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Era una notte buia e tempestosa, non una stella si affacciava sul mondo e grandi nubi nere come il petrolio allungavano le loro grinfie verso il volto pallido della luna. Questa, inerme, non poteva che continuare a riflettere la bianca luce del sole, striando il cielo di sottili lamine candide, simili a tante braccia che si agitano nell'acqua per rimanere a galla. La pioggia cadeva obliqua sulle strade, rumorosa e impertinente, martellando i timpani degli insonni, quasi che il suo canto monocorde fosse l'unico degno di essere udito.

D'improvviso, nell'ora in cui è noto si risveglino le paure degli uomini, un vento funesto discese sui campi e sulle città. Con la stessa ferocia di una belva famelica si scagliò contro i vetri delle case, facendo rimbombare la propria voce fin nelle fondamenta, poi serrò le sue dita attorno agli alberi e ai lampioni, prendendo a tirare con una forza inconcepibile, e infine si ritrovò a trascinare con sé qualsiasi cosa intralciasse il suo cammino, disegnando un'immensa ombra fatta di rifiuti e foglie morte.

Quando, ostacolato da un solido cartellone pubblicitario, fu costretto a svoltare nella via in cui abitava la gradevole famiglia Sanctimonious, si meravigliò di trovare una finestra aperta, così, incuriosito, sbirciò nella stanza.

Il suo ingresso sollevò un gran polverone, talmente saturo di qualsivoglia schifezza che neppure la sua furia bastò a disperderlo tutto, cosicché ne venne investito e finì per starnutire.

Fu a quel punto che l'anta del guardaroba si spalancò e Armodious (detto anche l'Agghiacciante Abominio delle Ante, o l'Increscioso Istigatore delle Isterie degli Infanti, o ancora il Mostruoso Massacratore di Marmocchi, per non dimenticare il Sordido Signore che Sussurra ai Soprabiti) balzò fuori dalle maleodoranti paludi di calzini spaiati per mostrarsi dinanzi alla prole dei Sanctimonious in tutta la sua gloria.

Grande, grosso e indiscutibilmente viola, la creatura allargò le braccia villose, cingendo l'intero spazio a disposizione. Sfiorò le pareti con i lunghi artigli ricurvi e, lentamente, prese a distendere anche gli arti inferiori, drizzando la schiena, finché, incurante delle proporzioni della stanza, non sbatté la testa contro il soffitto.

Allora, nella grande abitazione, si udì uno strano gorgoglio, una vibrazione annodata e cupa, dal tono grave, che sembrava risalire dai più profondi abissi della terra o dalle tubature del bagno accanto.

Armodious continuò a lamentarsi per una decina di secondi ancora, massaggiandosi il capo con una di quelle sue enormi zampacce.

«Per mille cassettoni... » borbottò, ed anche le sue parole erano rintocchi cavernosi.

In quel momento, dall'angolo più lontano della stanza, si levò una voce, più giovane e più acuta, che disse chiaramente:

«Non pensate che mamma e papà dovrebbero chiamare un idraulico?»

Al che una seconda rispose:

«Chiudi il becco, Tim, sto cercando di superare il livello quattro!»

Ed una terza replicò:

«Stai ancora giocando a quella roba? Io ho cambiato cartuccia già da un pezzo»

Armodious strinse i piccoli occhietti porcini e ispezionò l'oscurità della stanza. Riuscì a contare le sagome di ben tre letti, disposti in fila lungo la parete opposta. Si leccò le labbra, pregustando i suoi prossimi attimi di trionfo, dopodiché decise che era arrivato il momento di agire. Sollevò un piede taglia sessantaquattro e lo fece ricadere pesantemente davanti a sé. Ogni singolo oggetto nella stanza saltò sul posto e, non appena l'avanzata del mostro fu raggiunta dal suo poderoso ruggito, persino le assi del pavimento divennero preda di un irrefrenabile tremore.

Le lenzuola del letto di sinistra si sollevarono di scatto e una zazzera di capelli biondi baluginò nelle tenebre frementi.

«Sai, Tim? Forse hai ragione».

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