Ciliegie

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I due ragazzi camminarono fianco a fianco per dieci minuti, inoltrandosi verso il fondo, oltre il campetto da basket, oltre le altalene e i sentieri con le panchine.
Avevano ripreso a parlare e a raccontarsi aneddoti divertenti, per i quali ridevano entrambi di gusto.
Peter aveva preso uno zaino dall'auto e aveva insistito per portare anche la busta della spesa.
Tutto gridava la parola "appuntamento" e lei, pur non volendo indugiare in simili pensieri, si sentiva viva ed elettrizzata, come ai primi appuntamenti al liceo, come se avesse avuto di nuovo sedici anni e non quasi ventidue.
"Va bene qui?" Le chiese Peter, quando erano ormai giunti al limitare del parco, si intravedeva perfino la recinzione e poco oltre iniziava la periferia.
Un posto più isolato e meno frequentato era difficile trovarlo. Peter aprì lo zaino ed estrasse una grossa coperta, probabilmente era l'unica cosa contenuta visto quanto era voluminosa.
La stesero insieme e Danielle ci si accomodò, notandone la morbidezza e lo spessore che li avrebbe riparati dall'umidità del terreno.
"Bellissima questa coperta, hai fatto molti pic-nic?" Domandò, scartando un panino dall'aspetto decisamente invitante.
"Veramente… no." Le rivelò Peter, sorridendo un po' imbarazzato, mentre si toglieva finalmente occhiali da sole e cappellino.
"Bè, io ero ancora una bambina quando ho fatto l'ultimo e la tua idea mi è piaciuta subito. Sono chiusa tra casa e biblioteca da troppo tempo, mi mancava l'aria aperta." Danielle gli sorrise e Peter ricambiò, prendendo un panino a sua volta.
"Per come ero prima... il pic-nic non sarebbe stato il mio genere ma ora... bè le cose cambiano." Peter si manteneva sempre troppo sul vago e Danielle ormai moriva dalla curiosità.
"Perché, com'eri prima?" Poteva essere il fatidico momento della confessione?
Peter sospirò e ripose il panino. "Lo vuoi davvero sapere?"
Il suo sguardo inchiodò Danielle, facendola quasi sussultare ma fortunatamente si trattenne. Per un attimo le sembrò di aver visto una persona totalmente diversa, ma fu solo un attimo.
"Sì, voglio saperlo." E lo voleva davvero.
Posò il panino in grembo, sulla carta che prima lo avvolgeva e si mise in attesa.
Peter sospirò di nuovo, massaggiandosi gli occhi, prima di iniziare a parlare.
"Sono cresciuto viziato e coccolato. Non mi è mai mancato nulla e, da figlio unico, potevo pretendere e ottenere ciò che volevo: dal giochino elettronico, alla bicicletta fino alla macchina, tanto che da neo patentato ho preteso un'auto costosa, sportiva e fin troppo potente."
Danielle ascoltava, immobile e in perfetto silenzio, per nulla al mondo avrebbe voluto fermarlo ora che finalmente si stava aprendo con lei.
Peter guardava il disegno geometrico della coperta, seguendone il contorno con la punta delle dita, mentre raccontava, la voce persa in lontani ricordi.
"Non posso incolpare nessuno, è vero che mi hanno viziato ma è anche vero che ne ho approfittato e che sono stato sempre fin troppo furbo, sviluppando una gran faccia tosta e riuscendo sempre a ottenere ciò che volevo. A scuola me la cavavo, pur facendo giusto il minimo indispensabile e presto ho cominciato a pensare solo a divertirmi.”
Peter si interruppe per un istante, riflettendo, poi alzò gli occhi su di lei: "Niente droghe o altro, mi limitavo solo a continue feste con fiumi di birra e tante ragazze."
Danielle annuì appena, per dar segno di aver capito, anche se alla parola ragazze il suo cuore aveva perso parecchi battiti.
"Gianmarco era il mio compagno di banco, mio amico da sempre. Eravamo una coppia di idioti, presuntuosi e arroganti, credevamo di avere tutto il mondo ai nostri piedi."
Per quanto si sforzasse Danielle non riusciva ad immaginare Peter in quel modo, Gianmarco sì ma Peter proprio no. Cosa lo aveva portato a quel cambiamento? Fremeva nell'attesa della grande rivelazione finale.
"Ci passavamo le ragazze, come ci si scambia la merenda all'asilo, con la stessa leggerezza e menefreghismo. Ero uno stronzo, Danielle, senza scuse." Peter la guardò, con profonda tristezza.
La cicatrice spiccava ancora di più a causa dei nervi tesi della mascella e tutto faceva pensare a Danielle che quel segno fosse la conseguenza di ciò che aveva cambiato totalmente la vita di Peter.
"Nella vita... si cambia..." Tentò, flebilmente, di dare cenni di comprensione, sperando che lui continuasse il racconto.
"Avrei dovuto capirlo prima, avrei potuto capirlo prima."
Quanto ancora poteva tirare la corda prima di spezzarla e di farlo richiudere inevitabilmente nel suo mutismo e mistero? Danielle si sporse lievemente sulla coperta e afferrò la mano di Peter, rimasta ferma su uno dei disegni di cui stava tracciando il contorno poco prima.
"Raccontami Peter. Non mi spavento e non ti giudico, voglio solo che tu ti sfoghi... Fidati di me."
L'aveva messa sul piano della fiducia, forse era perfino troppo presto per osare tanto.
Peter deglutì, rimanendo in un tormentato e pensieroso silenzio per lunghi istanti. Poi, improvvisamente, strinse la mano di Danielle nella sua e iniziò a parlare.
"All'ultimo anno di scuola mi ero messo con una ragazza davvero carina, che non aveva nulla in comune con quelle con le quali ci eravamo divertiti sia io e Gianmarco fino a quel momento. Lei mi aveva fatto credere che avrei potuto essere una persona migliore di quanto credevo, migliore di quanto effettivamente ero."
"E poi cosa è accaduto?" Lo incitò Danielle, la mano stretta nella sua.
"GIanmarco mi dava il tormento, continuava a chiedermi quando mi sarei deciso a farmela e ad archiviarla come le altre. Ma giuly era vergine e non cercava solo il divertimento."
Danielle cominciò a sentire la rabbia crescere, verso Gianmarco al quale imputava ogni colpa, perfino quelle che erano invece di Peter.
"Giuly era innamorata davvero di me, o almeno così credeva e voleva compiacermi, temendo che dopo troppe settimane senza concedersi, mi sarei stancato di lei."
Danielle strinse, inconsciamente, la coperta con la mano libera.
"Una sera, i suoi genitori non c'erano e mi aveva fatto intendere che sarebbe successo, ma io sapevo che lo stava facendo solo per me, che lei non era pronta. Però, incontrai Gianmarco e, dopo qualche birra, gli raccontai tutto. Si offrì di accompagnarmi perché avevo bevuto. Giuly  era nervosa ma invitò anche lui ad entrare e a fermarsi un momento, per gentilezza. Mi portò in camera sua e iniziò a sgridarmi per il mio stato: aveva acceso le candele e la musica, aveva pianificato una serata romantica e io mi ero presentato con la puzza di birra addosso e il mio amico idiota appresso."
Danielle si era irrigidita, non sapendo cosa aspettarsi e Peter se ne accorse.
"Sei sicura di volere che continui?" Le domandò, ansioso.
Lei si limitò ad un cenno affermativo e a muovere la mano nella sua, intrecciando forte le loro dita.
"Riuscii a calmarla e iniziammo a baciarci e a spogliarci; Julie era preoccupata perché Gianmarco era ancora di sotto ma io le dissi di ignorarlo e che probabilmente stava vedendosi qualche programma idiota in tv. Così facemmo l'amore, per lei fu soltanto fastidioso e io non sapevo nemmeno cosa fare, era la prima volta che andavo con una ragazza vergine. Fu un totale disastro ma la cosa che mi fece stranire maggiormente fu che lei mi disse di amarmi."
"Tu non l'amavi?" Si azzardò a chiedergli Danielle.
