Capitolo undici - Ritorno a scuola

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Nell'alto dei cieli, oltre l'azzurro dove l'occhio umano si fermava a vedere, al di sopra dello spazio più infinito regnava il Paradiso. Era l'alba dei tempi, tutti gli angeli erano stati creati e vivevano in armonia tra loro. Solo uno era morto. Era morto nel momento in cui aveva osato sfidare il padre di tutto il creato.

Dio aveva considerato Lucifero suo fratello più che suo figlio. Era il suo opposto ma allo stesso tempo il suo angelo più fidato. Eppure quell'angelo, il più bello e amato, l'aveva tradito. Per cosa? Per il potere. Per l'amore dell'uomo. Voleva essere amato dall'uomo ma un serpente era diventato. Tentatore. Una mela aveva fatto mangiare alla donna sperando che non la verità negli occhi, lei e l'uomo, apprezzassero il suo gesto, quello di far conoscere la realtà, una realtà che secondo Lucifero, Dio voleva tenere nascosta. E così la donna mangiò il frutto proibito e diede l'altra metà all'uomo. Entrambi conobbero la realtà, ma nessuno dei due andò dal serpente. Al contrario chiesero aiuto a Dio. Ma non ottennero misericordia in quanto potevano cibarsi di tutti i frutti di tutti gli alberi, ma non potevano cibarsi del frutto dell'albero della conoscenza.

Dopo averli cacciati, Dio, affranto per aver visto il suo più grande capolavoro distruggersi sotto i suoi occhi, si sedette e pensò. Un angelo era morto, ne serviva un altro a cui dare il compito del precedente. Da cosa poteva partire per creare il suo ultimo angelo? Una foglia? No, troppo rigida e si secca facilmente. La linfa degli alberi? No, troppo appiccicosa. L'argilla? No, sarebbe risultato troppo pesante. Dio non sapeva come fare, fino a quando, con la sua leggerezza ed eleganza, una piuma gli cadde fluttuando davanti agli occhi, come se stesse danzando con il vento. Una piuma. Bianca, candida, leggera. Una piuma era ciò che stava cercando. La lasciò atterrare sul palmo della sua mano. Era talmente leggera che se avesse chiuso gli occhi non si sarebbe accorto del momento in cui la sua pelle sarebbe entrata in contatto con il rachide della piuma. La osservò per un istante, notando come quel rachide dividesse perfettamente in due metà uguali la piuma, con le barbule leggerissime, bianche come la neve. Fu in quel momento che Dio realizzò: non un angelo, ma due, identici l'uno con l'altro come le due metà della piuma. Non aveva mai tentato un'impresa del genere. Si alzò. Allungò le braccia davanti a sé tenendo i palmi verso l'alto. Chiuse gli occhi immaginando l'aspetto che avrebbe voluto per i suoi bellissimi angeli, così all'improvviso un vento caldo iniziò a soffiare e la piuma si alzò posizionandosi nello spazio vuoto tra le due mani. Una luce comparve all'estremità più alta e come fosse stato un foglio di carta, la piuma iniziò a dividersi in due metà perfettamente identiche. Dio osservò il suo capolavoro che stava avanzando. Dalle metà della piuma si aprirono altre due metà, questa volta unite nell'estremità inferiore, formando due piccole ali. E da quel punto di unione iniziò a formarsi una sagoma, una per ogni coppia di ali. La sagoma si allungava sempre di più fino ad avere due gambe e due braccia. Dio osservava tutto con grande magnificenza. Si stava formando la testa, grazie alla quale, unita al cuore, avrebbe fatto di loro dei grandi angeli.

Ma ad un tratto qualcosa andò storto. Nubi scure coprirono la luce e un vento gelido calò su tutto il Paradiso. L'eco di una risata malvagia si diffuse creando terrore tra gli angeli. Le Dominazioni, le Virtù e le Potestà si prepararono a difendere il regno dei cieli cercando in ogni dove colui che stava creando il caos. Ma Dio conosceva quella risata. Si girò a guardare la sue mani che stavano per terminare la creazione di quei due nuovi angeli, ma in un battito di ciglia, dal petto di entrambi gli angeli iniziò ad uscire un liquido nero come il petrolio. La trasformazione non era ancora completa, i loro cuoricini avevano appena iniziato a battere. Dio quindi, in preda alla disperazione, accelerò il processo perché non voleva perdere i suoi due figli. Ma i due corpi si toccarono e avvenne uno scambio di energia così potente che Dio dovette indietreggiare. I due corpi così vicini, legati da una catena di fulmini, cosparsi di liquido nero e di nubi tempestose. Guardando ciò che stava per accadere, Dio si fece coraggio e si avvicinò ai due corpi ancora privi di anima, che stavano lottando contro qualcosa più grande di loro, che ancora non conoscevano. Vibravano, erano troppo mossi, così agitati che non si distinguevano. Dio allungò il braccio e con l'indice ne toccò uno. Uno soltanto. Il potere di Dio era troppo forte, superava qualsiasi forza oscura presente nell'universo. Una luce iniziò a brillare nel corpo senz'anima dei due giovani angeli, le nubi se ne andarono e il vento freddo con loro. Era tornata la serenità. Purtroppo però, il maleficio aveva colpito ormai a trasformazione finita e Dio non aveva avuto il tempo per rimediare. Davanti a lui c'erano due piccoli angeli addormentati, perfettamente identici nell'altezza, nella fisionomia del viso, nel colore della pelle. Ma c'erano degli aspetti che non rientravano nelle caratteristiche che un angelo doveva avere. Soprattutto in uno dei due. Dio ordinò loro di svegliarsi e i loro occhi si aprirono. A destra un angioletto con i capelli biondi, gli occhi scuri e le ali bianche, a destra invece un angioletto con i capelli nero corvino, gli occhi azzurri e le ali nere. Si rese conto che il colore degli occhi era la caratteristica più importante. Uno era il bene e l'altro era il male. Ma durante il contatto avuto poco prima un frammento del cuore di entrambi si era inserito nel cuore dell'altro e la prova stava proprio nei loro occhi. Il bene e il male stavano coesistendo in due corpi identici. Erano due bambini eppure Dio era già a conoscenza del destino di entrambi. Purtroppo lui non poteva impedire ciò che sarebbe accaduto. Li avrebbe amati entrambi allo stesso modo, ma prima o poi bisogna che i figli prendano le proprie decisioni da soli.

WINTER FALLEN - Angel || Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora