Il risveglio di Danielle fu davvero pessimo. Aveva alzato al massimo il volume della sveglia, per timore di non sentirla e quella maledetta aveva interrotto un sogno bellissimo.
Rimase a fissare il soffitto, sospirando, mentre le immagini del sogno assumevano contorni meno sfocati. Ricordava una scia di baci caldi sul collo e un tocco delicato ma deciso sul suo seno.
Un corpo caldo sul suo, quell’attesa e quel bisogno frustrante di sentirlo ancora più vicino.
Aveva sognato Peter, i suoi baci, le sue carezze, i suoi sospiri.
Si perse a fantasticare e ricordare così a lungo che ebbe appena il tempo di lavarsi e vestirsi, prima che Peter si presentasse alla sua porta, sorridente e con un sacchetto in mano.
“Buongiorno!”
“Ciao, Peter.” Lo salutò, un po’ trafelata.
“Tutto bene?” entrò, chiudendosi la porta alle spalle.
“Sì, sì. Ho solo fatto tardi e in più Sabrina si è portata via proprio il mio shampoo.” Sbuffò, ricordando i minuti persi a cercarlo inutilmente in tutte le mensole del bagno, stipate di prodotti della matrigna.
“Che ne dici se andiamo in città oggi? Prendiamo il 69, ci facciamo un giro e possiamo comprare anche il tuo shampoo.”
Le bastò il sorriso di Peter per sentirsi di nuovo bene.
Si sedettero in cucina a fare colazione.
“Tuo zio ha gradito i miei… come li aveva definiti? Manicaretti?” Danielle si pulì dallo zucchero a velo.
“Anche troppo! Stamattina ho trovato la teglia delle lasagne vuota!” Si lamentò Peter, divorando il terzo croissant: era parecchio affamato. Che avesse fatto anche lui sogni movimentati? Danielle scacciò subito quel pensiero, prima di arrossire immancabilmente al ricordo.
“Posso cucinarvene ancora, per me non c’è problema.” Si offrì, allegra.
“Mi stai viziando, Danielle.” Ecco che il Peter malizioso tornava all’attacco, con quella voce calda e sussurrata che la faceva letteralmente sciogliere.
“Mi piace farlo.” Un doppio senso non voluto e che ovviamente venne accolto con un’espressione divertita e furba da Peter.
“Posso viziarti un po’ io oggi? Me lo permetti?”
Non sapendo come rispondere, la buttò sullo scherzo? “Mi devo preoccupare?”
“Direi di no… non sono pericoloso, non troppo almeno. Niente posti isolati, tranquilla!” Ammiccò. Era davvero in forma quel mattino.
“Peccato.” Le scappò e, non appena se ne rese conto, cercò subito di rimediare. “Vado a lavarmi i denti così poi usciamo!”
Non aveva fatto che due passi, quando Peter la afferrò per la vita, trascinandosela in braccio.
“Non mi serve un posto isolato per baciarti, sai?” Le soffiò nell’orecchio, poi le lasciò un bacio all’angolo della bocca.
“Fai presto così prendiamo l’autobus delle nove.” La lasciò libera di rialzarsi dalle sue gambe.
Danielle si schiarì la voce e si tenne al tavolo, non fidandosi del suo equilibrio in quel momento. Peter le restituì un’occhiata impertinente: quel giorno l’avrebbe fatta morire, ormai ne era certa.
Cercò di sbrigarsi ma perse comunque un quarto d’ora: si spazzolò i capelli con cura, lasciando che ricadessero sulla schiena lisci e lucenti, si lavò i denti e decise anche di truccarsi un po’.
“Stavo per venire a cercarti, temevo…” Peter si bloccò e la guardò attentamente, poi sorrise. Aveva senza dubbio notato che si era truccata, per quanto lievemente, e aveva senz’altro capito che l’aveva fatto per lui.
Salirono sull’autobus di corsa ma poi Danielle si bloccò: non aveva chiesto a Peter se sarebbe rimasto in piedi al solito posto o se si sarebbe seduto con lei.
Si girò, a metà del corridoio, per guardarlo e lui capì. “Ci sediamo là?”
Le indicò i posti accanto all’uscita: un buon compromesso.
Danielle scivolò nel posto accanto al finestrino e Peter si mise accanto a lei.
“E’ strano essere qui, con te, accanto a te… di mattina oltretutto.” Osservò Danielle, sorridendogli felice ed emozionata.
Peter le sorrise e si fece pensieroso, improvvisamente. “Ricordi la sera del cambio d’autobus? Quando siamo dovuti scendere e prendere quello sostitutivo?” Le domandò.
“Certo che lo ricordo, sono finita seduta accanto a te!”
“Ho origliato la tua conversazione al telefono… ero curioso di conoscerti ma non me la sentivo di provare a parlarti.” Le confessò, guardandola con tenerezza.
“Me ne ero accorta sai? Avevo sentito che avevi fermato la musica.” Gli diede una leggera spinta con la spalla, ridendo.
“Ho sprecato troppo tempo, ma rimedieremo.” Le promise.
Quel giorno Peter non aveva indossato una delle solite felpe con il cappuccio ma il cappellino e la maglia a collo alto, sotto la giacca.
Quella maglia sarebbe stata d’impiccio se avessero… Danielle scacciò quel pensiero, perché stavano andando in centro per una passeggiata, non per appartarsi.
Il viaggio trascorse in un lampo mentre Danielle e Peter chiacchieravano e scherzavano.
“No, sul serio, Danielle. So che adori cucinare ma mi sembra di sfruttarti!”
“Ma non è vero! Lo faccio volentieri.” Soprattutto in quella cucina da sogno e soprattutto in attesa che lui mangiasse soddisfatto da ciò che lei gli aveva preparato.
“Almeno, permettimi di ricambiare. C’è qualcosa che posso fare per te?” Non c’era nulla di malizioso nel tono di Peter, era sorridente e rilassato, ma Danielle si sentì improvvisamente arrossire.
“Danielle… perché sei arrossita?” Le sorrise, un po’ sfrontato.
“Mi è venuto caldo.” Trovò una scusa, aprendo la giacca.
“Comunque pensaci, se posso fare qualcosa per te ne sono felice… qualsiasi cosa.” Ora era libera di fraintendere, il tono di Peter era troppo basso per non essere considerato sensuale.
“Magari non riparazioni da idraulico perché farei danni, però se devi sistemare qualcosa in casa o in giardino sono sempre disponibile.” Continuò, conservando quel luccichio strano nello sguardo.
Per quanto avrebbero resistito a flirtare in quel modo
“Ora che ci penso, è da tanto che volevo ritinteggiare la mia camera.” La visione di Peter in maglietta, tutto sporco di vernice, le strappò un sospiro involontario.
“Sai, a volte darei qualsiasi cosa per capire cosa stai pensando.” Le rivelò lui, guardandola incuriosito.
“Non ti perdi niente! Scendiamo alla prossima fermata?” Sviò l’argomento, grata di non essere la protagonista di uno di quegli urban fantasy in cui tutti hanno poteri soprannaturali, come la lettura del pensiero o delle emozioni.
“Non è che ti sto facendo perdere giorni di studio, vero?” Le domandò Peter, mentre si incamminavano nella via centrale.
“No figurati, ho gli ultimi esami tra due mesi. Andavo in biblioteca tutti i giorni per non stare a casa con Sabrina.” Non le stava mancando la sua solita routine, non da quando poteva trascorrere il tempo con Peter.
“Se non altro da quando c’è lei non hai più dovuto traslocare, giusto?” Osservò Peter, camminandole accanto, le mani infilate nelle tasche della giacca.
“Già… però non ho socializzato molto, troppo stanca di dover sempre dire addio a tutti. Ed è assurdo perché sapevo che avrei potuto scegliere di rimanere, in caso, trovandomi un lavoro. Forse pensavo che avrei scelto un altro luogo mio, considerando questa città come una di passaggio prima di trovare quella in cui sistemarmi.” Danielle diede voce a pensieri da troppo tempo accantonati.
“Hai ancora intenzione di andartene dopo la laurea?” Le chiese Peter, a bruciapelo.
“Non lo so… era tanto che non ci pensavo.” Lo guardò di sottecchi ma Peter aveva lo sguardo fisso sulla strada. Avrebbe voluto dirgli che non aveva più alcuna voglia di trasferirsi, non da quando aveva conosciuto lui, ma era troppo prematuro.
Piombò il silenzio per diversi minuti, finché Danielle non si fermò davanti ad un grande negozio di prodotti cosmetici.
“Lo shampoo.” Spiegò, fermandosi. “Vuoi aspettarmi o entri con me?”
Peter guardò oltre le pesanti porte di vetro, dentro quell’ambiente luminoso, troppo luminoso.
“Ti aspetto qui, se non ti spiace.”
“Non ti preoccupare, ci metto cinque minuti.” Danielle lo aveva immaginato, tutti quei faretti e quelle superfici a specchio non erano l’ideale per Peter.
“Posso aiutarla, signorina?” Una commessa le si accostò, mentre cercava nello scaffale il flacone giusto.
“No, grazie mille. Ho già trovato quello che cercavo.”
“C’è anche il balsamo o la crema ristrutturante, sono in sconto per questa settimana.”
Danielle era decisamente fuori allenamento, la commessa la sommerse di chiacchiere e riuscì a uscire solo dopo dieci minuti.
Guardò Peter, mortificata. “Scusami! La commessa non mi lasciava più andare!”
“Ti ho vista passare con lei da una corsia all’altra, infatti.” Le sorrise, divertito. Temeva si sarebbe infastidito per aver dovuto aspettare, come faceva sempre Riccardo.
“Se avessi dato ascolto a lei, avrei comprato mezzo negozio!”
“Però vedo che ti ha convinta a sufficienza.” Indicò la borsa di plastica con gli acquisti.
“Sì, lo so…” Abbassò gli occhi sospirando, da un lato si sentiva in colpa ma dall’altro si sentiva anche soddisfatta di aver acquistato finalmente qualcosa per se stessa.
“Vuoi darla a me?” Si offrì Peter, allungando una mano verso di lei.
“Oh, non ti preoccupare!” Ci mancava solo che lo sfruttasse per portarle le borse con gli acquisti!
“Non sbircio, promesso.”
“Non dicevo per quello! Non ho comprato niente di strano, era una profumeria non un…” E si bloccò quando si rese conto di ciò che stava per dire.
“Ah, quello è nella stradina in fondo sulla sinistra, se ti interessa.” Sogghignò lui.
“Intendevo un negozio di biancheria intima.”
“Sì, anch’io.” Ma da come incurvò le labbra, Danielle capì che avevano pensato alla stessa cosa.
“Sai cosa? Mi serve un libro!” Esordì, con fin troppa euforia, mentre Peter ancora la fissava divertito.
“Ok, andiamo.” Prima che riuscisse a fermarlo, le prese di mano il sacchetto e si incamminò.
Danielle scosse la testa e lo raggiunse, pensando che certe volte lui era davvero un mistero: un momento faceva il gentiluomo e insisteva per portare lui gli acquisti e quello dopo faceva allusioni maliziose e poi si incamminava senza nemmeno aspettarla.
Trascorsero quasi due ore in libreria. Peter le rivelò di essere diventato un lettore accanito, dopo l’incidente. Anche perché aveva trascorso molto tempo chiuso in casa, rispetto al passato.
“Mangiamo qualcosa?” Quando Peter lo propose, Danielle si scoprì sorprendentemente affamata.
Decisero di fermarsi in una piccola pizzeria al taglio, un po’ fuori dalle vie centrali: si sedettero in uno dei piccoli tavolinetti a disposizione e mangiarono, continuando a chiacchierare.
“Sei pronta per la sorpresa?” Le chiese, subito dopo pranzo.
Danielle annuì, illuminandosi in un sorriso che contagiò anche Peter. Lo seguì per diversi minuti, tra stradine che non conosceva, sentendosi comunque sicura al suo fianco.
“Siamo arrivati, vieni.”
“Andiamo al cinema?”
Danielle si guardò attorno, nel corridoio rosso tappezzato di locandine di film che avevano vinto Oscar in passato.
“Non proprio, è un cineclub. Fa rassegne a tema, solo per i soci.” Le spiegò, facendole strada verso un ufficio in fondo.
“E noi come…?”
“Ho lavorato qui, conosco il proprietario. Ti va una proiezione privata?” Un film proiettato solo per loro due? In una sala deserta? Danielle annuì frastornata.
Peter le chiese di aspettarlo mentre bussava alla porta dell’ufficio. Qualche minuto dopo ne uscì con un uomo affascinante, sui trent’anni, biondo e dal forte accento straniero.
“Lei è Danielle. Danielle, questo è il Signor Boni.”
Danielle si alzò per stringere la mano all’uomo.
“Chiamami pure Sebastian, cara. Dunque, cosa posso farvi vedere, ragazzi? Questo mese abbiamo la rassegna su Styles kunbrik, conoscete già qualche opera del maestro?”
Danielle si sentì come se fosse ritornata a scuola, interrogata alla cattedra dal suo professore di latino.
“Arancia meccanica e Lolita.” Sperò di non aver detto qualche eresia, perché era certa che il signor Boni l’avrebbe guardata con compassione se avesse confuso il regista dei film.
“Très bien, chérie.” Le sorrise.
Peter rilanciò. “Io ho visto 2001: Odissea nello spazio.”
Sebastian si massaggiò il mento, pensieroso, poi schioccò la lingua. “Entrambe le sale sono già predisposte per proiettare due film che non avete visto, quindi… sta a voi la scelta: in sala rossa Shining e in sala blu Eyes wide shut, il suo ultimo film.”
“Di Shining ho letto il libro.” Disse Peter.
“Allora sala blu?” propose Danielle, pur non conoscendo nulla dell’altro film.
“Per me va bene.” Peter fece spallucce.
Sebastian li guardò con un sorrisino strano, poi riprese la sua verve. “Buona visione!”
Lo ringraziarono ed entrarono nella sala, scostando i pesanti tendaggi.
“Wow.” Si meravigliò Danielle, quando scoprì che conteneva almeno duecento posti.
“Scegli tu dove vuoi sederti, la sala è tutta nostra!” Peter le sorrise, compiaciuto.
“Poi mi spieghi come hai fatto a convincerlo.” Danielle si diresse verso il centro.
“Siamo rimasti in buoni rapporti, gli è dispiaciuto quando me ne sono andato un anno fa, avevo trovato quel posto di magazziniere che sembrava a lungo termine, ma poi non mi hanno confermato.” Si sistemarono nella fila centrale, posti centrali.
“Potresti sempre chiedergli di tornare a lavorare qui, mentre cerchi un altro lavoro, no?”
Peter la fissò per un istante. “Magari ci provo.”
“Hai la vaga idea di che film abbiamo scelto?” domandò Danielle, quando si spensero le luci in sala.
“Assolutamente no!” Rise Peter.
“Uh, c’è anche Nicole Kidman!” Osservò Danielle, alle prime scene del film.
“Speriamo che stia tutto il tempo nuda.” Ribatté Peter.
Danielle gli tirò una gomitata, ridendo e scuotendo la testa.
Dopo qualche minuto Peter si allungò e le mise un braccio attorno alle spalle e iniziò a giocare con i suoi capelli, mentre seguivano il film.
Il film era molto particolare e la incuriosiva, ma il fatto che lui continuasse ad accarezzarle i capelli la distraeva.
Si era quasi decisa a rinunciare a seguirlo e tentare di distrarre Peter quando il commento di lui la bloccò. “Ah però! Bella festa.”
Danielle sgranò gli occhi, quando le donne disposte in cerchio si tolsero il mantello rimanendo nude ma, la scena clou ancora doveva arrivare.
“Oh santo cielo…” Sussurrò Danielle. “Ho scelto un film porno senza saperlo?”
“No, tranquilla. Ha decisamente troppo trama per essere un porno.” Rise Peter.
“Ah ora sì che posso stare tranquilla, visto che sei esperto!” Lo rimbeccò Danielle.
“Sei tu che hai scelto il film, ti ricordo.” Peter le tolse il braccio dalle spalle e continuò a seguire il film. Il momento giusto per il bacio era svanito.
“Allora, ragazzi, come è andata la visione?” Sebastian li accolse con un sorriso mentre si preparava a sistemare le sale per le proiezioni di quella sera.
“Molto… istruttivo!” commentò Danielle, con un sorriso imbarazzato.
“Sebastian, potrei parlarti un secondo nel tuo ufficio?” Peter aveva deciso di ascoltare il suo consiglio, se non altro.
Danielle affrontò l’argomento solo quando furono l’autobus di ritorno. Peter era rimasto taciturno.
“Come è andata con Sebastian, ti ha ridato il lavoro?”
“Sì, posso iniziare quando voglio nei prossimi giorni.”
“Non sembri molto entusiasta” osservò lei.
“Ci tenevo a farti una sorpresa ma non mi sembra che tu abbia gradito molto” ammise lui, con uno sbuffo frustrato.
“Il film non era molto il mio genere ma mi è piaciuta l’idea della proiezione privata!” lo rassicurò, con scarsa convinzione.
Peter la guardò, scettico. “Ti aspettavi che ti portassi lì solo per baciarti?”
“Certo che no!” le uscì un tono troppo stridulo e poco convincente. “Puoi fare quello che ti senti, senza farti condizionare da quelle che credi siano le mie aspettative.”
Peter chiuse gli occhi, scuotendo il capo. “Mi sono frenato non sai quanto, per non baciarti. Non volevo che tu pensassi che il cinema era solo una scusa per appartarci.”
Perché riuscivano sempre a fraintendersi, di continuo?
Danielle cercò le parole giuste, sperando di non fare ulteriori danni. “Lo apprezzo, credimi. Però mi sento confusa, a volte ti avvicini ma subito dopo mi tieni a distanza. E mi sento… rifiutata.” Danielle si sforzò di non guardarsi attorno, certa che sicuramente i passeggeri vicini stessero origliando.
Peter rimase in silenzio, visibilmente colpito dalle sue parole.
“Ieri notte ti ho sognata.” Raccontò improvvisamente, sorprendendola, poi si sporse per sussurrarle, al riparo da orecchie indiscrete. “E mi sono svegliato in uno stato pietoso, come un ragazzino in piena tempesta ormonale. Se tu vuoi che ti mostri quanto ti desidero, Danielle, lo farò con vero piacere e sollievo.”
Danielle fremette, desiderando che il viaggio trascorresse in un lampo per rimanere sola con lui.
Peter si allontanò di qualche centimetro per fissarla intensamente, mentre spostava indietro la visiera del suo cappellino.
“Ceni con me stasera?” Le sussurrò, carezzandole una guancia con il pollice.
Danielle era completamente ammaliata dai suoi occhi, dalla sua voce, dal suo profumo e dalle sue carezze, perciò non riuscì a fare altro che annuire debolmente.
Peter, incurante dell’autobus affollato, la baciò lentamente e profondamente.
Meglio tardi che mai, decisamente. Le erano mancate da morire le sue labbra, il suo sapore, come le massaggiava la nuca mentre la baciava.
Sospirarono insieme quando si staccarono e rimasero fronte contro fronte, in silenzio.
“La prossima volta che penso di fare bene a tenere le distanze e ti faccio sentire rifiutata, per favore, saltami addosso, così recepisco il messaggio.” Le sussurrò, sorridendo.
Danielle ridacchiò e pensò che fosse meglio testare subito la veridicità di quell’offerta, perciò ricominciò a baciarlo, allacciandogli le braccia dietro al collo.
“Quanto manca all’arrivo?” Ansimò Peter poco dopo.
Danielle prese un respiro e si girò per guardare fuori dal finestrino. “Ancora mezz’ora. E ci stanno guardando tutti.” Notò che qualcuno le sorrideva: la signora gentile che si era seduta accanto a lei qualche volta.
“Possiamo farcela.” Peter si ricompose e sistemò la visiera del cappellino di nuovo in avanti.
“Casa tua o casa mia?” Domandò Danielle.
Un uomo, seduto nei posti dietro di loro, si schiarì la voce e Peter scoppiò a ridere.
“Che ho detto?” Si meravigliò Danielle, guardandolo perplessa.
Peter si avvicinò per sussurrarle: “So che parlavi della cena, però il signore qui dietro ha pensato che tu ti stessi informando su dove fare sesso.”
“Oh.” Doppio senso involontario, ma che fece ridere entrambi.
“Comunque direi da me, sono rimaste ancora un sacco di cose dall’ultima volta.”
Danielle annuì e poi rise, chinandosi a spiegarne il motivo a un perplesso Peter.
“Ho visto la faccia che ha fatto il signore qui dietro, stava ancora pensando male.”
Quando scesero dall’autobus, stavano ancora ridendo tra una battuta e l’altra. Peter afferrò i sacchetti degli acquisti in una mano, porgendole l’altra perché la allacciasse alla sua.
“Entriamo un attimo in casa, così lascio il sacchetto?” propose, arrivando vicini all’auto di Peter, parcheggiata nel suo vialetto.
Peter la seguì in silenzio, fino alla porta della sua camera. “Resti a dormire da me?”
“Preparo una borsa, allora.” Gli sorrise, felice della proposta.“Tuo zio?” Domandò Danielle, quando entrarono a casa di Peter, dove era tutto buio e silenzioso.
“Fa sempre tardi e a volte nemmeno torna a dormire: è un ottimo coinquilino, quasi non ci si accorge di lui.”
Se da un lato poteva essere positivo, dall’altro era anche molto triste, pensò Danielle. Si accorsero presto che zio John non era stato poi così assente, visto che di tutti i contenitori di cibo ne era rimasto soltanto uno.
“Domattina potrei usare di nuovo questo splendore di cucina.” Si offrì Danielle, gli occhi che già le brillavano.
“Non sarò certo io a dirti di no, adoro tutto ciò che cucini.” Stava rischiando di abituarsi troppo a quei complimenti, però le facevano enormemente piacere.
Mangiarono velocemente. Peter non le toglieva gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
Quando si alzarono entrambi, per sparecchiare, e si trovarono a un passo di distanza, la tensione accumulata scoppiò. Si ritrovarono a baciarsi, d’impeto.
“Dimmelo pure che sono un idiota, lo merito. Avrei potuto passare tutto il giorno a baciarti.” Ansimò nel suo orecchio, baciandole il collo.
“Sei un idiota.” Risero entrambi, poi ripreso a baciarsi.
“Vedo che siete già al dessert!” Entrata ad effetto di zio John.
Danielle e Peter si staccarono, girandosi verso John che li fissava divertito, accanto a una giovane donna molto attraente.
“Vorrei presentarvi Karen, una mia… collega.”
Danielle fu la prima a riscuotersi, tendendo una mano per presentarsi.
“Quello silenzioso è mio nipote Peter.” Aggiunse John e Danielle si gelò, notando come Karen stava fissando Peter, curiosità e compassione trasparivano dai grandi occhi chiari della donna, avvolta in un tailleur lilla.
“Noi andiamo di sopra.” Furono le uniche parole che pronunciò Peter, prima di prendere per mano Danielle e trascinarla via.
“Peter, sei stato un po’ scortese.” Gli fece notare, una volta chiusi nella sua stanza.
“Non sopporto chi mi fissa.” Sbuffò, sedendosi sul letto.
“Stava fissando tutti e due! Ci hanno beccati in cucina a limonare!” Cercò di convincerlo.
“Può darsi.” Peter le stava dando ragione solo per chiudere l’argomento ma Danielle non voleva discutere.
“E’ la prima volta che porta una donna a casa?” Chiese, sedendosi accanto a lui.
“No, ma di solito non me le presenta. Penso che l’abbia fatto perché c’eri anche tu.”
“Direi che rimaniamo qui in camera, ormai. Vado un secondo in bagno.”
Danielle sorrise davanti allo specchio alla visione dei suoi capelli scompigliati. Quando tornò in camera, scoprì che Peter si era cambiato con una maglietta e un paio di pantaloni della tua.
Prima di raggiungerlo sul letto, Danielle si tolse le scarpe, sotto lo sguardo vigile e attento di Peter.
“Cosa stavamo dicendo prima di essere interrotti?” le chiese, posandole una mano sul fianco per avvicinarla. Iniziarono a baciarsi, lentamente ma profondamente, abbandonandosi completamente l’uno all’altra.
Uno strano cigolio insistente, distraeva Danielle mentre Peter le baciava il collo.
Poi arrivò l’urlo. “Oh, John. Sì! Così!”
“Oh santo cielo.” Sussurrò Danielle.
“E bravo zio John!” Commentò Peter, rotolando di schiena accanto a lei, ridendo ormai apertamente.
“Karen avrebbe un futuro nel mondo del porno, penso che la stiano sentendo anche i vicini.”
Mentre cigolio e urletti continuavano imperterriti, insieme alle risate di Peter, Danielle si sedette.
“Vado a mettermi il pigiama, sperando che intanto Karen perda la voce.”
Peter la bloccò, impedendole di allontanarsi dal letto. “Te lo metto io il pigiama.”Juvia-chan♡
×spazio me×
Ricordate quando ho detto Aggiornerò forse venerdì.
Ecco SCHERZAVO .
MI ÈMPRESO IL PAZZO,E HO POSTATO ORA.
SPERO VI PIACCI IL CAPITOLO♡
Scusate eventuali errori♡Non so perchè la bella citazione di diprè,non lo soo HAHAHAHAHAAH♡
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<Il treno dell'amore>
RomanceUn autobus, una ragazza sola che compie ogni sera lo stesso tragitto ma forse qualcosa sta per cambiare... Poi c'era lui, il ragazzo misterioso. Cappuccio sempre in testa e cuffie nell'orecchio, non si sedeva mai ma saliva e si posizionava accanto a...