Capitolo quattro - Scoperte

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Cameron per la prima volta si sentiva felice; aveva voglia di saltare, cantare, ridere, spiccare il volo. Quell'invito, quell'invito in biblioteca non le era mai capitato prima. Sapeva che non era un appuntamento, ma lei lo aveva interpretato così, giusto per sapere cosa si provava, la sensazione di attesa che le avrebbe logorato lo stomaco. Era corsa subito a casa e aveva iniziato a spogliarsi già nel corridoio, ancora prima di raggiungere la doccia.

«Cameron, ma che stai facendo?» le aveva gridato la madre dal piano di sotto, con un cucchiaio di legno in mano sporco di sugo.

Lei non le aveva risposto ed era andata subito a lavarsi. Quando scese di nuovo aveva addosso una canotta e dei pantaloncini corti, quelli che si utilizzano esclusivamente per stare in casa. Aveva sceso le scale sistemandosi i capelli nell'asciugamano. Sua madre la guardava impietrita, come se non la riconoscesse più.

«Ma insomma, mi spieghi che sta succedendo?»

Cameron sbatté le mani sul tavolo quasi per scaricare l'adrenalina che aveva in corpo. «Un ragazzo. Un ragazzo mi ha chiesto di uscire!»

«Dici sul serio?» lo sguardo pieno di gioia della madre.

«Sì! O meglio, no». A quel punto sua madre appariva abbastanza confusa. «Non è un vero e proprio appuntamento, è solo un incontro in biblioteca per studiare. Ma è la prima volta che mi capita e sono elettrizzata!»

«Te l'ha chiesto lui?»

«Che domande mamma, certo che sì. Io non gliel'avrei mai chiesto».

Sua madre posò ciò che aveva in mano sul banco della cucina e si avvicinò alla figlia. «È carino?»

«Mooolto carino». Per sua madre era meraviglioso vedere quel sorriso; le ricordava com'era sua figlia una volta.

«Allora fila di sopra. Ti do una mano a prepararti». Aveva concluso la frase facendole l'occhiolino.

Cameron si sentiva diversa, come se tutta l'oscurità che si era portata dentro in quegli anni fosse svanita temporaneamente. Sapeva che prima o poi sarebbe tornata quella di prima, anzi, probabilmente sarebbe successo alla fine di quell'incontro. Ma in quel momento le piaceva essere così. Scelse di non indossare un vestito o una gonna per due motivi: primo, sarebbe apparsa troppo elegante e probabilmente lui avrebbe frainteso e l'avrebbe presa per pazza; due, non ne aveva. Non le piaceva scoprire le gambe, non le piaceva scoprire il suo corpo in generale, ma almeno una cosa positiva c'era. Infondo all'armadio, c'era nascosta una scatola contenente alcune magliette colorate, così non sarebbe apparsa come una dark senza sentimenti.

Si era precipitata in biblioteca con mezz'ora d'anticipo, ovviamente portandosi con sé il libro che aveva trovato la mattina. Era pieno di studenti in cerca di qualche soluzione ai loro problemi scolastici. Aveva trovato un tavolo libero vicino alla vetrata e mentre aspettava aveva aperto il suo libro. Prima di leggerlo però, voleva accertarsi che l'autore fosse colui che pensava che fosse. Aveva quindi digitato il nome sul suo portatile. "Abram Schneider". La pagina era piena di indirizzi dedicati a lui. Era proprio quell'Abram Schneider che pensava: il fondatore di Winter Fallen. Ma non credeva fosse anche uno scrittore. Andò al capitolo uno, "ciò che gli occhi non vedono". Aveva la tentazione di toccare quelle lettere da quanto sembrassero scritte a mano. E lo aveva fatto, senza neanche accorgersene. Aveva sfiorato la pagina del libro proprio al centro, ma quando aveva spostato le dita una polvere nera le era rimasta attaccata. Guardando la pagina si era accorta che un paio delle parole si erano sfumate, quasi del tutto cancellate. Un po' spaventata per aver rovinato un libro della scuola, ma soprattutto un libro così bello, l'aveva chiuso con cautela e girato per vedere la copertina posteriore. In fondo alla copertina, proprio centrale, c'era incisa una targhetta d'orata datata 1712. Ricordando ciò che aveva studiato in storia, Cameron si era resa conto che quel libro era stato veramente scritto a mano, perché in quell'epoca ancora non esisteva la macchina da scrivere. Doveva essere rimasto lì per così tanto tempo che l'inchiostro ormai si era inumidito dalla muffa, dall'umidità che rimaneva attaccata al soffitto.

WINTER FALLEN - Angel || Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora