Capitolo 14

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Non mi sentivo così male da tempo. Le forti fitte allo stomaco che si impadronivano di me mi lasciavano senza fiato, senza respiro. Non riuscivo più a camminare così mi accasciai nell'angolo di casa mia dove nessuno avrebbe potuto disturbarmi. Ero certa di aver fatto la cosa giusta per il bene di Maik ma per il mio di bene? Qualcuno ci pensa mai?

-Non è carino che tu stia qui sola di sera, magari i tuoi ti cercano. Ho portato Maik a casa dato che non arrivavi più.-

Non sapevo quanto tempo era passato, ma sicuramente quelle non erano le condizioni in cui volevo esser guardata da Ale.

-Oh si scusa per prima.. Adesso.. adesso i-io vado a a casa ecco si, vado a cas- non feci in tempo a finire la frase che scoppiai in un pianto singhiozzato. Le sue mani si aggrovigliarono velocemente attorno ai miei fianchi e la sua voce provocava una dolce melodia sussurrata alle mie orecchie: -Shh.. stai tranquilla piccola Mar va tutto bene..- ma io non riuscivo mi a a smettere di piangere, così con tutta la gentilezza del mondo mi prese il volto fra le mani: - Ascoltami, okkei? Piangi ma ascoltami. Sei una bellissima ragazza e troverai sicuramente di meglio, e non lo dico perché è ciò che si dice in queste circostanze, lo dico perché, dio guardati, guardati ogni tanto. Il tuo fisico è la reincarnazione della perfezione, curve al punto giusto, carne al punto giusto, questi capelli rossi che mi ricordano tanto la protagonista del film "The Brave" che ha anche un pò il tuo carattere, così ribelle così rivoluzionaria che se ci si mettesse d'impegno pensando a buone parole di quel vocabolario che a me in parte è sconosciuto e facessi quegli occhioni dolci da cerbiatta riuscirebbe a cambiare il mondo e allora sai cosa ti dico? Che tu domani mattina ti sveglierai tranquilla e serena con un gran sorriso che sfoglierai in giro per la scuola e la città e farai innamorare non uno, non due ma dieci o cento ragazzi!-

Wow... Quelle parole uscivamo dalla sua bocca così reali e sincere che mi ero ammutolita, ma non solo verbalmente. Era stato in grado di azzerare i miei pensieri, e con la testa matta che ho io nessuno c'era mai riuscito. Lo guardai dritto negli occhi, ancora lucidi, lo abbraccia senza dire nulla ma lui lo sapeva quanti grazie gli avrei voluto urlare. Quella sera salii a casa leggermente più su di morale ma la mattina dopo tutto tornò triste e monotono.

Danzeremo a luci spenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora