Capitolo 5

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Mentre cammino per strada tengo lo sguardo basso. Credo che Erin sia la prima rigida che incontro con un po' di carattere. Se non fosse per quello é uguale a tutti gli altri Rigidi.
Continuo a ripensare a quelche mi ha detto. Che sono strano. Che devo fare attenzione. E a cosa? A cosa dovrei fare attenzione?
E poi solo perché non ho fatto nulla per Molly? Tanto anche se avessi provato a salvarla i miei sforzi sarebbero stati invani. Avrei dovuto provarci? Di certo sarebbe stata una cosa piú umana. Ma era solo una simulazione. E dicerto non cambierò le cose pensandoci troppo.

Mentre cammino osservo. Osservo le persone che discutono ad alta voce, vestite di bianco e nero. Vestite di sincerità.
Osservo alcuni Rigidi che camminano senza dire una parola, pronti per essere a disposizione degli altri. O così dicono.
Osservo dei bambini pacifici che giocano, ridono, si divertono. Saranno così per tutta la loro vita, o perlomeno la gran parte di loro.
Osservo un Erudita che sta facendo girare gli ingranaggi del suo cervello da quando si é svegliato cercando di trovare una risposta alle numerose domande che si pone ogni giorno.
Anch'io lo faccio. La differenza? Io le risposte non le trovo. Mai.
A un certo punto davanti a me sfrecciano degli Intrepidi, impegnati in una gara di corsa a quanto pare. Gli Intrepidi possono sempre fare quello che vogliono.
É strano. In questo momento provo una sensazione strana, diversa. Sono, anzi, siamo sicuri che questa società funzioni? Che questa società funzionerà?
Veramente non so neanche perché mi pongo queste domande. Alla fine porsi troppe domande non serve a nulla. Non risolvi nulla alla fine.

Ormai sono arrivato a casa. Non devo neanche aprire la porta. Probabilmente i miei genitori hanno finito di lavorare. Loro lavorano nel sistema giudiziario a fianco del nostro capofazione: Jack kang. Mio padre é praticamente il suo braccio destro anche se Kang non ha idea di chi io sia. Meglio così.

"Hey Peter! Come é andato il test?" Chiede mio padre entusiasta.
"Non si può parlare a nessuno dell' esito del test..." Ripeto a memoria le parole che ci hanno detto a scuola.
A quella risposta mia madre mi guarda male.
"Che c'é? Non ho mentito." Dico le ultime parole scandendo ogni sillaba.
"Ma non hai neanche detto la verità, Peter." Mi ricorda mia madre.
"E a voi che importa?"
"Siamo i tuoi genitori." Risponde mio padre con tono severo.
"Devo essere sincero? Non ho nessuna voglia di dirvi il mio risultato!" Quasi grido questa frase mentre corro su per le scale e l'unica cosa che sento é mia mamma che mi urla:" Peter...!
Io mi chiudo in camera mia. Finalmente solo. Senza nessuno che possa rompere. Ora vorrei potermi rilassare ma non posso. Non riesco. Ho troppi dubbi in testa e domani, al famoso Giorno della Scelta, non ho idea di cosa fare. Resterò qui? Sarò un Trasfazione? Se si dove? Farò parte degli Intrepidi come mi ha detto il test? Sono davvero coraggioso?

Passano le ore e io continuo a pensare. Ho bisogno di riflettere. Non scendo neanche per cenare. Voglio solo riflettere. Capire a quale posto appartengo.

Sento bussare. Ormai sono quasi le nove.
"Peter! Potresti aprire la porta?"
Io non rispondo. Non voglio.
Sento mia madre appoggiarsi alla porta e sospirare, frustrata.
"Ascolta, io lo so. Lo so che questo non é il tuo posto. Ti conosco, sei mio figlio. Sappi che io...e tuo padre, vogliamo solo io meglio per te. E...e..." Ora stava balbettando per poi scoppiare in lacrime.
"Non voglio che tu te ne vada...
Ma questo non deve condizionare la tua scelta. Non dovrà succedere. Okay?"
Ora in me prevale il senso di colpa. Mia madre é stata piú sincera con me in questi pochi minuti che in tutta la mia vita.
"Okay." mi limito a risponderle. É una sola parola che però ne racchiude moltissime.
Sento mia madre che dall'altra parte della porta si alza goffamente e si dirige verso le scale. Poi la sento scendere le scale. Passo dopo passo. Tutti uguali, sempre uguali.
Io, immerso nei miei pensieri riesco ad addormentarmi. Solo per poche ore. Dopo, la notte fonda fa volare via il sonno che lascia di nuovo spazio ai pensieri, alle mille domande.
Non se ne andranno mai.




Divergent: Peter HayesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora