Charlie trattenne malamente un respiro tremolante, mentre seguiva Shane in una zona un po' più appartata, lontana da orecchie indiscrete.
«Quindi...» Iniziò Shane, con uno sguardo indagatore che non gli si addiceva affatto.
Charlie nascose le mani dentro le tasche dei pantaloni, cercando di sembrare indifferente.
Indifferente un cazzo, probabilmente l'altro aveva capito tutto.
«A cosa ti servivano i soldi, poco tempo fa?»
Charlie arricciò le labbra, spostando il peso sull'altra gamba.
Shane non sapeva nulla della propria situazione a casa, semplicemente perché il moro non pensava fosse indispensabile che fosse il contrario. Non avrebbe dovuto cambiare niente, Charlie non era una riproduzione di sua madre.
Per fortuna.
Ma forse era ora di dire la verità.
«Mia madre si droga.» Sputò fuori, leccandosi il labbro inferiore.
Non gli sfuggì il modo in cui l'altro sgranò gli occhi, eppure non proferì parola.
«E si è fatta dare roba che poi non ha pagato. E indovina a chi hanno cercato dei soldi?» Rise, acidamente.
«Quindi è per questo che sei andato da Noah?»
Charlie annuì, facendo aggrottare la fronte al più piccolo.
«Ma come hai fatto a ripagarlo?»
Charlie aprì bocca, ma per un attimo dimenticò come si mettessero insieme le parole. Per cui, la richiuse.
Shane sembrò capire, tanto che i suoi occhi rischiarono di uscire dalle orbite.
«Oh.»
Charlie annuì, iniziando a fissare il suolo.
«Ma... Perché non me l'hai detto?» Chiese allora, un pizzico di offesa a colorargli la voce.
Charlie alzò la fronte, lasciandosi andare ad una risata che di divertente non aveva nulla.
«Dirti cosa, Shane? Che mia madre è una fattona, o il fatto che abbia dovuto fare da puttana per rimediare ai suoi errori? Cosa volevi sapere esattamente, Shane?» Chiese di rimando, alzando la voce e allargando le braccia.
I suoi occhi dovettero divenire lucidi, poiché presero a bruciare.
«Non...» Provò l'altro, ma poi lasciò perdere.
E Charlie vide, vide il modo in cui l'altro cercava di guardare tutto fuorché lui, o lo stesso atteggiamento.
Charlie lo sentì distante mille miglia.
Scosse la testa.
«Lascia perdere, Shane. Non importa.» Disse, poi gli diede le spalle, allontanandosi senza meta.
E Shane non lo richiamò; non che ci sperasse, comunque.Si ritrovò seduto su un muretto, in una zona malamente illuminata e praticamente deserta.
Faceva freddo, fuori, ma non aveva alcuna intenzione di ritornare dentro.
Il lampione sopra la sua testa si accese di colpo, portandolo a stringere gli occhi a causa del cambiamento repentino.
Ci mancava solo che rimanesse accecato, per completare al meglio la serata.
Eppure, lentamente, si abituò alla luce, e finalmente poté ispezionare il posto in cui stava.
Notò diversi casolari poco più lontani, un po' più piccoli di quello in cui si stava svolgendo la festa.
Rimase sorpreso alla vista di un albero lontano di almeno un paio di metri: nonostante fossero in pieno inverno, questo aveva ancora le foglie. Eppure non sembrava essere un sempreverde.
Era perlomeno possibile, una cosa del genere?
Fu scosso da un brivido.
E guarda caso dov'è che aveva lasciato il giubbotto, lui?
Si fece i complimenti da solo.
Solo allora si accorse di non essere da solo. Ciò che all'inizio gli era sembrato un qualche gioco illusorio fattogli dalla vista, si concretizzò nella figura di due persone.
Impegnate a baciarsi.
Storse la bocca, pronto a vomitare.
Poi capì che una delle due persone era Noah. E cazzo, più tentava di stargli lontano, più se lo ritrovava davanti.
I due dovettero dirsi qualcosa, poi la ragazza si allontanò. Noah si accese una sigaretta, passandosi una mano tra i capelli.
«La tua conquista non è andata a buon fine?» Urlò, per farsi sentire dall'altro, ridendo subito dopo.
Noah si voltò, più veloce di un lampo, inquadrandolo immediatamente.
Poi iniziò ad avvicinarsi.
«Era completamente fatta, è stata lei a baciarmi. E non m'interessa abbastanza da portarmela a letto.» Disse, appoggiando a sua volta le braccia sul muretto, guardandolo dal basso.
