La Sua Cenerentola♡

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Cenerentola?”
Danielle aprì gli occhi al suono della voce di Peter e alla sua lieve carezza sul viso.
“Mi dispiace svegliarti ma la matrigna cattiva ha già chiamato quattro volte, non sapevo se potevo rispondere.” Le spiegò, sorridendole.
Danielle emise un suono indistinto, a metà tra un gemito di frustrazione e il segnale di aver compreso. Le doleva ogni parte del corpo, a causa della febbre, e si sentiva la gola bruciare.
“Che ore sono?” Sbadigliò, coprendosi la bocca con il dorso della mano mentre tentava di stirare i muscoli della schiena e delle braccia.
“Le otto. Buongiorno.”
Quando si era addormentata, Danielle aveva temuto che l’indomani Peter si sarebbe pentito di averle confessato la sua storia e di essersi lasciato andare fino alle lacrime, perciò, trovandoselo di fronte sorridente come mai prima, si sentì sollevata.
“Buongiorno.” Gli sorrise di rimando, incatenando lo sguardo al suo.
C’era nell’aria quell’intimità rilassata e complice tipica del risveglio di una coppia, anche se il loro coinvolgimento fisico si era limitato ad abbracci e carezze sul viso. Non si erano nemmeno baciati ma avevano dormito insieme, Danielle non aveva mai trascorso la notte accanto a un ragazzo, nemmeno Riccardo.
“Come ti senti?” La scrutò premuroso, inginocchiandosi nel letto e avvicinandosi per passarle una mano sulla fronte.
“Un po’ distrutta.”
Peter era già vestito ma lei desiderò che tornasse sotto le coperte con lei, chiudendo al di fuori del piumone il mondo circostante e i problemi.
“Ti è tornata un po’ di febbre, temo. Colazione e medicina, che dici?” Si stava prendendo cura di lei, come nessuno aveva mai fatto prima.
Perfino da bambina si era dovuta curare da sola quando stava male, l’idea che qualcuno potesse occuparsi di lei la riempiva di gioia e tenerezza.
In quel momento il suo cellulare riprese a vibrare sul comodino e Danielle sbuffò, afferrandolo con aria esasperata. Perché dovevano rovinare il suo unico momento di serenità?
“Pronto.” Afferrò saldamente le lenzuola, pronta ad assorbire le imprecazioni di Sabrina, che urlava e parlava a velocità così elevata da permetterle di comprendere solo brandelli di conversazione: qualcosa riguardo al suo letto vuoto e intatto, all’ingratitudine, all’incoscienza fino ad arrivare al ricatto.
“Se non torni a casa entro dieci minuti dirò a tuo padre che stai fuori tutte le notti e che frequenti cattive compagnie.”
Danielle si stava trattenendo come mai prima ma il fatto di trovarsi lontana e in compagnia di qualcuno che la sosteneva, la rese più coraggiosa.
“Ho avuto la febbre alta stanotte e non potevo certo muovermi in queste condizioni.” Sibilò contrita.
L’invettiva di Sabrina ricominciò, ancora più feroce, ma Danielle smise di ascoltare dopo le prime parole: “Non me ne frega niente”.
“Che ti ha detto?” Chiese Peter, il viso contratto e serio.
Danielle sussurrò: “Che non le interessa.”
Fu allora che lui allungò una mano verso il suo telefono e la soprese così tanto che lei glielo cedette quasi di riflesso.
“Sono Peter Boni (cofnome a casissimo)e sono un amico di Danielle. Voglio sperare che fingerà, per buon gusto se non altro, di avere a cuore la salute della figlia di suo marito. Danielle ha avuto la febbre molto alta e sta ancora male, non l’avrei fatta uscire per nessun motivo. Appena starà meglio tornerà a casa, per riposare. Buona giornata, signora.”
Peter attese qualche secondo, in attesa forse di una replica, poi chiuse la conversazione e riconsegnò il cellulare a un’attonita Danielle.
“Facciamo colazione? Ce la fai ad alzarti?” Le domandò, in piedi accanto al letto, come se nulla fosse successo.
“Io...” Danielle scosse la testa per riprendersi dalla sorpresa. “Credo di sì.” Si sedette sul bordo del letto, uscendo dalle lenzuola; la maglietta, arrotolata verso l’alto nel sonno, le lasciava scoperte completamente le gambe.
“I miei vestiti?” Domandò, mentre Peter le stava già passando il paio di pantaloni della tuta che non era riuscita a trovare la notte precedente.
“Sai, questa stanza avrebbe bisogno di un po’ di ordine.” Lo punzecchiò, mentre si vestiva.
Peter scacciò l’idea con un cenno eloquente della mano. “Nel mio disordine organizzato trovo tutto.”
“Disordine organizzato, eh?” Rise, prendendo il paio di tubolari che lui le stava porgendo.
Indossare gli abiti di Peter le stava piacendo più di quanto avrebbe mai creduto, ed era una novità.
Danielle non era mai stata quel tipo di ragazza che rubava le felpe al proprio fidanzato per farne sfoggio o per sentirlo sempre con sé, Riccardo le aveva lasciato quella con il suo numero della squadra inciso sul retro ma Danielle non l’aveva mai indossata.
C’era qualcosa di morbosamente giusto nel sentirsi addosso l’odore di Peter, nell’avvolgersi di stoffa che aveva avvolto anche lui.
“Ok, cosa offre la dispensa?” Danielle si alzò troppo in fretta e barcollò lievemente per un capogiro dovuto all’improvvisa debolezza.
“L’avevo detto io…” Sospirò Peter, prima di prenderla in braccio a sorpresa.
“Peter!” Esclamò Danielle mentre lui, incurante, aveva già oltrepassato la porta.
“Posso camminare! Mettimi giù, dai! Sono pesante!” Protestava, senza però divincolarsi, temendo di rendergli ancora più faticosa la discesa dalle scale.
“Shhh, tranquilla.” Le sussurrò lui, direttamente all’orecchio, tacitando ogni sua protesta e risvegliandole mille brividi e sensazioni sopite.
La lasciò scendere solo una volta arrivati in cucina.
“Temo di non avere quasi nulla in casa, mi spiace.” Si scusò, aprendo un’anta quasi vuota della dispensa.
“Latte?” Domandò Danielle.
Peter aprì il frigo e scosse il capo. “Deve averlo finito John, come sempre.”
“Tè?” Danielle si alzò in punta di piedi per prendere la confezione che vedeva far capolino dalla mensola. Percepì Peter spostarsi alle sue spalle, il suo respiro tra i capelli. Si schiarì la voce prima di chiedere. “Biscotti… ce ne sono?”
Peter le lasciò una lieve carezza sulla schiena, attraverso la pesante stoffa della felpa, Danielle ne percepì lo stesso il calore, come se le mani di Peter si fossero posate direttamente sulla sua pelle nuda.
“Una specie.” Peter aprì un’anta, scovando un pacco di biscotti integrali dall’aspetto poco invitante.
“Marmellata?” Danielle non si scoraggiò.
Peter si allontanò da lei per aprire il frigo. “Un po’, alla ciliegia.”
Ciliegia. Di nuovo. Danielle cercò di mantenere un minimo di contegno.
“Ok, scalda l’acqua, io spalmo i biscotti.” Cercando di non pensare ai baci al sapore di ciliegia, aggiunse mentalmente tra sé.
“In che senso spalmi i biscotti?” Peter la guardò divertito.
“Lo facevo sempre da bambina! Quando mio padre sbagliava e comprava biscotti dietetici e insapore, ci spalmavo uno strato di marmellata o cioccolata e li univo come se fossero un sandwich.” Spiegò, come se fosse ovvio.
“Ok, mi fido.” Peter si illuminò in un sorriso.
Si sedettero a fare quella colazione improvvisata, sorridenti come se fossero appena entrati in una pasticceria. I biscotti erano un po’ stantii ma la marmellata in abbondanza migliorava il sapore.
“Tutto bene?” Peter la risvegliò dai suoi pensieri.
“Stavo pensando che dovrò tornare a casa tra poco.”
“Per rivedere tuo padre.” Peter non aveva avuto bisogno di domandarlo, sapeva già la risposta.
“Già, anche se non ho idea di cosa potrà inventarsi Sabrina per farmela pagare.” Sospirò, bevendo l’ultimo prima di mettere a lavare la tazza.
“Vuoi… che ci parli io? Con tuo padre intendo…” L’offerta di Peter la spiazzò, lasciandola senza parole.
“Non…” Danielle prese un respiro. “Non vorrei metterti in una situazione imbarazzante.”
