non stai facendo tu. Ma che cazzo di madre sei?» Sputò fuori.
Sua madre smise di sorridere.
«Ti ho avvertito. Ricordatelo.» Le disse, puntandole per l'ultima volta il dito contro.
Poi uscì dalla stanza da letto, un nodo a stringergli lo stomaco.
Andò nella sua, indossò il costume e poi si chiuse la porta alle spalle.Rabbrividì, a contatto con la brezza marina.
La distesa di oro azzurro era uno spettacolo da osservare, piccole onde che increspavano la superficie dell'acqua.
Si girò verso Noah, osservandolo buttare a terra la borsa, per poi iniziare a togliersi la maglietta. Faceva davvero caldo, quel giorno.
Si tolse le scarpe, lasciandole accanto alla borsa del più grande. Poi iniziò a togliersi la maglietta, seguendo Noah verso il mare.
Avvertì distintamente la sabbia divenire a mano a mano più fredda, fin quando i suoi piedi non vennero sommersi dall'acqua trasparente.
Trasalì, allontanandosi velocemente, facendo ridere il moro.
«Non fare il codardo, dai.» Gli disse, provocandolo.
«Ma è gelata!» Rispose, sorridendo.
Noah roteò gli occhi, allungando una mano verso il minore, che scosse la testa.
«Davvero, non ce la faccio.»
Sentì il più grande mormorare un «Oh Cristo», prima di vederlo andare contro lui.
«No, no!» Gridacchiò, scappando il più lontano possibile, non riuscendo a smettere di ridere.
Noah, un sorriso a dipingergli le labbra, fu più veloce di lui, afferrandolo per i fianchi.
Nonostante i ripetuti tentativi non riuscì a liberarsi, finendo per essere letteralmente lanciato in acqua.
Trattenne il respiro sott'acqua, facendo una buffa smorfia quando riemerse in superficie.
Si ritrovò Noah davanti, gli occhiali da sole ancora addosso, lo stesso sorriso di poco prima ad illuminargli il volto.
«Tu sei pazzo.» Gli disse, cercando di non tremare.
«E tu sei un coniglietto.»
«Ma è davvero congelata!» Protestò.
«Mh-mh.» Fu la risposta dell'altro.
Poi si sentì tirare da una mano posata sul suo avambraccio, cercando di non arrossire quando si ritrovò il viso del più grande eccessivamente vicino.
Questo non lo fermò dal circondare il collo di Noah con le proprie braccia, appoggiando il viso sulla spalla dell'altro, che gli strinse la vita con le possenti braccia.
«Vedi? Si sta bene.»
Charlie ridacchiò.
«E certo.»
Noah annuì.
«Vedrai oggi la persona che ti piace?»
Il sangue gli gelò.
«Probabilmente.» Rispose, vago.
Come avrebbe dovuto dirgli che la persona di cui stava parlando ce l'aveva di fronte?
«Mi dirai mai chi è?»
Charlie prese a giocare con i capelli corti del più grande.
«Non ancora.» Rispose, una strana sensazione al petto.
«Quindi per ora posso averti per me.»
Charlie alzò velocemente le sopracciglia.
«Se ti avessi detto di no io, avresti portato qualcun altro.» Si lasciò sfuggire, in una frase al retrogusto di gelosia.
Però Noah sembrò non accorgersene.
O forse aveva semplicemente fatto finta di nulla.
Tuttavia non rispose, limitandosi a fissarlo intensamente, facendo poi sfiorare le loro labbra.
Fu un bacio diverso, quello. Insopportabile, quasi.
Fu un bacio al sapore di false illusioni e di delusione.
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Smoking Illusion
Teen Fiction[...] La prima volta che lo vide, pensò che si trattasse di un'allucinazione dovuta al livello anormale di THC in circolazione. La seconda, vi fece un patto. La terza, le diede un pugno. La quarta volta, ebbe modo di constatare quanto fosse passion...