Capitolo V | Determinazione

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Ne possiamo parlare?

Scorpius si rigirava la piuma tra le dita pensieroso, osservando distrattamente le foglie vorticare fuori dalla finestra dello studio. Ottobre era stato annunciato da un vento gelido e incessante da Nord, che aveva rapidamente fatto cambiare colore al paesaggio che abbracciava Malfoy Manor.

Contro ogni sua più rosea previsione Lily era sparita dalla circolazione.

No, era inesatto. Lily aveva continuato ad andare regolarmente al lavoro, organizzare il matrimonio di suo fratello e Cassandra Nott, uscire con Albus, Justin e Derek e chissà con chi altro. Semplicemente, non lo aveva più cercato.

Lui invece, l'aveva cercata più di quanto fosse lecito ammettere. L'aveva osservata un paio di volte aprire o chiudere Il Giglio Rosso, frenando la voglia di andare a parlarle. Una sera, su imbeccata di Albus, aveva raggiunto lei e Derek al Paiolo Magico, ma si era sentito troppo idiota a presentarsi ammettendo di aver sbagliato e aveva evitato di farsi vedere. Ed era sempre lui che quella mattina aveva scritto quelle tre parole su una pergamena, pensando di recapitargliele via gufo. Eppure, ancora una volta, l'orgoglio bloccava le sue azioni.

Derek aveva ragione, doveva fare una mossa se non voleva perderla. Se non l'aveva già persa.

«Scorpius?» 

Alzò lo sguardo, innervosito. Una predica da suo padre era l'ultima cosa che voleva.

«Entra pure, pa'.» 

Draco entrò nella stanza misurando i passi, cercando mentalmente di fare lo stesso con le parole. «Potter?» si limitò a chiedere, indicando con lo sguardo la domanda scritta sulla pergamena, che Scorpius si affrettò a coprire.

«Figliolo, quando avevo la tua età – cominciò Draco, pensieroso – Anzi no, quando ero più giovane di te e della signorina Potter, mio padre andava ripetendo che il cognome che portiamo dà diritto a considerarci migliori degli altri. Sai cosa ci ha guadagnato?» chiese retorico, certo che il figlio sapesse a memoria la triste storia della disgrazia di Lucius Malfoy.

«Oggi i tempi sono diversi – riprese, ignorando l'espressione annoiata sul volto di Scorpius – Io e tua madre abbiamo cercato di insegnarti a farti rispettare per le tue qualità. Anche se, ammettiamolo, il nome Malfoy meritava di essere riabilitato in questa comunità. Il punto è che non so cosa sia successo con la Potter e sinceramente mai mi aspettavo di sprecare parole per la figlia di quello sfregiato, ma non è con l'orgoglio che sarai felice. Probabilmente c'è qualcosa nel passato che hai sbagliato, così come sono certo abbia sbagliato lei. Ma ricordati che sei stato smistato a Serpeverde, e i Serpeverde lottano per ottenere quello che desiderano.» 

«Anche se questo significa diventare patetici?» chiese Scorpius, punto sul vivo.

«Suvvia, non hai più quindici anni. Sono certo che hai ben presente il confine tra essere patetici e pratici. Se vuoi che quella ragazza ti ascolti imponile di stare a sentirti. Con fermezza e galanteria, ovviamente. La giovane Potter mi sembra piuttosto sensibile ai caratteri forti.» 

Scorpius soppesò le sue parole, prima di guardarlo di sottecchi. «Ma stai parlando per esperienza personale?» chiese, faticando nel trattenere un sorriso.

«Ovviamente – gli rispose Draco, sorridendo sarcastico – Pensi forse che tua madre sia tenera e docile quando si impunta nelle sue decisioni?» 

***

«Sei pronto?» 

Rose, concentrata, puntava la bacchetta contro l'imponente urna di pietra. Finalmente, dopo settimane di ricerche, avevano scovato il nascondiglio della gemma blu, il prezioso monile forgiato dai goblin in onore di Priscilla Corvonero.

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