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Ricordi bene la sua casa: una luce cristallina illumina tutto l'appartamento, molto moderno.

Passi la mano sulla cucina, come eri solita fare tempo fa.

Ma appena senti la sua voce, ritiri subito la mano, spaventata.

-Mi vengono in mente vecchi ricordi, Rachel- è appoggiato al muro dell'arcata con il fianco, che divide il salotto dalla cucina, a braccia conserte.

-Vecchi e dolorosi ricordi- sottolinei, a braccia conserte, sostenendo il suo sguardo che da sorridente, diventa duro e con le sopracciglia aggrottate.

-Ancora con quella storia?- ti chiede avvicinandosi lentamente a te, mentre tu annuisci.

-Per quante volte ancora dovrò chiederti scusa e ripeterti che non era mia intenzione darti quello schiaffo?- ti chiede con tono spazientito, vedendo con quanto coraggio continui a sostenere il suo sguardo duro e rabbioso.

-Avrei potuto accettare le tue scuse se fosse successo solo una volta, Kai: ma questo non è possibile, perché no è successo solo una volta e lo sai benissimo- dici verso di lui, con tono accusatorio.

Abbassa la testa, sorridendo, come un pazzo, stringendo le mani in pugni lungo i suoi fianchi.

-Io non sono una persona cattiva, Rachel.- sentenzia a voce alta, mentre alza il volto guardandoti ancora.

-Hai iniziato a picchiarmi senza motivo, ritornavi ubriaco...e non saresti una persona cattiva? Non direi proprio, Kai- dici con tono duro, sorpassandolo ma lui ti blocca, stringendoti il braccio con la sua presa, che è una morsa dolorosa sulla tua pelle.

-Lo stai facendo ancora: mi stai facendo male- gli dici, con voce sofferente, indicandogli la sua mano sul tuo braccio. Stacca subito la sua mano dal tuo braccio, allontanandosi e guardandoti dispiaciuto.

-Non avrei mai voluto farti del male, Rachel...lo sai benissimo. Sai anche quanto io ti ami e quanto abbia sofferto vedendoti poi la mattina seguente piena di lividi, ma comunque con quel sorriso bellissimo sul viso- dice, portandosi le mani nei capelli, come se fosse un cane che si continua a mordere la coda, correndo in cerchio.

-Sono rimasta fino a quando non sono riuscita a sopportarlo più. Dovresti capire anche tu quando è tempo di finirla con questo gioco, che fa male sia a me che a te- dici infine, dando un'ultima occhiata alla casa e un'ultima occhiata a Kai: appoggiato alla penisola, con ancora le mani tra i capelli e il capo chino, non vedendo la sua espressione.

Esci da quella casa, ricordandoti che c'è proprio una fermata del pullman non troppo distante: sali sul pullman che arriva dopo poco e guardi fuori dal finestrino il paesaggio che si muove, come se fosse un vecchio film a colori.

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