“Credimi, sono ben poche le cose che mi imbarazzano.” Le sorrise in modo strano, in quel modo che ormai aveva etichettato “del vecchio Peter”, un po’ sfrontato e malizioso.
“Intanto salgo a prendere la medicina e a vestirmi.” Evitò l’argomento, non sapendo come rispondergli.
“Danielle?” Peter la chiamò, prima che lei uscisse dalla porta della cucina.
Quando si girò, se lo trovò già a due passi, vicinissimo.
“Ti è rimasta un po’ di marmellata.” Scissa tra l’impulso di pulirsi la bocca e il desiderio che fosse Peter a farlo, Danielle rimase immobile per un breve istante.
Peter si piegò su di lei e posò le labbra esattamente all’angolo della sua bocca.
Danielle sentì il suo respiro caldo sfiorarla, le labbra morbide posarsi sulla sua pelle mentre tutto il resto perdeva connotazione e colore. Odore di ciliegia e profumo di Peter.
Chiuse gli occhi, vinta dall’emozione. Il tempo si era fermato, lasciandoli lì in piedi sulla soglia della porta.
Peter si staccò solo di pochi centimetri, rimanendo vicinissimo. “Mia madre appendeva sempre il vischio a questa porta.” Le sussurrò, investendola ancora con l’odore di ciliegia e facendole riaprire gli occhi, desiderosa di perdersi nel verde dei suoi.
“Profumi di ciliegia.” Sussurrò Danielle, persa ormai in un mondo dove le percezioni erano completamente in balia del ritmo accelerato del suo cuore e del respiro.
“Anche tu.” Le rispose Peter, posandole una mano sul fianco.
“Ti piace?” Conversazione surreale per un momento altrettanto surreale.
“Dipende.” Ogni respiro di Peter le faceva agognare sempre più le sue labbra.
“Da… cosa?” Si ritrovò quasi ad ansimare.
“Da come lo posso assaporare.”
Danielle stava decisamente andando a fuoco e non più a causa della febbre.
“Sui biscotti com’era?” Stette al gioco, facendo mezzo passo verso di lui. Tra i loro corpi non c’erano che pochi centimetri.
“Buona… ma…”
“Ma…?” Danielle lo incoraggiò, deglutendo nervosamente.
“Mi stavo chiedendo come fosse assaggiarla in altri modi.”
Una lenta tortura, se non l’avesse baciata entro cinque secondi lo avrebbe fatto lei, aggrappandosi al suo collo disperatamente.
“Quali?” Un sussurro impercettibile, come un sospiro spezzato.
In risposta, le labbra di Peter incontrarono le sue. Erano calde e morbie e Danielle si strinse a lui, di riflesso. Poi socchiuse la bocca, pronta ad approfondire quel bacio così a lungo desiderato, ma Peter si limitò a succhiarle il labbro inferiore, prima di staccarsi.
La guardò per un istante, il marrone che venava le sue pupille sembrava sovrastare il verde per quanto si erano scurite, poi le posò le labbra sulla fronte. “Scotti di nuovo, devi prendere la medicina.”
Danielle lasciò a malincuore il mondo dei pensieri e delle ciliegie, quel mondo che l’aveva fatta fremere e sospirare di nuovo dopo anni. Non aveva mai desiderato così intensamente un bacio, nemmeno quando si era trattato del suo primo bacio.
Quello con Peter sarebbe stato un perfetto primo bacio e in qualche modo lo era stato veramente: il loro primo bacio.
Danielle annuì, un po’ frastornata.
Peter la lasciò in camera a vestirsi, intimandole di chiamarlo se avesse avuto bisogno di qualcosa.
Mezz’ora dopo parcheggiarono vicino a casa di Danielle.
“Sicura di voler tornare dalla strega?” Le domandò, con un mezzo sorriso.
“Veramente, no. Stare da te è stato come prendersi una vacanza e l’idea di tornare da Sabrina non mi piace proprio per nulla. Però…” Danielle sospirò, la mano ferma sulla maniglia per uscire.
“Però vuoi vedere tuo padre.” Concluse Peter per lei.
“Esatto.” Danielle gli rivolse un sorriso un po’ sconsolato.
“Ci sentiamo dopo?” Il modo in cui Peter lo domandò le fece pensare che anche lui stesse soffrendo un po’ per quel distacco, magari non quanto lei perché la dipendenza che stava sviluppando non era molto normale né molto sana.
