Capitolo 12

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In questi giorni sia Eric che Quattro ci hanno seguiti nel combattimento corpo a corpo. Per il momento ho vinto tutti i combattimenti. Oggi sarò contro la Rigida. Non faccio altro che osservarla, come se fosse un corpo estraneo a questo mondo. Beh in effetti questa non é la sua fazione. Continuo a ripetermelo:' lei non ce la farà, non ce la farà, né qui né altrove'.
Anche se ormai questa frase é come una filastrocca, come una di quelle che ti insegnano da bambino, devo continuare a ripetermelo per non perdere il controllo. Per non dover farle del male. Se accadesse magari nessuno lo saprà...

Vado in bagno e mi sciaquo la faccia con l'acqua gelida.
Vado a fare colazione e mi siedo vicino a Drew e Molly. Mangio il mio pasto solo per essere consapevole di aver mangiato qualcosa. Non ho fame, vorrei vomitare o fare qualsiasi altra cosa, ma non trovarmi qui. Non dover stare in questa società, andar via...
"Sei agitato per il combattimento con la Rigida?" Mi chiede Molly.
"Perché dovrei?" Le chiedo con voce frustrata.
"É da quando ti sei svegliato che non parli!" Dice Drew borbottando.
Oggi avrei potuto scaricare tutta la mia rabbia su di lei, avrei potuto sentirmi meglio. Me lo ero dimenticato.
Mi spunta un sorrisetto in faccia:" Ci sarà da divertirsi..."

Tutti gli iniziati si dirigono verso la palestra della residenza.
Mentre cammino sento una mano tirarmi con forza verso una stanza a cui non avevo mai fatto caso.
La persona mi sbatte contro il muro tappandomi la bocca con una mano e con l'altra mi tiene saldamente contro il muro.
Si toglie il cappuccio che copriva la sua faccia e vedo dei capelli scuri, piú scuri del nero e degli occhi verdi, piú chiari dei miei.
É Tessa.

"Che diavolo fai!" Dico con voce strozzata quando toglie la sua mano dalla mia bocca.
"Ti salvo" mi dice, come se la risposta fosse ovvia.
"Apprezzo il pensiero Rigida, ma non ho bisogno di essere salvato!" le suggerisco mentre lei allenta la presa su di me.
"E invece ne avrai bisogno!" Mi ringhia contro guardandosi attorno impaurita.
"Mi devi ascoltare, perché quest'anno é tutto cambiato. Nessuno vuole eccezioni in questa società ormai".
"Cosa?" Chiedo perplesso.
"Fammi finire!" Mi urla "se solo loro, e con loro intendo un qualsiasi cittadino con un certo valore nel settore politico di questa città, sanno chi siamo noi, noi saremo morti."
"Merda! E noi chi siamo?!" Chiedo piú confuso che mai.
"Non fidarti di nessuno, o quel nessuno ti uccide chiaro?" Dice ignorando la mia domanda.
"E perché dovrei credere a una Rigida come te?" Chiedo spingendo Tessa con forza e rabbia e facendola barcollare all'indietro.

"Perché siamo diversi, e quindi ci cercheranno, ci troveranno e ci uccideranno!"

Non vedo neanche dove é corsa via Tessa. Non me ne frega. Per niente. Non so che diavolo le fosse preso prima e non voglio neanche saperlo. Mi sembra la stessa cosa che mi aveva detto Erin: sta attento, non dire niente a nessuno e altre cose del genere.
Esco dalla stanza e mi dirigo velocemente verso la palestra mentre Drew e Myra stavano già combattendo. Provo piacere nel vedere che Drew le sta facendo sputare sangue. Mi avvicino a loro.
"Ti consiglio di svenire..." Dico rivolto verso Myra facendo ridere Drew prima di tirarle un'altro pugno sullo zigomo. Vedo formarsi un sadico sorriso anche sul volto di Eric.

Non é che non sia umano, ma, finché picchiano quell' aborto mancato di Myra mi va anche bene.
Tanto farà la stessa fine di Tris.
Prima che finisca il loro combattimento, quindi molto presto, vado a tirare un po' di pugni sul sacco da box.

Per quella rigida questo sarà uno dei suoi primi combattimenti. Devo farla soffrire.
In fondo le persone che non hanno sofferto prima o poi dovranno soffrire, prima o poi dovranno passare quelche hanno passato le persone che hanno sofferto.

Continuo a tirare pugni contro il sacco da box, senza cessare. Come se dovessi pugnalare l'odio. Come se dovessi fammi portare via dalla rabbia.

Non riesco a tenere conto di quante volte mia madre mi abbia mentito. Quante menzonie mi abbiano detto lei e mio padre in tutta la mia vita. Quante se ne siano dette loro nella loro vita. Io detesto dover mentire!
Eppure lo faccio, di continuo.

Tiro pugni sempre con piú forza. In questo momento provo odio.
Provo odio per ogni volta in cui ho pensato che i miei genitori mi mancassero.
Provo odio per me stesso, per ogni volta che ho pensato di poter volere bene a quelle persone.
"Bisogna conoscere se stessi o non si potrà mai essere sinceri con gli altri". Non É vero. Nulla é vero.
Forse per essere sincero con gli altri, gli altri devono conoscere te. Ma mio padre non l'ha mai capito, non ha mai capito niente.

"La Rigida e Peter!" Sento Eric urlare.
Entriamo tutti e due sul ring.
La vedo nei sui occhi, ha paura.
"Hey Rigida se piangi ci vado piano con te, mi basta solo una lacrima..." Dico con voce ironica.
Mentre abbasso lo sguardo la rigida fa un passo in avanti mi colpisce alla gola, bloccandomi il respiro per qualche secondo. Cerca di sferrare anche un calcio ma le prendo il piede e la faccio cadere a terra.
"Smettila di giocare con lei" dice Eric senza alterare il suo tono.
Le sferro un pugno dopo l'altro.
Continuo a picchiarla senza fermarmi, senza che lei abbia tempo di rialzarsi da terra.

Paura, rabbia, odio e sofferenza.
Tutte addosso a quell'ingnificante rigida.

Solo paura, rabbia, odio e sofferenza.


Divergent: Peter HayesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora