Indolenzita, sudata e con un intenso bruciore alla gola.
Quando Danielle aprì gli occhi, era tutto buio e si ritrovò spaesata, si mosse sentendosi dolere gambe e braccia, sotto a una pesante coperta che la avvolgeva.
“Come ti senti?” Era la voce di Peter? Stava forse sognando?
“Cosa…?” la voce uscì in un sussurro stridulo e dolente, dalla gola in fiamme.
Una luce si accese e lei richiuse istintivamente gli occhi.
“Devi avere la febbre, ti sei addormentata mentre ero in bagno: quando sono tornato, tremavi e ti agitavi.” Le spiegò lui, toccandole la fronte con premura.
“Che ore… sono?” Danielle tentò di mettersi seduta ma si sentiva stordita e, come si mosse, starnutì, percependone dolorosamente l’eco in tutte le ossa.
“Quasi le otto, hai dormito quattro ore.” La guardò con una strana espressione.
“Scusami… deve essere stata la pioggia. Forse è meglio se vado a casa, scusami ancora.” Danielle era riuscita a mettersi seduta, a fatica, e si sentiva veramente mortificata.
Non si capacitava nemmeno di come fosse finita sdraiata e poi addirittura profondamente addormentata nel letto di Peter.
Avevano parlato tanto, le ore erano volate e ricordava di aver sentito un mal di testa lieve e qualche brivido ma niente che le facesse pensare alla febbre.
“Vuoi mangiare qualcosa e prendere una medicina? Non so se è il caso di farti uscire ora con la febbre. I tuoi vestiti sono asciutti, comunque, li ho messi nell’asciugatrice quando sono andato in bagno oggi pomeriggio.”
Anche solo come amico andava bene, in fin dei conti, tutto pur di non perdere un ragazzo come lui, una persona con un cuore come il suo. Non importava che fosse diventato quello che era in seguito a numerosi sbagli, il risultato era comunque lo stesso.
“Grazie, Peter. Non vorrei disturbare, però, sarà ora di cena per te e la tua famiglia.” Avrebbe incontrato finalmente i suoi genitori?
“Non ti preoccupare, ti porto qualcosa in camera, se non te la senti di scendere.” Danielle annuì semplicemente, frastornata dalla dolcezza e dalla gentilezza di Peter.
Quando si ritrovò sola nella stanza, si stese nuovamente, non dovendo fingere di stare meglio.
Tutto odorava di Peter, compresa quella coperta che la avvolgeva nel suo caldo abbraccio; l’unico abbraccio che però desiderava era quello di Peter, l’abbraccio che le aveva concesso di sua spontanea iniziativa quando l’aveva portata nella sua stanza. Quando le aveva detto che voleva essere suo amico.
Starnutì nuovamente e, con un immenso sforzo arrancò carponi fino in fondo al letto, ai cui piedi era rimasta abbandonata la sua borsa.
Frugò in cerca dei fazzoletti e si ritrovò tra le mani il cellulare, per puro scrupolo controllò il display trovandoci due chiamate perse di Sabrina. La tentazione di non richiamarla era fortissima ma Danielle si era sempre ripromessa di non ignorare mai le chiamate della matrigna perché, se fosse successo qualcosa a suo padre, lei sarebbe stata la prima a essere informata, essendo sua moglie. Pur sperando con tutta se stessa di non dover mai ricevere una simile chiamata da Sabrina, non si sarebbe, però, mai perdonata se l’avesse ricevuta e l’avesse prontamente ignorata.
Si soffiò il naso e avviò la telefonata.
“Si può sapere cosa diavolo stavi facendo? Ti ho chiamata dieci volte almeno!” Fu la risposta seccata della donna.
Ovviamente esagerava tutto come sempre, le chiamate non risposte erano soltanto due.
“Sono a casa di un’amica a studiare.” Le rispose Danielle.
“Torna subito qui, domani tuo padre passerà da casa, ha una riunione d’affari da qualche parte a un’ora di auto da qui, perciò passerà a trovarci.” Sabrina era quasi isterica.
“Appena la mia amica potrà riaccompagnarmi arriverò.” La febbre rendeva Danielle apparentemente calma nelle risposte, mentre in realtà faticava a parlare.