“Certo! Ti chiamo appena mio padre riparte. Grazie di tutto, Peter. Veramente.” Lui si limitò a sorriderle e ad allungare una mano per lasciarle una carezza sul viso.
Danielle chiuse gli occhi per un istante, godendosi quel contatto e desiderando che lui si avvicinasse e la baciasse ancora.
Li riaprì quando Peter tolse la mano dalla sua guancia, senza averle dato nessun altro bacio.
Scese e si allontanò, girandosi prima di svoltare per il suo vialetto e facendo un cenno di saluto a Peter con la mano.
Perché le sembrava di aver dimenticato qualcosa? Peter si era preso una parte di lei, oppure era stata lei stessa a donargliela, in ogni caso si sentiva svuotata senza di lui accanto.
Non appena entrò in casa, la furia di Sabrina si abbatté su di lei, ma non nel modo che si aspettava.
“Tuo padre arriva tra due ore, hai intenzione di pulire o vuoi trasferirti direttamente da quel tuo amico maleducato e toglierti dalle scatole?” Non aveva urlato ma la cattiveria che trasudava era peggio dell’urlo più feroce.
Negli ultimi mesi, Danielle aveva pensato spesso di trovarsi un lavoro a tempo pieno per andarsene di casa ma le manca ormai pochissimo alla laurea.
“Pulisco.” Rispose, gelida.
Spossata dalla febbre, riuscì a fare lo stretto indispensabile prima di buttarsi sotto la doccia.
Tornando in camera a vestirsi trovò due chiamate perse di Peter e lo richiamò.
“Mi avevi chiamata?” Si informò, sorridendo.
“Dimmi che non ti ha fatto pulire.” La voce del ragazzo aveva un tono molto serio e preoccupato.
“Ho fatto solo l’indispensabile, poi sono andata a farmi la doccia. Non mi sono stancata…” In realtà Danielle si sentiva a pezzi ma non voleva farlo preoccupare.
“Perché non ti credo?” Sbuffò lui. “Ma sei uscita ora dalla doccia?” Chiese, dopo qualche secondo.
Danielle trasalì, arrossendo un po’. “Sì.” Guardò l’asciugamano che la avvolgeva e i vestiti puliti buttati sul letto.
“Ti sei vestita, vero? Non stai andando in giro mezza nuda con la febbre, voglio sperare.” L’istinto protettivo di Peter la faceva sorridere, nessuno si era mai interessato tanto alla sua salute.
“Stavo per farlo, scusa se ti ho richiamato subito quando ho trovato le chiamate perse!” Danielle si finse stizzita ma in realtà stava sorridendo apertamente.
“Hai intenzione di vestirti prima di prenderti una polmonite o devo venire io a farti vestire?” Autoritario ma con quella lieve vena divertita, Danielle si strinse nell’asciugamano sorridendo al muro.
“Ieri mi hai svestita, oggi mi rivesti? Potrei anche abituarmici…” Al telefono sembrava tutto molto più semplice.
“Non mi provocare, Danielle…”
Il campanello suonò, facendola trasalire.
“Sei tu?” Sussurrò, ansiosa.
“Di che parli?” Peter sembrava davvero perplesso, a giudicare dalla voce.
“Danielle, tesoro! C’è tuo padre!” Sabrina urlò, con voce falsamente zuccherosa.
“Devo andare, è arrivato papà.” Avvisò Peter, mentre infilava i jeans, tenendo il cellulare tra orecchio e spalla.
“Pensavi che fossi io alla porta?” La stava prendendo in giro, poteva benissimo immaginare la sua espressione in quel momento.
“Certo che no!” Mentì, malamente.
“Mhm… farò finta di crederci. A dopo, Danielle.” Si salutarono e Danielle sorrise scuotendo la testa.
Non le era mancato flirtare con un ragazzo negli ultimi anni, non si era mai sentita nemmeno molto brava a farlo. Con Peter però ero tutto così elettrizzante ma delicato, non si dicevano nulla di eccessivo ma decisamente non si sarebbe comportata così con un suo amico.
Per lui era diverso? Forse, visto il suo passato, era abituato a comportarsi così con ogni ragazza.
Non aveva tempo di indulgere in quei pensieri, li allontanò chiudendo gli occhi e finendo di vestirsi.

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