Capitolo 20

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La porta di casa si aprì dolcemente, la prima persona che scorsi fu mio padre con parecchie buste della spesa di enormi dimensioni, appoggiò le buste della spesa. :<<Dai Alex vieni a darci una mano, le buste sono tante e anche pesanti, perciò vieni in garage a darci una mano>>. mi propose esausto. :<<No papà chiama la mamma, devo parlarvi ed è abbastanza importante>>. Affermai, gesticolando nervosamente. :<<Devi parlarci riguardo cosa? Spero sia molto importante, la spesa è tanta come ti ho già detto, perciò fa presto>>. Disse mia madre improvvisamente.
:<< Non sarà breve, perciò alla spesa ci penseremo più tardi, ora sedetevi>>. Informai loro. Mio padre urlò a Jake di chiudere il garage e di rientrare immediatamente.
:<<Allora figliolo che vuoi dirci?>>. Chiese mia madre accomodandosi sul divano, seguita da mio padre e Jake. :<<Se io vi dicessi il nome Leilah, cosa vi viene in mente? Per caso c'è qualcosa che devo sapere su di lei?>>. Domandai rivolgendomi ai miei genitori.
:<<Lo chiedi a noi? Sei tu quello che deve darci una notizia, che immagino riguardi lei>>. Rispose mia madre frettolosamente. :<<No è qui che ti sbagli mamma, perché la faccenda non riguarda solo Leilah, ma tutti noi e mi stupisce il fatto che facciate ancora gli gnorri>>. Continuai, cercando di tirare fuori dalle loro bocche spiegazioni. :<<Non sappiamo a cosa tu ti stia riferendo Alex, ti prego vieni al punto>>. Dissero guardandosi negli occhi mamma e papà. In quello sguardo vi era celato un sottile velo di vergogna, ma represso, come se volessero negare anche a loro stessi la verità. :<<Vi prego siete ridicoli, smettetela con questa farsa, vediamo se riesco a rinfrescarvi la memoria, per esempio se io vi dicessi che voi due avete pagato mia sorella per allontanarla dal paese, a voi non dice nulla?>>.
Domandai loro. :<<Ma è ridicolo Ale, noi non abbiamo una sorella>>. Disse Jake.
:<<Sapevamo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, vostro padre ed io abbiamo concepito Leilah nel momento meno indicato della nostra vita, vostra nonna stava per morire infatti vostro padre stava sempre con lei, infondo era sua madre come biasimarlo, poi mio padre era caduto in un tunnel tremendo di depressione>>. Cominciò mia madre. :<<La madre è il padre di Leilah, erano nostri amici fin dall'infanzia e non potevano avere figli, per cui abbiamo preferito affidarla a loro, per farla crescere in un ambiente familiare più stabile e sano>>. Continuò mio padre. :<<Leilah è mia sorella>>. Domandò stupito Jake. :<<Io mi ricordo benissimo come si era ridotto il nonno, la sua depressione stava quasi coinvolgendo anche me, continuavo a chiedervi un fratello più piccolo, perché mi sentivo solo e non avevo amici, ho vissuto gran parte della depressione del nonno e nonostante fossi molto piccolo, condividerla con un fratello o meglio con una sorella mi avrebbe fatto più che bene>>. Andò avanti Jake, amareggiato. :<<Non possiamo fare altro che scusarci con voi, volevamo solo proteggervi, la gravidanza inizialmente ci rallegrava, nonostante non fosse stata programmata, ma l'infelicità negli occhi dei nostri cari amici ci ha fatto riflettere e piuttosto che far passare quel brutto momento alla nostra bambina, abbiamo preferito affidarla a chi poteva volgerle attenzioni più di noi due>>. Spiegò mia madre. :<<A me però non avete pensato, quando mi lasciavate a casa del nonno, per farvi il vostro fine settimana in yacht con i vostri amici, questo non ve lo perdonerò mai, questa sera farò le valige e tornerò a casa mia in Spagna>>. Annunciò mio fratello ancora incredulo. Mio fratello Jake è l'unico che aveva voce in capitolo, avendo vissuto quel periodo in prima persona, fu molto dura per lui perciò colse l'occasione per  sfogarsi . :<<Per quanto mi riguarda, per me non siete più nulla, donare una figlia solo per compassione, è da veri incompetenti, ho bisogno di allontanarmi da voi per un periodo>>. Dissi seguendo Jake al piano superiore. :<<Non puoi andartene, non hai un posto dove andare, tu da questa casa non uscirai >>. Strillo mia madre prendendomi per un braccio. :<<Io non sarei così sicuro, mi basterà fare una chiamata>>. Risposi alzando il tono è liberandomi dalla presa di mia madre. Uscì fuori in giardino, il telefono continuava a squillare, ma nonostante rispondesse continuamente la segreteria non mi abbattevo, dovevo avere una risposta. :<<Pronto>>.
Dissi. :<<Dimmi tutto Ale>>. Rispose la persona dall'altro capo del telefono. :<<Devo chiederti un favore enorme>>. Risposi cambiando tono. :<<È successo qualcosa??>>.
Chiese premurosamente. :<<Ho appena parlato con i miei genitori, la discussione è degenerata e ho litigato con loro>>. Proseguì nella spiegazione. :<<Mi dispiace tantissimo, hai bisogno di qualcosa?>>. Chiese preoccupata. :<<Volevo chiederti, se accetteresti tuo fratello a casa tua per un po' di giorni>>. Conclusi. :<<E me lo chiedi anche?!
Sarebbe favoloso resta pure quanto vuoi!>>. Affermò lei, con voce entusiasta. :<<Grazie mille Leilah, sei mia sorella da poco, ma già ti adoro>>. Affermai con gioia. :<<E quando vorresti venire mio caro fratello?>>. Chiese con una risata in sottofondo. :<<Beh, direi che domani preparo con calma tutte le mie cose che non sono poche, poi per il resto potrei venire dopo domani, se per te non è un problema, non vorrei fermarmi a dormire a casa mia, ma per domani devo farlo perché devo salutare mio fratello>>. Spiegai ancora incredulo. :<<Certo che no figurati, non vedo l'ora, ti aspetto>>. Disse salutandomi.
:<<Neanche io, a dopodomani>>Dissi quasi
urlando. Chiusa la chiamata, rientrai in casa e informai i miei genitori del mio trasferimento, che ovviamente cercarono di farmi cambiare idea, ma ormai ero deciso ad abbandonare casa e le mensogne della famiglia. Salì le scale con sollievo, poi aprì la porta della mia camera e non riuscivo ad abituarmi all'idea che non sarebbe stata più la mia stanza per molto tempo, e che nonostante quelle quattro mura abbiano sentito cose assurde, non mi mi sarei mai scordato di nulla, neanche del profumo di quella camera, dei poster, del letto insomma tutto sarebbe stato nel mio cuore per sempre. Mi infilai sotto le coperte e sprofondai nel sonno, anche se ci misi un po'.

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