Capitolo sei - Lo specchio

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Qualche giorno più tardi, Cameron venne dimessa dall'ospedale con l'obbligo di assumere delle pillole per mantenere la calma. Lei sosteneva di non averne bisogno, ma Michelle, che era sempre al suo fianco, la rimproverava dicendole che se non le assumeva poteva avere di nuovo una crisi e ritrovarsi in qualche posto strano.

«Non mi servono».

«Invece tu le prendi signorina».

Cameron sbuffò: «Dio Michelle, sembri mia madre». Michelle era rimasta senza parole; Cameron aveva nominato sua madre senza alcun dispiacere per la sua morte.

«Beh, non sarò tua madre», bloccò l'amica prima che uscisse dall'entrata principale, «ma tengo alla tua salute e voglio che tu le prendi», Cameron la guardò storto, «per favore».

Le prese il contenitore dalle mani e la superò dirigendosi verso l'auto in cui la aspettava Elijah: «Va bene, le prenderò. Ma non ti garantisco che sarò costante».

«Beh, almeno ci prova» disse tra sé e sé Michelle.

«Guarda che ti sento!» Michelle raggiunse gli amici in macchina, poi partirono verso la casa di Elijah.

Quando scese dall'auto, Cameron osservò l'immenso palazzo che aveva di fronte a sé ed improvvisamente le parve più grande del solito. Avvertì una sensazione di vertigini quando con lo sguardo raggiunse le torri più alte.

«Le valige le portiamo noi, tu intanto vai ad aprire» aveva suggerito Elijah. Lei prese le chiavi che stavano sul cofano e andò verso la porta. Attraverso i vetri scuri dell'entrata sembrava che dentro non ci fosse nessuno, così inserì la chiave nella serratura, quando ad un tratto qualcuno aprì dall'interno.

«Ma guarda un po' chi si rivede: Mrs schizofrenia. Piaciuto il viaggetto in ospedale?» Danger stava appoggiato al cornicione della porta, seminudo, con un asciugamano bianco attorno alla vita: il corpo perfetto di un dio, con le anche appena in evidenza e l'addome scolpito, la carnagione rosea si sposava perfettamente con i suoi capelli nero corvino e gli occhi azzurri riflettevano il colore del cielo.

«Danger».

«Cameron. Ho saputo che ti farai una vacanza in casa Andersen. Saresti potuta tornare a casa tua ma è praticamente scoppiata come un grande fuoco d'artificio con all'interno la tua famiglia..», rise un po', poi guardò lo sguardo gelido della ragazza, «ops, forse non dovevo dirlo» aggiunse con tono sarcastico. Cameron entrò in casa senza degnarlo di uno sguardo, seguita dai suoi amici. Elijah osservò il fratello pensando per quale motivo doveva sempre comportarsi in quel modo, poi si ricordò cos'era diventato.

«Ti sembra il caso di dire certe frasi? Non hai un minimo di sensibilità» gli sussurrò.

«Parli di sensibilità a me? Ma l'hai vista? Non ha fatto neanche una smorfia».

«E se invece avesse reagito in modo diverso?»

«Lasciavo a te il compito di consolarla». Danger si appoggiò contro lo schienale del divano e alzò lo sguardo verso la camera in cui si trovavano le due ragazze. «È strano però..» aggiunse, «come ha fatto a finire così lontano dall'incidente?» ma Elijah non rispose. «Elijah, dimmi che tu non c'entri niente con tutto questo».

«Ero là, è vero. L'ho salvata io. Ma con l'esplosione non c'entro niente».

«Che cosa ci facevi alla casa dei Lancaster?»

«Avevo saputo del ritorno di Aaron e non mi sembrava un buon segno. Così sono rimasto di guardia aspettando che Cameron arrivasse. Stavano litigando quando ad un tratto si è scatenata l'esplosione. Sono stato abbastanza veloce da prenderla e portarla il più lontano possibile».

WINTER FALLEN - Angel || Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora