Bus

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Danielle si svegliò con un sorriso enorme stampato in viso, non ricordava nemmeno quando era stata l'ultima volta che aveva iniziato una giornata in quel modo.
La caviglia stava migliorando ma camminare era ancora un problema; dopo aver rimuginato a lungo sotto la doccia, decise di rimanere a casa per mezza giornata e di prendere l'autobus subito dopo pranzo: il suo obiettivo, neanche a dirlo, era vedere Peter sul bus del ritorno.
In realtà aveva anche un secondo obiettivo, qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile, aveva deciso di comprare qualche vestito nuovo.
Da quando suo padre aveva sposato Sabrina, Danielle era rimasta più tempo possibile fuori casa e spesso aveva saltato il pranzo. La sua routine le appariva, improvvisamente, grigia e triste come i colori sbiaditi dei suoi vecchi abiti, come la coperta consunta e rovinata del suo letto, persino la sua borsa sembrava aver visto giorni migliori molti mesi prima.
Perché tutto le sembrava così spento? Era l'effetto di Peter?  L’unica cosa di cui era certa era la voglia, anzi il bisogno, di rivederlo.
Se chiudeva gli occhi, sentiva ancora il calore delle sue labbra posate leggere sulla sua fronte, il suo profumo così rassicurante, i suoi occhi più vivi che mai e la sua voce calda e divertita.
La commessa del negozio di abbigliamento la fissò perplessa quando Danielle chiese, per abitudine, la sua vecchia taglia di pantaloni.
Scoprì, con sorpresa, di aver perso ben due taglie. Riflessa nello specchio a parete intera, sotto la luce diretta del negozio, Danielle si vide diversa: non che bastassero un paio di nuovi jeans e una maglia a renderla un'altra persona ma non era più abituata a distinguere il proprio corpo così bene, senza l'ammasso cadente di stoffa sbiadita che portava da troppo tempo.
"Ti stanno molto bene." Si complimentò la commessa.
Ringraziò mentalmente di aver origliato una conversazione sull’autobus, qualche settimana prima: due ragazze avevano descritto quel negozio come ben fornito, con prezzi buoni e commesse gentili."
Un’ora dopo, uscì dal negozio con due buste piene di vestiti e un sorriso soddisfatto. Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando fare shopping era divertente, con Serena e Cristina.
Chissà cosa avrebbero pensato le sue vecchie amiche di Peter, probabilmente l'avrebbero tormentata spingendola a fargli domande sulla sua cicatrice.
Non che Danielle non fosse curiosa, però voleva evitare di rovinare tutto e di farlo allontanare da lei.
Si era ricordata di non aver chiesto a Peter il suo numero di cellulare quando ormai lui era andato via da diversi minuti, quindi l'unica speranza era quella di trovarlo sul solito autobus.
Con la caviglia decisamente gonfia e le borse degli acquisti troppo pesanti ed ingombranti, Danielle salì sul bus e trovò con sollievo due posti liberi vicini.
Sistemò gli acquisti al suo fianco e si finse molto impegnata nell'operazione, per evitare gli eventuali sguardi di rimprovero degli altri passeggeri, in caso qualcuno volesse sedersi. Quel posto era di Peter, non l’avrebbe ceduto per nessuna ragione.
Il sorriso di aspettativa si spense, con grande delusione, quando all’abituale fermata di Peter, salirono solo una nonna e la nipotina.
Peter non c'era e il viaggio le sembrò improvvisamente lungo e noioso, la caviglia cominciò a dolerle e peggiorò quando dovette sistemarsi i due ingombranti sacchi con gli acquisti tra le gambe, per far sedere una signora.
Interminabili minuti dopo, quando ormai le erano venuti a noia anche la musica che stava ascoltando e quello stesso paesaggio che solitamente la rilassava, Danielle arrancò fino all'uscita, stringendo i denti per il male e la stanchezza.
"Ha bisogno di aiuto, signorina?"
All’udire quella voce, il sorriso tornò al suo posto sul viso di Danielle.
"Ciao, Peter." Si girò a salutarlo.
"Non dovresti sforzare la caviglia." La sgridò, con il cappuccio ben calcato sulla testa e il tono improvvisamente severo.
Sapeva che era preoccupato per lei, ma il suo tono improvvisamente duro, la fece adombrare.
"Non volevo rimproverarti, scusami.” Peter si addolcì. "Lascia che ti aiuti."
Danielle accennò un sorriso e rimase abbagliata dal viso di Peter, illuminato dal sole basso all'orizzonte. "Grazie." aggiunse, un po' stordita. Rischiava di perdersi in quegli occhi profondi e luminosi.
"Cenerentola ha fatto acquisti per il ballo?" Scherzò Peter, prendendo le buste degli acquisti per avviarsi verso la sua vecchia macchina.
Danielle ridacchiò e scosse il capo. “Avevo solo bisogno di qualche vestito nuovo. Per tutti i giorni."
Peter sistemò gli acquisti sui sedili posteriori e diede una spinta allo sportello del passeggero dall'esterno, per riuscire a farlo chiudere.
Con enorme sollievo, Danielle lo vide ridere divertito, scuotendo il capo, senza l’imbarazzo che sembrava aver provato la prima volta, di fronte alla sua auto malridotta.
"Com'è andata la giornata?" le chiese, dopo essersi seduto al posto di guida e aver abbassato, finalmente, il cappuccio.
"Bene, grazie. La tua? Non sei andato al lavoro?" Danielle aveva già completamente dimenticato la delusione provata a non averlo visto salire sull'autobus.
"No, ma immaginavo che tu saresti uscita e volevo evitarti la strada a piedi fino a casa."
A quelle parole, Danielle si chiese se saltargli al collo per abbracciarlo sarebbe stato un ringraziamento eccessivo o se avrebbe potuto usare la riconoscenza come scusa per stringerlo a sé.
Scelse di scherzarci su. "Grazie, valletto del principe."
"Spiritosa!" Peter avviò il motore, al terzo tentativo.
In due minuti giunsero davanti a casa di Danielle: la macchina di Sabrina era nel vialetto.
"Niente corsi, stasera?" si meravigliò Peter, accostando sul ciglio della strada.
Danielle ci pensò un attimo. "No! Avevo dimenticato il maledetto club!”
"Devi uscire?"
Danielle si volse verso di lui e gli sembrò di vedergli una strana espressione in viso, prima che si rimettesse il cappuccio.
"No, parlavo di Sabrina. Stasera vengono quelle arpie rifatte delle sue amiche per sparlare e bere cocktail." Spiegò, lasciandosi andare contro il sedile, rassegnata.
"Ti andrebbe di... venire a cena a casa mia?"
L'invito di Peter arrivò improvviso ma davvero gradito.
"Io... Sì, grazie! Se non disturbo, però." Non gli aveva mai chiesto della sua famiglia.
"Nessun disturbo. Però non ti posso garantire una cena da chef, so cucinare giusto un piatto di pasta e servire il gelato nelle coppette."
Danielle rise. “Se vuoi, ti aiuto io a cucinare. Entro solo un secondo a portare le borse e faccio presente a Sabrina che sono viva, in caso mio padre chieda di me quando telefonerà stasera." Nemmeno il pensiero della scarsa considerazione che la sua matrigna nutriva per lei riuscì a farla smettere di sorridere raggiante.
Peter rimase in auto e Danielle zoppicò fino alla porta. Sabrina era chiusa in bagno a prepararsi, con quei cinque o sei strati di trucco che usava solitamente.
Danielle fece per riporre gli acquisti nell’armadio, ma poi ci ripensò e ripescò dalla busta un nuovo paio di jeans e quella maglia verde, che aveva acquistato proprio perché le ricordava il colore degli occhi di Peter.
Magari poteva provare anche quel nuovo reggiseno, già che c’era.
Si concesse un secondo per studiarsi allo specchio: la maglie le sembrò molto più scollata di quanto ricordasse, o forse era colpo del reggiseno modellante, che prometteva di regalare una taglia in più.
Stava per cambiarlo, giudicandolo eccessivo, quando Sabrina la chiamò.
Sbuffando, si coprì, infilandosi la giacca e raggiunse il salotto.
"Esci?" Sabrina, truccatissima ma ancora in vestaglia, le sembrò sorpresa ma non le lasciò nemmeno il tempo di risponderle. "Stasera vengono le ragazze." Ovvero le ultra quarantenni sposate in seconde o terze nozze o appena divorziate dall'ennesimo marito.

Sofy-chan♡

<Il treno dell'amore>Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora