Capitolo XIV | Fine dei giochi, Charis

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«Quindi?» 

Lily non si sforzava nemmeno di mascherare le vibrazioni di rabbia che le incrinavano la voce, palesando così la sua collera, nettamente contrapposta al dolce sorriso di un serpente pronto a stritolare la preda dipinto sul volto della donna davanti a lei.

Anche se l'ira sembrava essersi impadronita della sua mente e delle sue azioni, la ragazza non era cieca a ciò che le accadeva intorno: aveva sentito distintamente il tocco di Charis, delicato e quasi impercettibile, appena avevano varcato la grande porta a vetri che dava su uno dei giardini interni del San Mungo. Il più privato, lontano dalla calca dell'accettazione.

Convinta di averla già in pugno, Charis aveva provato a sondare le sue emozioni, ritraendosi però d'improvviso quando si era trovata davanti ad un muro impenetrabile, segno di un'altissima concentrazione, a dispetto delle apparenze.

Lily sorrise: sapeva di essere in vantaggio in quanto a poteri empatici, ma le era altrettanto chiaro che con Charis Lestrange non ci fosse nulla da lasciare al caso.

«Lily, seriamente, non capisco.» 

«Charis, per l'amor di Merlino, smettiamola di giocare. So cosa stai architettando, so chi hai cercato di raggirare. Ora vorrei sapere perché.» 

Un'ombra di delusione oscurò il bel volto della donna, prima di sparire in un battito di ciglia.

Per quanto isolato, il luogo scelto da Lily era circondato da ampie vetrate che davano sui corridoi interni, e non era il caso che troppi testimoni assistessero al loro battibecco.

«Vedo che a fidarsi degli altri si sbaglia sempre. Mi chiedo come fate tu e quelli come te a vivere lasciando le vostre decisioni nelle mani di esseri decisamente incompetenti.» 

«L'incompetenza è una valutazione relativa.» commentò scettica Lily.

«Il giovane Malfoy ti ha insegnato del sano sarcasmo da purosangue, infine.» ribatté a tono Charis, sorridendo bonaria.

«Benedetta Morgana, non divaghiamo! Cosa vuoi da me?» 

«Dritta al punto, non c'è che dire. Credo di rimpiangere la ragazzina timorosa che aveva paura di bussare alle porte di Durmstrang...» 

Lily perse definitivamente la pazienza, azzardando un approccio più aggressivo. «Posso scoprire quello che voglio in cinque minuti, ma preferirei saperlo da te.» 

Charis sorrise furba. «Credi che conoscere parte del mio presunto piano ti dia del vantaggio su di me? O sei davvero convinta di essere così potente da poterti misurare con me, Lily Potter?» 

***

Astoria scrutava preoccupata il cielo limpido, inusuale per una giornata di fine gennaio, riflettendo sugli accadimenti che avevano scandito la mattinata.

Quando Wolly le aveva riferito dell'arrivo di Harry Potter, ancora emozionato dall'idea di aver incrociato lo sguardo del leggendario amico degli elfi, aveva capito subito che non si trattava di una visita di cortesia, e che non preannunciava buone notizie.

Come a darle ragione, nemmeno un quarto d'ora dopo Draco e Scorpius erano usciti di corsa insieme al capo degli Auror, lasciandola sola e rimandando qualsiasi spiegazione al loro rientro.

Astoria sospirò cercando di sciogliere la tensione, che stava raggiungendo livelli per lei preoccupanti. Quando giorni addietro aveva affrontato il discorso Potter con Draco, auspicando una distensione dei rapporti tra loro e la famiglia più in vista del mondo magico, non si aspettava certo che lui e Scorpius venissero coinvolti nelle eroiche e spesso poco piacevoli vicende che avevano per protagonisti la calamita per i guai per eccellenza, insieme alla sua famiglia.

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