«Ah, quindi fai anche lo schizzinoso?»
Noah rise, il fumo che lasciava la sua gola nel frattempo.
«Perché dovrei accontentarmi, quando so che posso avere di più?»
«Mh, non fa una piega.» Asserì il più piccolo, guardando in un punto indefinito del vasto spazio che si apriva a loro.
«Tu, invece, che ci fai qui?»
Charlie sospirò.
«Sono venuto con amici.»
Noah prese ad annuire, un sorriso stampato sul suo viso.
«Sei venuto a controllarmi?» Chiese, ironico.
Charlie aggrottò le sopracciglia.
«Ma se non sapevo neanche che fossi qui!»
Noah fece una buffa espressione, interdetta.
«È la mia festa, era ovvio che sarei stato qui.»
Ah, ecco. Quindi Shane gli aveva proposto di andare lì al fine di vedere la sua reazione?
«Festa di compleanno o...?»
«Di affari. E sì, anche quello.» Disse il ragazzo, chinando leggermente il capo.
«Auguri, allora. Quanti anni fai?»
Noah alzò il capi, ghignando.
«Spara.»
Charlie roteò gli occhi, prendendo a sorridere.
«Non è che ti offendi se te ne do di più?»
«Spara.» Rispose l'altro, ridacchiando, facendo nel frattempo peso sulle braccia, per sedersi sul muretto.
«Venticinque.»
Noah scosse la testa, mentre ispirava l'ennesima boccata di fumo.
«Di più o di meno?»
«Di meno.»
«Ventitré.»
Noah rispose con un verso.
«Ventiquattro?»
«Bingo.»
«Complimenti.» Aggiunse, distendendo le labbra verso il basso.
Fece per infilare le mani dentro le tasche del giubbotto, alla ricerca delle sigarette, ma solo quando venne a contatto con il tessuto morbido della maglia, si rese conto che non ce le aveva.
Sbuffò, sotto gli occhi attenti del più grande.
Alzò la testa verso il cielo, ammirando le stelle.
Sarebbe potuto rimanere lì, in quella posizione, per sempre.
Poi fu costretto ad abbassare lo sguardo, quando qualcosa gli sfiorò l'incavo tra il pollice e l'indice della mano destra, non proprio delicatamente.
Schiuse le labbra, rendendosi conto che si trattasse di una sigaretta.
Spostò l'attenzione sull'altro, che continuava a guardargli la mano.
Come diamine aveva fatto a capire che era alla ricerca delle proprie sigarette, se non l'aveva visto fumare neanche una volta?
Senza considerare la prima volta in cui si erano incontrati, certo, ma quello era un caso diverso.
«Grazie.» Si ritrovò dunque a ringraziarlo, a voce strozzata.
L'accendino, essendo meno ingombrante, ce l'aveva nella tasca dei pantaloni.
Non perse tempo ad accendere la sigaretta, chiudendo gli occhi al primo tiro.
«Che ci fai qui, se sei venuto con i tuoi amici?» Chiese Noah.
Charlie espirò il fumo, pensando ad una risposta.
Poi optò per la verità.
«Non mi va di parlarne.»
Quando alla sua risposta seguì solo il silenzio, sospirò.
«Abbiamo avuto una specie di discussione, tutto qua.»
«Quindi sei rimasto solo?» Domandò.
Quella domanda gli provocò un effetto che non voleva provare.
«Più che altro, sono senza passaggio.» Disse, cercando di minimizzare.
Noah balzò giù dal muretto.
«E senza giubbotto.» Aggiunse, iniziando a ridere.
Charlie lo seguì a ruota.
L'altro iniziò ad allontanarsi, dandogli le spalle.
Un "ciao" costava troppo? O lo stava ripagando con la stessa moneta?
Cercò di non badare al vuoto che riempì il suo cuore. Semplicemente perché aveva giurato di non concedersene il lusso, quasi un anno prima.
Poi Noah si fermò.
«Vieni o no?» Chiese, un tono quasi scocciato, le mani nelle tasche, mentre una parte del viso rimaneva in penombra. I suoi occhi brillavano così tanto.
E Charlie non ci pensò due volte a scendere dal muretto.
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Smoking Illusion
Genç Kurgu[...] La prima volta che lo vide, pensò che si trattasse di un'allucinazione dovuta al livello anormale di THC in circolazione. La seconda, vi fece un patto. La terza, le diede un pugno. La quarta volta, ebbe modo di constatare quanto fosse passion...