Sexy

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Sorpresa dalla proposta, Danielle rimase a fissarlo un momento di troppo: nella luce fioca dell’abat-jour, le ombre si riflettevano senza pietà alcuna sulla sua cicatrice a perenne memoria del tragico incidente.
Quando lo sguardo di Peter si incatenò al suo, lei ci vide passare un’ombra e capì di aver fatto trasparire troppo facilmente i suoi pensieri. Non voleva che lui si cedesse alla vergogna o alla tristezza, così si sporse a baciarlo, d’impeto.
Peter la assecondò ma rimase cauto, seguiva i suoi movimenti ma non si stava lasciando andare.
Non volendo forzare la mano, Danielle si limitò a sussurrargli: “Allora, questo pigiama?”
Temeva che il suo cuore l’avrebbe smascherata, correva come un matto, pompando sangue anche al suo viso che si colorava di rosso nell’attesa.
Però funzionò: Peter la attirò a sé portandosela in braccio, cavalcioni sul suo grembo.
“Con che pigiama dormi?” Le domandò, con un sorriso furbo. “Sottoveste di raso e pizzo?” Le sue mani le massaggiavano i fianchi, risalendo sotto la maglia. 
“Come se qualcuno potesse usarla davvero per dormire.” Scherzò Danielle, rimanendo subito senza fiato quando le mani di lui le accarezzarono la pelle nuda della schiena. “E tu… come dormi, Peter?” “Lo sai. Ho sempre caldo.” Le lasciò un bacio sulla gola, mentre le sue mani scivolano in avanti a sfiorarle il ventre.
Danielle chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dalle sensazioni che il tocco di Peter le stava donando.
“Alza le braccia…” Le sussurrò, scostandosi appena.
Danielle lo guardò per un breve istante, occhi negli occhi, riuscendo ad avere un dialogo molto più intenso che a parole. Poi scacciò l’imbarazzo e alzò le braccia, lasciando che lui le sfilasse la maglia.
Ritrovandosi solo in reggiseno, istintivamente si coprì con le braccia, con pudore.
“Non coprirti, Danielle. Lasciati guardare.” Danielle sospirò e allontanò le braccia.
 “Sei… bellissima.” Peter la fece scivolare giù dalle sue gambe. 
Perché la stava allontanando? Lo guardò con espressione dubbiosa ma lui le sorrise.
“Tocca ai pantaloni, no?” 
Danielle rimase per alcuni secondi a squadrarlo, certa che non fosse quella l’unica motivazione, poi si alzò e si lasciò guidare davanti a lui.
“Peter… va tutto bene?” Domandò, un po’ titubante.
“Benissimo.” Le soffiò, baciandole la pancia, vicino all’ombelico.
Ogni dubbio fu presto accantonato, sostituito da brividi e sospiri. Quasi le cedettero le ginocchia quando sentì le mani di Peter sfilarle anche i pantaloni.
Erano anni che non rimaneva in biancheria davanti a un ragazzo ma si sentiva in egual modo imbarazzata ed eccitata. 
Peter accompagnò i pantaloni fino alle caviglie, con lentezza esasperante, mentre Danielle ringraziava tutti i santi del paradiso di aver fatto la ceretta.
Le sfilò i calzini, uno per volta, indugiando a massaggiarle le caviglie, poi finalmente rialzò il viso verso di lei: in piedi mezza nuda davanti a lui.
Si sentiva sotto esame mentre Peter rimaneva in perfetto ed esasperante silenzio. La guardò con estrema lentezza, risalendo con le mani a sfiorarla con delicatezza dai polpacci, alle ginocchia, fino alle cosce per poi posarle sui suoi fianchi. Poi si alzò in piedi di fronte a lei e la guardò negli occhi.
“Mi lasci senza parole. Sei meravigliosa.” Le passò una mano dietro alla nuca e la avvicinò a sé per baciarla, di nuovo con quella bruciante e incontrollata passione.
Danielle si alzò in punta di piedi e si attaccò alla maglietta di Peter per non perdere l’equilibrio, ricambiando il suo bacio.
La mano rimasta sul suo fianco iniziò a salire, centimetro dopo centimetro, causandole la pelle d’oca.
Voleva sentirlo, doveva sentire la sua pelle nuda.
Danielle lasciò andare i lembi di stoffa che stringeva tra le mani e le avvicinò all’orlo della maglietta di Peter, cercando di sollevarla.
Lui, invece di collaborare, chiuse una mano sul suo seno, facendola gemere sulle sue labbra.
La stava distraendo: ne ebbe la conferma quando tentò di alzargli la maglietta per la seconda volta.
“Peter…” 
Finalmente si staccò e la guardò negli occhi, con espressione tormentata.
“Danielle… non è un bello spettacolo.” I suoi occhi si posarono altrove mentre lo diceva.
“Pensi che io non mi stia vergognando, qua mezza nuda?” Gli accarezzò lievemente la guancia, girandogli il viso per guardarlo negli occhi.
“Tu non hai proprio nulla di cui vergognarti.” Le disse, chiudendo gli occhi per sfuggire il suo sguardo.
“Per me sei splendido, Peter. E io voglio sentirti.” Sussurrò, dando voce al suo cuore e al suo istinto.
Peter gemette e annuì, riaprendo gli occhi. Lasciò che lei gli sfilasse la maglietta, continuando a tenere gli occhi incatenati ai suoi.
Danielle aveva già visto di sfuggita il suo torace e sapeva di non dover lasciar trasparire nessuna reazione perché lui l’avrebbe interpretata male.
Le occorreva un diversivo, perciò si portò una mano dietro alla schiena e sganciò il reggiseno.
Peter alzò un sopracciglio e Danielle fece scivolare via prima le spalline e poi le coppe, per poi abbandonarlo sul pavimento, prima di ripensarci.
Aveva scommesso che lui non avrebbe resistito ad abbassare lo sguardo e così fu. Questo le diede pochi ma importanti secondi per registrare la grandissima bruciatura che gli ricopriva il fianco destro, mentre lui era distratto. La cicatrice del viso andava a morire poco sotto la scollatura della maglia ma non era nulla confrontato alla bruciatura e alle piccole cicatrici sparse ovunque: doveva essere stato infilzato da numerosi pezzi di lamiera e da schegge di vetro. Gemette involontariamente a quella consapevolezza ma il gemito le morì sulle labbra di Peter, che si era avventato a baciarla, trascinandola sul letto.
Danielle ci mise qualche istante a ritornare nella loro bolla di passione, lasciando libera solo una piccola lacrima.
Peter non si accorse di nulla e quando lei lo strinse forte, pensando all’inferno che lui doveva aver passato, la scambiò per passione e la baciò ancora più profondamente.
Sentire il suo torace caldo contro il suo seno le donò una sensazione così intima e meravigliosa da farle allontanare presto i pensieri tristi.
“Tu vuoi farmi morire…” ansimò lui, stendendosi sopra di lei.
Danielle sentì il corpo di Peter a completo contatto con il suo, il suo bacino tra le sue gambe e comprese meglio le sue parole.
Tornarono a baciarsi ma vennero presto distratti da una nuova performance vocale di Karen.
Al secondo “John, Oh mio Dio!” Peter si staccò da lei e sbuffò, contrariato. “Perché diavolo non siamo rimasti a casa tua?”
Danielle rise, non sapendo come altro reagire: quella situazione era totalmente assurda.
“Se busso contro la parete mi sentono?” Le domandò, con una smorfia scocciata.
“Non potranno andare avanti tutta la notte, no?” La resistenza di John doveva avere un limite, si augurava.
“Spero proprio di no.” Osservò Peter guardando il muro dietro di loro, poi abbassò lo sguardo su di lei: i capelli sparpagliati sul cuscino, sorridente e a seno nudo sotto di lui.
“Sei una visione.” Sospirò, alzando una mano per disegnare con l’indice il contorno del suo seno destro.
Danielle socchiuse gli occhi, inarcando leggermente il bacino.
Mentre Peter la accarezzava, ignorò persino i cigolii e il rumore della testiera del letto nella stanza accanto che cozzava contro la parete in comune.
“I miei sogni non ti rendevano minimamente giustizia.” Peter sembrava perso in contemplazione, inginocchiato tra le sue gambe.
L’occhio di Danielle cadde tra le gambe di Peter, dove i pantaloni della tuta nulla potevano nascondere e, anzi, sembravano chiedere pietà.
