Capitolo tre - Passato

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Quando tornò a casa, Cameron vide sua madre stesa sul divano con una coperta addosso, addormentata. Sul tavolino c'era una tazza di caffè, probabilmente avrebbe dovuto tenerla sveglia, ma era crollata. Non aveva più chiuso occhio da quando sua figlia la sera prima era scappata. Cameron cercò di non fare troppo rumore nel chiudere la porta, me sua madre aveva un udito troppo sensibile.

«Cameron?»

Avrebbe voluto che sua madre non la sentisse. «Sì, sono io mamma».

«Oh santo cielo», corse ad abbracciarla, «credevo non volessi più tornare». Riempì la figlia di baci, tant'è che Cameron cercava in tutti i modi di liberarsi.

«Mamma, smettila».

«Mi dispiace così tanto per ieri sera, non avevo idea...»

«Di trovarmi a casa per quell'ora? Tranquilla, non c'è problema». Sua madre sospirò e poi rimase a fissare sua figlia, la sua bellissima figlia.

«Dove sei stata tutta notte?» la sua voce calma aveva tranquillizzato Cameron.

«Sono stata investita da un'auto, il ragazzo che la guidava mi ha salvata, ho dormito in una specie di reggia, ho preso un autobus e sono tornata a casa». Sua madre scoppiò a ridere, Cameron sapeva che non ci avrebbe creduto.

«No sul serio, dove sei stata?»

Cameron sorrise. «A casa di un'amica». Poi tolse dolcemente le mani della madre dalle proprie spalle e si diresse verso le scale per andare nella propria camera.

«Amica? Da quando hai un'amica? Me la devi presentare!»

«Si chiama Michelle, ora però posso andare a dormire e rimandare il discorso a domani?» sua madre provò a parlare ma Cameron la stroncò ancora prima che iniziasse. «Mamma. Sono le sette del mattino, ho ancora un'ora per dormire prima di andare a scuola».

«D'accordo tesoro. Ora vado anch'io».

«Buonanotte mamma». Ormai stava già toccando la ringhiera in legno delle scale. «Anche se il realtà è già giorno».

Sua madre accennò una risata. «Buonanotte tesoro».

Qualche ora più tardi, il suono di un telefono squillante invase la stanza di Cameron. Si girò nel letto lamentandosi, per poi appoggiarsi sui propri gomiti e rispondere.

«Pronto?» ancora con voce rauca.

«Mi vuoi dire dove cavolo sei finita? Sono le dieci e mezza!»

«Michelle...»

«Hai perso già due corsi».

«Michelle, tappati quella bocca un attimo». Si mise comoda con la testa appoggiata al cuscino. «È stata una delle notti più strane della mia vita, anzi forse è la più strana di tutte. Credo di avere il diritto di non sentire la sveglia». Terminò la frase con uno sbadiglio.

«Ho saputo della tua notte turbolenta». Una breve pausa in cui Cameron non capiva il modo in cui lei l'avesse potuto sapere. «Sta mattina, un bel fusto dalla chioma bionda, mi è venuto a chiedere come stavi dopo che lui ieri sera ti ha travolto con la sua auto, ti ha poi prestato soccorso e infine ti ha ospitato a casa sua per la notte!»

«Elijah».

«Sì! Sì esatto, Elijah! E tu hai pure il coraggio di non dirmi niente?»

«Te l'avrei detto, ma ti ripeto che non mi è suonata la sveglia». Mentre Michelle continuava a parlare, Cameron pensò a ciò che la sua amica aveva detto poco prima. Elijah era andato a chiederle se sapeva come stava? In un secondo aveva realizzato che il meraviglioso ragazzo l'aveva salvata avrebbe potuto parlarle se solo lei fosse stata a scuola. «Aspetta Michelle! Cos'hai detto riguardo ad Elijah?»

WINTER FALLEN - Angel || Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora