Capitolo 13

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I giorni passano. Lenti. Continuiamo coi combattimenti. Continuo a stare con Drew e Molly. Cominciano a rompere. É strano in certi momenti, di notte, vorrei strozzarlo. Non per ucciderlo ma solo per bloccargli per un po' le corde vocali e farlo smettere di parlare.
Fino ad ora né io né Edward abbiamo perso dei combattimenti. Oggi sarò contro di lui e sono teso. E non so neanche il perché. É solo un Erudita che conosce a memoria le tecniche di combattimento...in effetti questo pensiero non mi aiuta a fare passare l'ansia. Per niente. Io vincerò. E questo é l'importante. Perché in un combattimento non hai molte chance: o vinci o perdi. Nessuna via di mezzo, un po' come l' onestà. Non puoi ritirarti, non puoi uccidere e non puoi lasciare illeso nessuno. Devi solo prendere a pugni l'avversario e farlo svenire, vederlo perdere i sensi dopo aver sferrato l'ultimo colpo, quello conclusivo. Quel colpo che decide se sarai un Intrepido o un Escluso. Non ci può essere una via di mezzo, non ci sarà mai, non può esistere.
Non é mai esistito il grigio tra il bianco e il nero, non per me.

Sento Eric che chiama me ed Edward. Sento il cuore che mi batte all'impazzata. come se stessi camminando su un sentiero stretto, come se da una parte ci fosse una parete a cui mi posso appoggiare e dall'altra un burrone. Ma c'é vento. Il vento é forte e piú io mi sento debole piú il vento acquisisce potenza. Mi tengo alla parete il piú forte possibile ma il vento mi fa cadere dall'altra parte, nella fossa. Sogno sempre questo episodio. Perché ho sempre avuto paura di cadere. A volte per non cadere mi appendo piú saldamente alla parete, sgretolandola.

Il mio cuore pulsa veloce e anche se sono fermo é come se stessi correndo all'impazzata, e in effetti é proprio quelche il mio cuore sta facendo.
Edward é già salito sul ring e anch'io lo faccio.
Ha già le mani in posizione difensiva tenendo stretti i pugni, tanto da fare diventare le nocche bianche. Mi fissa a ogni minimo movimento, a ogni respiro. Ogni respiro i suoi occhi sono piú attenti.
Anch'io lo fisso ma piú con cattiveria che con attenzione. Devo intimorirlo.

Sarà già passato un minuto dall'inizio del combattimento ma Edward non ha ancora fatto niente, e neanch'io. Lui mi deve ancora studiare, come se fossi un libro, io invece devo capire la sua prima mossa.
"Forza!" Sento Eric gridare.
Non voglio piú che mi fissi, il tempo per studiare é finito.
Mi butto addosso ad Edward con tutta la forza che ho pronto per sferrargli un pugno. Edward mi afferra la gamba con forza tentando di spingermi via ma io lo butto a terra e riesco a dargli un pugno. Quando mi alzo per sferrargli un calcio Edward mi tira la gamba verso di sé con piú forza di quanta ne dimostrasse di avere. Barcollo all'indietro e alzandosi mi dà uno spintone e poi comincia a prendermi a pugni. Ogni volta che mi alzo mi ritrovo a terra. Io ad ogni combattimento provavo odio, e tutto l'odio lo scaricavo sull'avversario, chiunque fosse.
Invece Edward riesce a prevedere tutto. É calmo e attento e riesce a parare qualsiasi mio colpo. Non credevo di essere cosí prevedibile.
Comincia a tirarmi pugni allo stomaco. Non riesco piú a opporre resistenza, devo reagire.
Devo trovare il suo punto debole.
Continuo a ripetermi ma piú lui mi ributta a terra e piú mi pare inesistente un suo punto debole.
Continua a tirarmi pugni, forse anche calci, ormai non distinguo piú le due cose. Provo un dolore lancinante dappertutto. E poi nient'altro, solo il nulla.
Solo la consapevolezza di non avercela fatta.

Divergent: Peter HayesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora