1#Unexpected visit

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Dunque, era il mio primo anno all'istituto François Dupont di Parigi [nn so se sia giusto].
Sedevo affianco al banco vuoto di Agreste; non si era più fatto vivo da quando ha versato sangue il primo giorno di scuola.
Dicono che dopo l'accaduto si sia messo a ridere, il che ha reso l'argomento molto più interessante.
Da qualche voce affermano che sia in grado di rompere il calciestruzzo con il tipico calcio laterale del Karate, ma non credo sia possibile per uno che non lo pratica.
Il mese prima aveva mandato parecchi studenti liceali in ospedale, e si possono ancora trovare evidenti testimonianze sulla scena del crimine. Era successo davanti a tutta la scuola.
Da quel che ho visto, ricordo che erano tre ragazzi dell'ultimo anno e stavano picchiando un ragazzino. Subito dopo è arrivato Agreste sulla difensiva, e con un solo pugno gli ha stesi tutti e tre al tappetto, con le narici sanguinanti.

Tuttavia non mi importava un granchè.
Al momento ero completamente concentrata sui calcoli, non avevo tempo per prestare attenzione ad altre persone.
Il mio sogno nel cassetto, era quello di diventare prima alle Olimpiadi di Matematica, in quanto ci tenessi ad aumentare la mia media. E dovevo dimostrare di saper cavarmela come rappresentante di classe, e presidente del comitato studentesco.

Quella mattina mi sono recata in bibleoteca per avere un po' di pace.
Non era una neccessità, nè un piacere o tantomeno un'ossessione: era la mia condizione naturale, studiare intendo.
Mi piaceva stare sola, lo ero sempre del resto. In classe, pochi mi rivolgevano la parola, ero un tipo solitario, o quasi.

Era mia abitudine trovare un tavolo che fosse situato difronte alla finestra.
Riuscivo a godere della dolce frescura nell'aria, e tutte le volte che ero affacciata davanti alla luce del sole, sembrava di possedere la tranquillità del mondo ai miei piedi.

Avevo bisogno di procurarmi una nuova guida di studio...

Facevo geometria, quando ho visto Max avvicinarsi al mio tavolo, con il suo passo marziano mentre gesticolava le dita delle mani, il che stava a significare che era una questione importante.
Stavo per invitarlo a sedersi, ma lui mi ha interrotta.
"Dobbiamo parlare" ha detto "Riguarda Agreste".
Per un attimo ho pensato che stesse per dirmi che fosse rientrato a scuola e avesse già scoppiato una rissa con qualcuno. Ineffetti, pareva aver quel tipo di tono.
Mi sono alzata e ho chiesto:"Chi si è ferito?"
"Nessun ferito" ha risposto lui "Per quanto ne sappia, ha intenzione di saltare la scuola per il resto dell'anno" ha prosseguito dopo una breve pausa.
"Perchè sei venuto da me?" gli ho domandato, in parte, per il fatto che non sono un fulmine ad afferrare le cose. Lui ha aspettato che ci arrivassi da sola, ma io sono rimasta lì, con quella che presumo fosse un'affascinante espressione di totale stupidità stampata in viso.
"Se non ricomincia ad andare a scuola, rischia l'espulsione" mi ha detto "Siccome sei la nostra rappresentante, dovresti saper gestire il mestiere" ha continuato, inarcando un soppraciglio.
Io mi sono limitata a guardarlo sbattendo più volte le palpebre, però aveva ragione, non potevo stare lì con le mani nelle tesche. Ci ho riflettuto per vari secondi.
"Dove lo posso incontrare?"
"Trascorre sempre il tempo con suo zio, che lavora al Grill Meat".
Il Grill Meat è un locale molto accogliente, dove puoi concederti la libertà di levarti il peso della tua giornata sfaticante dalle spalle.
Dispongono inoltre di un reparto di mini-bowling (rollerball) senza pagamento.
"E in cambio che cosa ci ottengo?"
"Per ora consegnali solo questi" mi ha detto, porgendomi una busta di carta marrone, con all'interno dei documenti.
"Che cosa sono?"
"Sono i suoi compiti saltati. Sai, è davvero impossibile convincerlo, ma vale la pena fare un tentativo" mi ha consigliato, ed io ho accennato un sorriso in risposta.

Due ore più tardi, mi trovavo nell'area verde del parco, seduta su una panchina, a sorvegliare la gente che attraversava le strisce pedonali al scattare del semaforo verde.
L'unica domanda che mi è venuta in mente è stata "Posso farcela?".
Ho dato un'occhiata veloce alle mie spalle, puntando lo sguardo sull'insegna gialla del Grill Meat.
Per 15 minuti nella mia mente ha regnato il silenzio, finchè non sono scattata in piedi e ho preso una decisione.
Mi sono avviata con passo deciso verso l'uscita del parco fino a raggiungere il grande portone di vetro. Potevo farcela.
Sono entrata nel posto, per la mia prima volta in 5 anni. Era tutto rimodernato.

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