"No e non ce la feci a mentirle, lei si chiuse in bagno scossa e io scesi al piano di sotto dove Gianmarco si era addormentato. Trovai l'armadio degli alcolici e mi attaccai ad una bottiglia di vodka, sperando di acquietare il senso di colpa. Quando Giuly scese, il viso ancora stravolto dalle lacrime, mi trovò quasi ubriaco e mi urlò contro, mi rinfacciò ogni cosa mentre io ascoltavo, annebbiato e infastidito.”
"Il peggio deve ancora venire vero?" Si informò Danielle, il cuore in gola.
Peter si morse un labbro e chiuse gli occhi, facendo segno di sì con la testa.
"Continua." Danielle sperò di non pentirsene.
"Gianmarco si era svegliato e mi guardava sorridendo, per prendermi in giro, così non ressi più e le dissi che mi aveva stancato e che se proprio voleva che l'amassi avrebbe dovuto farsi qualche esperienza, almeno il sesso sarebbe stato decente."
Peter fece un sospiro sofferente, prima di continuare. "Puoi dirlo, Danielle, so che lo stai pensando. Sono stato un gigantesco stronzo. Giuly scappò in camera sua e io mi addormentai sul divano.”
"E Gianmarco?" Danielle domandò, con un brutto presentimento in corpo.
"Fu lui a svegliarmi un'ora dopo, mentre Giuly ci urlava di andarcene perché stavano per arrivare i suoi genitori. Ero spaesato e non ricordavo nemmeno dove mi trovavo, mi ritrovai sulla porta senza rendermene conto e Giuly mi si avvicinò, il volto stravolto dalla rabbia. Mi disse qualcosa che non dimenticherò mai: Mi sono appena fatta il tuo amico, ora ho l'esperienza che mi hai chiesto ma sono io a non volere più te. Mi fai schifo, Peter, spero che resterai per sempre solo come un cane.."
Danielle sussultò, stravolta da troppi sentimenti contrastanti, incapace di dare a Peter la colpa che meritava e troppo desiderosa di uccidere Gianmarco.
"Ora cosa pensi di me?" La spiazzò lui, guardandola negli occhi.
"Penso che..." Si fermò per prendere fiato, troppo a lungo trattenuto. "Tu abbia fatto degli errori, come tutti, però hai capito di aver sbagliato e non credo che tu abbia più rifatto lo stesso errore con altre, dopo Giuly..." Più che crederlo, Danielle lo sperava.
"No, non ho mai più permesso a nessuna ragazza di illudersi, non che ci sarei riuscito, vista la pubblicità che mi aveva fatto Giuly. Mi odiava e non potevo biasimarla ma la cosa di cui mi pentii maggiormente fu di vederla cambiare. L'avevo rovinata."
"Peter, tu hai sbagliato ad andare a letto con lei e soprattutto a dirle quelle cose orribili. Su questo siamo d'accordo, però mi sembra di capire che a letto con Gianmarco ci sia andata di sua spontanea volontà." O almeno così sperava.
"Gianmarco è sempre stato un cretino ma aveva un grande rispetto per le ragazze, non avrebbe mai fatto nulla senza il loro pieno consenso e non era nemmeno ubriaco quella sera. Paradossalmente il vero stronzo ero io, lui non ha mai illuso nessuna."
Peter tentò di liberare la sua mano da quella di Danielle ma lei non glielo permise, era il segnale che si stava richiudendo e non poteva permetterglielo, ancora mancavano troppi tasselli del puzzle.
"Io non ti voglio giustificare Peter, non voglio nemmeno giudicarti, però da quanto hai detto, tu stavi davvero tentando di cambiare un po' per Giuly. Hai sbagliato e non ti dirò che non lo hai fatto, però non continuare a vivere con il senso di colpa." Aveva osato troppo? Danielle trattenne il respiro mentre aspettava la sua reazione.
"I sensi di colpa mi stanno divorando da troppi anni, come un mostro privo di alcuna pietà. Non posso tornare indietro e le conseguenze dei miei errori saranno sempre lì a mostrarmi che persona ignobile sono stato." Mancava sicuramente altro al racconto, qualcosa di molto più grosso, qualcosa che forse avrebbe spiegato anche l'origine di quella orribile cicatrice.
Però Danielle sapeva di non poter insistere, era meglio permettergli di confidarsi un po' alla volta, senza forzarlo troppo. La curiosità la stava uccidendo ma la paura di perderlo era più forte.
"Io non ti conoscevo prima ma ti sto conoscendo ora e posso dirti che sei una bella persona, Peter. Con me sei stato sempre gentile e mi hai aiutata in così tante occasioni che ho perso ormai il conto, pur conoscendoti da poco." Danielle accennò un timido sorriso, sperando di riuscire a recuperare un po' la giornata.
"Non avrei dovuto raccontarti nulla, ti ho rovinato il pranzo. Scusami, davvero... io..." Peter aveva iniziato a parlare nervosamente ma Danielle lo fermò, posandogli un dito sulle labbra.
"Te l'ho chiesto io e non hai rovinato nulla. Anzi, sto morendo di fame. Mangiamo?" Sentì un sorriso lieve formarsi sotto il suo dito e fu improvvisamente troppo conscia del contatto tra il suo polpastrello e le calde e morbide labbra di Peter.
Erano una spaventosa tentazione: ritrasse il dito senza fretta, per non far notare il suo tumulto interiore.
Per un po' mangiarono in silenzio, finirono i panini e Danielle cercò nella busta i budini. Era sicura che Peter li avessi comprati, anche se in quel momento era stata distratta dalla rivelazione di Gianmarco al supermercato e non poteva esserne certa.
Quando li trovò scoprì anche cosa aveva scelto Peter: budini panna e ciliegia. Ciliegia. Il sapore dei baci.
"Uhm... siamo senza cucchiaini. Che sbadata, ho proposto i budini e non ci ho pensato!"
"Colpa mia, avrei dovuto portare anche qualche posata!" Peter la guardò dispiaciuto, poi inaspettatamente finirono entrambi a ridere.
"Aspetta..." Sembrò ricordarsi di qualcosa e frugò nello zaino, trovandoci uno di quei kit multiuso con coltellini e altri arnesi.
"Era lo zaino che usavo in campeggio con gli scout, è rimasto lì da allora." Spiegò lui, aprendolo fino a trovare il cucchiaio.
Lo lavò con l'acqua e un fazzoletto di carta, passandolo poi a Danielle, perché mangiasse per prima.
"Grazie." Non aveva smesso un secondo di sorridere, vedendolo intento ad armeggiare con il coltellino svizzero multiuso, lo immaginava da bimbetto con i boy scout.
Danielle aprì il budino e lo assaporò, desiderando non aver ritrovato il suo lucidalabbra quel mattino, per non avere risvegliato quell’associazione mentale.
"Ottima scelta, è buonissimo. Assaggia." Avvicinò, con spensierata naturalezza, il cucchiaio ricolmo di delicata mousse verso la bocca di Peter.
Lui la osservò per un secondo, un lampo di divertimento attraversò il suo sguardo prima che aprisse la bocca.
Danielle si trattenne dal sospirare: erano seduti su una vecchia coperta e stavano mangiando un dessert da supermercato con un cucchiaio improvvisato, ma tutto ciò che vedeva era l'espressione di Peter che assaporava ciò che lei gli aveva appena offerto.
"In fin dei conti, possiamo anche mangiare un po’ per uno." Osservò lui, dopo aver deglutito.
Ora che conosceva il suo passato, Danielle riconobbe, nello sguardo vivace e nel tono di voce più basso, un residuo del vecchio Peter.
Continuarono così quel sottile gioco, innocente ma anche un po' malizioso. Una cucchiaiata per uno, fino a finire il primo budino, mentre Danielle si sentiva fremere ogni volta che imboccava Peter.
"Ora tocca a me." La fermò, mentre stava per aprire la seconda confezione.
Lasciò che fosse lui a imboccarla, sentendosi scombussolata come se fossero i preliminari di un bacio, che avrebbe avuto il sapore di ciliegia e che Danielle stava desiderando quasi dolorosamente.
Le nuvole si erano fatte scure e minacciavano pioggia, ma l’elettricità tra di loro aveva ben altre cause.

Juvia-chan♡

Spazio me
Non avevo molte idee ed ero abbastanza indaffarata ,ma vi ho uscito sto bel capitolo .
Fatemi sapere se vi piace con un commento e una stellina♡☆
Alla prossima♥

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