Capitolo 14

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:<<Aron fai presto corri a vedere fuori dalla finestra>>. Urlai. :<<Cosa urli alle sette del mattino>>. Sbraitò Aaron . :<<Dai fai presto vieni>>. Insistetti. :<<Che c'è ?>>. Disse stropicciandosi gli occhi. :<<Non ci vedi? C'è la neve, dio quanto amo il natale, la neve che ricopre i tetti delle case, gli alberi e l'intero  paesaggio>>. Dissi con gli occhi che brillavano dalla gioia. :<<Santo cielo Alex, nevica ogni anno a Seattle, e ogni volta mi svegli urlando, ma lo vuoi capire che detesto il natale!>>. Affermò Aaron. :<<Okay va bene, io pensavo che non avessi soltanto spirito natalizio, invece sembra che ci sia sotto qualcosa di veramente importante, che non mi hai mai detto>>. Risposi. :<<Senti fatti i fatti tuoi e basta>>. Mi disse scontroso. :<<Aaron, lo so che non parliamo molto, ma tu sai molte più cose su di me, non metto in dubbio che possa essere dato dal fatto che non chiudo mai la bocca, però io so veramente molto poco di te e mi piacerebbe per una volta che cercassi di aprirti di più con me>>. Dissi, quando all'improvviso in camera irruppe Thomas, con un cappello di lana rosso con due renne impresse sopra, un maglione verde con un disegno di babbo natale gigante, dei blue jeans e delle timberland marroni.
:<<Alex muoviti, devi assolutamente venire con me, i professori ci hanno concesso le prime 2 ore fuori in cortile per stare sotto la neve, sono tutti giù, dai andiamo>>. Disse Thomas prendendomi la mano e trascinandomi con lui fuori dalla stanza. :<<Non pensare di passarla liscia Aaron, dobbiamo ancora parlare noi due>>. Informai Aaron. Usciti dall'istituto ammirai il paesaggio mozza fiato che mi si presentava attorno, era una gioia vedere gli alberi spogli innevati, i tetti delle case
imbiancate dalla neve, che si confondevano con il bianco candido del cielo e il vialetti della città sepolti da un manto di neve. :<<Aia Thom, mi hai preso intesta>>. Urlai acidamente verso Thomas. :<<Quante storie per una pallina di neve, su dai non fare la femminuccia>>.
Disse con sguardo di sfida.
:<<Allora vuoi le guerra Thomas Evans>>. Dissi ricambiando il suo sguardo. :<<Che guerra sia, Alex Blake!>>. Affermò Thomas.
La vera rivincita di Thomas in risposta alla mia sfida fu quando dopo avermi ripetutamente colpito le gambe con palle di neve, io caddi trascinandomi dietro anche lui, ma quando le nostre bocche si sfiorarono, anziché baciarmi egli mi schiacciò sul volto una palla di neve, ma la sua fortuna fu che proprio in quel preciso istante suonò la campanella di inizio lezione riuscendo a salvarsi. Finite le lezioni, decisi di farmi una doccia, in aula i riscaldamenti erano praticamente assenti, i miei vestiti erano fradici e tremavo dal freddo, inoltre il mal di testa aumentava sempre più. Quella doccia fu un vero miracolo, il male alla testa era passato e il tremore si era arrestato. Dopo cena, visto che Thomas andò in camera sua per prepararsi la valigia o almeno credo,ne approfittai per fare una passeggiata fuori, ed è inutile dire che nonostante il buio della notte le luci dei lampioni rendevano meraviglioso il paesaggio, inoltre nella mia testa rimuginava da giorni un pensiero fisso, chissà come sarà domani il mio rientro a casa, non vedo i miei genitori da un mese, visto che è stato strapieno di impegni per me, la loro mancanza si cominciava a sentire, perché le telefonate ormai non bastavano più. Qualcosa mi distolse dai miei pensieri, era un pianto quello che sentivo, perciò mi scorsi per vedere meglio e vidi Aaron seduto su una panchina. :<<Hei Aaron va tutto bene?>>. Chiesi preoccupato. <<Si tranquillo ora passa>>. Disse con la voce strozzata dai singhiozzi. :<<Allora ascoltami, adesso noi andiamo dentro ci prendiamo una cioccolata calda e andiamo in camera a parlare di quello che ti sta succedendo>>. proposi. :<<Okay mi hai convinto, però giura che non dirai nulla a nessuno >>. Mi disse. :<<Certo, ti do la mia parola>>. Perciò dopo essere entrati in camera con la cioccolata ed esserci seduti cominciammo a parlare. :<<Aaron anche se noi non parliamo spesso, voglio solo dirti per esperienza che se tieni tutto dentro di te e non
parli, arriverai ad un punto in cui non c'è la farai più ed esploderai, come è successo prima in cortile.
:<<Mia madre era una persona ammirevole, si prendeva costantemente cura di noi e della nostra famiglia, ci consolava quando eravamo tristi e ci sosteneva quando eravamo euforici, era una donna invidiata da molti, era una di quelle donne e mamme che ogni figlio è ogni marito vorrebbe al proprio fianco tutta la vita. Lei amava alla follia il natale, mi ricordo che il 25 dicembre di ogni anno, la nostra casa era sempre la più luminosa, addobbata e invidiata di tutto il vicinato. Il vero motivo per cui io odio profondamente il natale è perché proprio mentre lei era impegnata a sistemare le luci sul tetto della nostra casa stava nevicando, ad un certo punto mi ordinò di accendere le luci e quando io inserì la spina nella presa, mia madre mori fulminata e cadde dal tetto, da quel giorno io e la mia famiglia non festeggiammo più il natale, niente luci, niente più addobbi, l'unica cosa di natalizio che c'è in casa mia è l'albero di natale, addobbato dal
mio fratellino più piccolo che crede nel natale e che era assente prima del decesso di mia mamma>>.
Disse Aaron sfogandosi.
:<<Aaron io sono davvero mortificato,
perché non sapevo nulla di tutto ciò e sono stato davvero un incosciente ad insistere ogni anno con il mio spirito natalizio, ma se tua mamma è venuta a mancare non è né colpa del natale ne tantomeno tua, perciò tu, tuo fratello e tuo padre dovete festeggiare il natale in onore di vostra madre, che proprio in in quella festa gioirà nel vedervi uniti, quindi vi consiglio di passare un felice natale, fatelo per tua madre>>. :<<Grazie davvero Alex, parlando di lei e ricordandola con una persona così apprensiva come sei stato tu, mi ha risollevato il morale. Ora però ho davvero un gran sonno, notte Alex>>. Disse Aaron. :<<Notte Aaron>>. Risposi.

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