“John!” Urlò Karen, distogliendo Danielle dai suoi pensieri.
“E siamo a due. Al terzo orgasmo crolla la casa, di questo passo.” Fu il placido commento di Peter, un po’ infastidito ma ormai rassegnato.
“Cosa dicevi dei sogni?” Domandò Danielle, sperando non sarebbero stati nuovamente interrotti.
Peter tornò a sdraiarsi su di lei e il contatto tra i loro bacini fece sfuggire un gemito a entrambi.
“Hai popolato i miei sogni, piccola cenerentola… completamente nuda.” Le mordicchiò il collo, muovendosi leggermente contro di lei.
“Cosa… hai… sognato?” Lo interrogò Danielle, ribollendo di desiderio e frustrazione: quel contatto così intimo tra di loro la stava facendo impazzire.
“Nel mio sogno eri tu a urlare il mio nome.” Rise, contro il suo collo.
“Anch’io ti ho sognato.” Ammise Danielle, pentendosene dopo un istante.
“E cosa hai sognato?” Le chiese, suadente, muovendo il bacino mentre faceva scendere una mano a carezzarle una coscia.
“Più o meno… questo. E qualcosa di più…” confessò Danielle.
“Uhm… Danielle…” Quel gemito sul suo collo la fece impazzire, così come la lingua di lui che le lambì il lobo dell’orecchio, mentre la sua mano le allargava la gamba destra per carezzare l’interno coscia.
Non fecero più caso ai rumori della stanza accanto, né all’imbarazzo o ai tristi pensieri del passato. 
L’unica cosa che Danielle sentiva erano le mani di Peter che la accarezzavano.
Si lasciò andare al suo tocco, così come lui si arrese a lei, quando lei lo spinse di schiena sul materasso e si chinò a baciare ogni piccolo o grande segno che gli deturpava non solo il torace ma anche l’animo.
Si scoprirono e si lasciarono scoprire, con dolorosa e piacevole lentezza. Con titubanza e un po’ di imbarazzo ma anche con delicatezza e passione.
Sapevano entrambi che se avessero fatto tanto di rimanere entrambi completamente nudi, nulla li avrebbe fermati ma non era ancora il momento. Per quanto desiderio avessero, l’uno dell’altra, fare l’amore avrebbe avuto troppi significati, tutti quelli che la parola amore può contenere.
Sperimentarono comunque un nuovo grado di intimità, che andava aldilà del piacere fisico. 
A Danielle sembrava di sentire ancora sulle labbra la pelle martoriata della bruciatura e delle cicatrici. Lo aveva sentito tremare, mentre lei cercava di allontanare con i suoi timidi e lievi baci un po’ del tormento che quei segni nascondevano, ben al di sotto della superficie visibile.
Rimasero stretti in un abbraccio, ancora ansimanti e accaldati.
“Vado un secondo in bagno…” Peter le lasciò un bacio a fior di labbra, prima di alzarsi.
Si infilò la maglietta e le lanciò un ultimo sguardo, ancora carico di desiderio. “Torno subito, ricordati che devo ancora aiutarti con il pigiama.”
Danielle sorrise e annuì. Rimasta sola, si avvicinò alla sua borsa e cercò il pigiama, salvo poi sbuffare perché aveva scelto di fretta proprio quello meno sexy e più rovinato.
Ci pensò per qualche istante poi osò aprire un paio di cassetti finché non trovò quello delle magliette.
La infilò pochi istanti prima che Peter tornasse.
“Ehi, mi aspettavo di trovarti nuda!” La rimproverò, sorridendole.
“Ho trovato un nuovo pigiama!” Gli sorrise, soddisfatta.
Peter la guardò, sul volto un’espressione divertita.
“Ti sta molto bene e, a dirla tutta, vederti la mia maglia addosso è ancora più sexy di raso e pizzo.” Dichiarò, sfilandosi di nuovo la maglia, prima di avvicinarsi al letto.
Un piccolo muro era stato abbattuto, Peter si era spogliato senza tentennamenti e Danielle non poteva che esserne soddisfatta e felice.
“Posso andarci così in bagno o rischio di incontrare i due amanti focosi?” Il buon umore di Danielle era quasi palpabile.
“La camera di John ha il bagno interno, vai tranquilla. Però torna presto!”
Danielle continuò a sorridere e fu con così che si trovò riflessa nello specchio del bagno. Da quanto tempo non vedeva il suo volto così acceso di vita?
Si sistemò in pochi minuti, correndo di nuovo in camera.
“Bentornata!” Peter la accolse con un sorriso enorme, trascinandola con lui sotto le coperte.
“Temevo di incontrare Karen!” Ridacchiò Danielle, accoccolandosi contro di lui.
“Uh, hai i piedi freddissimi!” Sobbalzò.
“Scusa!” Danielle si ritrasse subito.
“No no, resta. Mettili tra le mie gambe, te li scaldo.” 
La invitò a braccia aperte, dove Danielle si risistemò di buon grado. Si strinse a lui, avvertendo il calore della sua pelle nuda.
“Peter, posso farti una domanda?”
“Certo.” Rispose, senza esitazione alcuna.
“Quel taccuino che avevi sempre sull’autobus… è il tuo diario?” Gli domandò, un po’ansiosa.
“Non proprio.” Peter tacque per un istante, combattuto. “Sono appunti.”
“Appunti per cosa?” Danielle alzò il viso per guardarlo, incuriosita.
“Un… racconto.” Lui si schiarì la voce, guardando altrove.
“Stai scrivendo un libro?” Danielle si alzò sui gomiti, sorridendo e cercando gli occhi di Peter.
“No, no, figurati! Prendevo appunti sui passeggeri dell’autobus, immaginando le loro storie.” Le spiegò, invitandola a tornare tra le sue braccia.
Danielle tacque per qualche istante, disegnando cerchi con l’indice attorno all’ombelico di Peter.
“Quindi anche su di me?” Domandò poi, non resistendo alla curiosità.
“Soprattutto su di te… in realtà.” La strinse per un attimo più forte a sé, come se temesse di averla fatta scappare.
“E cosa avevi immaginato?” Danielle alzò il viso ma lui continuò a fissare il soffitto.
“Sembravi sempre pensierosa e un po’ triste, come spenta. Immaginavo che qualcuno ti avesse ferita, un fidanzato traditore o delle amiche doppiogiochiste… oppure un lutto, una separazione. Ma più di tutto, mi distraevo a pensare a come farti sorridere. Non c’era più la fantasia, non immaginavo un nuovo incontro nella tua vita, desideravo essere io quell’incontro, quello che ti avrebbe riportato il sorriso.”
Finalmente abbassò lo sguardo, ricevendo in cambio esattamente quel sorriso che aveva tanto sperato ridonarle.
“Dovresti scrivere un romanzo, dico sul serio. Su quello che vuoi. Sai leggere le persone e sei sensibile, Peter, anche se tu credi il contrario.” Danielle gli lasciò un bacio sul torace, all’altezza del cuore.
“Vorrei scriverlo su di te. Perché quando penso a te, le parole scorrono a fiumi e non riesco quasi a fermarle. Vorrei scrivere dell’autobus, dove ti ho incontrata, per caso o per destino.” Le diede un bacio sulla punta del naso.
“Fallo. Scrivilo.” Lo spronò, con convinzione.
Peter ci pensò su qualche secondo. “La ragazza dell’autobus… suona bene come titolo?” Sorrise, trascinandola completamente su di sé.
“Oppure potresti chiamarlo Linea 97, in fondo è l’autobus il vero protagonista.”
“Mi piace… Bene, sei assunta come mia agente!” Scherzò Peter, avvicinando la bocca per baciarla.
“Aspetta, aspetta, non dovremmo parlare del mio contratto? Com’è la paga?” Lo fermò, sorridendo divertita.
“Per ora è in natura. Sono uno scrittore spiantato.” Rise di gusto.
“Accetto. Mi affascinano gli scrittori spiantati.” Fu Danielle a cercare di baciarlo e Peter a interromperla.
“Perché usi il plurale? Voglio l’esclusiva!” Si lamentò, pizzicandole un fianco.
“Tranquillo, non diffonderò le tue idee… sei geloso di quelle, no?” Danielle attese la risposta con il cuore in gola, quel gioco era divenuto molto più rivelatore di quanto preventivato.
“No, sono geloso di te.” 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 22, 2017 ⏰

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