“Per l’ora di pranzo di domani la casa dovrà essere perfetta, non penserai che io debba fare tutto da sola! Ci vivi anche tu qui, non scordartelo!” In realtà sarebbe stata Danielle a fare tutto, da sola.
“Non so cosa riuscirò a fare, mi è venuta la febbre e credo sia alta.” Tossì, senza alcun bisogno di accentuare il suo malessere.
“Torna a casa, prendi qualcosa e vai a letto così domani potrai pensare alle pulizie.” Quanta premura, pensò con sarcasmo Danielle.
Peter entrò in quel momento, con un piatto e un bicchiere in mano.
“Devo andare, a dopo.” Danielle chiuse la conversazione con stizza.
“Problemi?” Le domandò lui, posando il bicchiere d’acqua sul comodino e sedendosi accanto a lei con il piatto in grembo.
“Sabrina è in crisi isterica perché domani mio padre si fermerà a pranzo a casa, di passaggio per una riunione d’affari, perciò vuole che vada subito a pulire.” Danielle rabbrividì involontariamente, raggomitolandosi nella coperta.
“Non esiste proprio, tu stai male. Avrai come minimo oltre trentotto di febbre, purtroppo il termometro si è rotto. Ti ho portato qualcosa da mangiare… Scusami, non sono molto bravo in cucina.” Peter le indicò i toast nel piatto.
“Vanno benissimo, sei stato davvero gentile. Spero di riuscire a mangiarli, ho la gola distrutta.” Danielle si sistemò meglio a sedere, prendendo il piatto dalle mani di Peter e sfiorandole inavvertitamente.
“Hai le mani fredde.” Osservò.
“Scusa.” Le sorrise.
Danielle allungò la mano a toccare il dorso di quella che Peter aveva abbandonato tra loro sulla coperta. “No, anzi. E’ un sollievo, mi sento bruciare anche se ho freddo.”
Peter sollevò la mano e con il dorso lasciò una carezza fresca sul viso di Danielle, che chiuse gli occhi sollevata.
“Santo cielo, scotti ancora di più.” Peter si piegò, posando le labbra sulla sua fronte.
“Ti sta salendo ancora.” Decretò, le labbra ancora vicine al suo viso febbricitante.
Danielle aprì gli occhi, immergendosi in quel verde scuro che erano gli occhi di Peter nella fioca luce.
Rimasero in silenzio, le mani intrecciate.
“Mangia qualcosa, vado a cercarti un antipiretico.” Ritrovarsi improvvisamente senza di lui, senza i suoi occhi a stordirla e il suo respiro ad accarezzarla, le causò quasi una vertigine. Era l’effetto della febbre, probabilmente, ma Danielle non escluse che c’entrasse anche il magnetismo di Peter.
Diede un morso al toast ancora tiepido e provò a masticare e inghiottire; chiuse gli occhi per l’enorme fastidio del cibo che faticava a scendere per la gola.
“Ti passo l’acqua?” Peter era ritornato e la guardava con un’espressione tormentata, era preoccupazione o qualcos’altro?
“Sì grazie, provo a finire almeno uno di questi. E’ buonissimo.” Gli sorrise stancamente, rabbrividendo.
Con fatica, Danielle finì di mangiare e prese la medicina, poi si raggomitolò di nuovo nella coperta, stanca come se avesse percorso chilometri.
“Due minuti e mi vesto per andare.” Sussurrò, a occhi chiusi.
“Shh, riposati un pochino. Non c’è fretta.” Sentì la coperta stringersi addosso da sola al suo corpo, poi comprese che Peter si era sdraiato alle sue spalle e la stava abbracciando per scaldarla.
Sprofondò in un sonno senza sogni, agitato e febbricitante; dopo un po’ cominciò a sudare e a sentire caldo e cercò di liberarsi di quel peso caldo che la avvolgeva.
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<Il treno dell'amore>
RomanceUn autobus, una ragazza sola che compie ogni sera lo stesso tragitto ma forse qualcosa sta per cambiare... Poi c'era lui, il ragazzo misterioso. Cappuccio sempre in testa e cuffie nell'orecchio, non si sedeva mai ma saliva e si posizionava accanto a...