~>Thirteen.<~

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~Capitolo.13~

MARTINA POV'S

Il lago di bava sul cuscino mi destò. Aprii gli occhi di scatto e il mio sguardo si incantò ad osservare attentamente, da cima a fondo, il soffitto rosa confetto sopra di me. Ebbi bisogno di qualche minuto per realizzare di essermi appisolata profondamente e di aver lasciato la custodia della casa nelle mani di quello scalmanato del mio fratellastro.

La finestra era semiaperta, il vento soffiava sulla mia schiena. Afferrai, dunque, il lenzuolo dal letto e lo avvolsi sulle mie spalle. Ero un vero e proprio fantasma: la stoffa di cotone era molto lunga, quasi come lo strascico di un vestito da sposa e la mia carnagione porcellana non mi aiutava affatto.

Calzai svogliatamente le scarpe al lato del letto e, ancora un po' assonnata, mi diressi verso il mio bagno; giorni prima, sistemai sulla mensola le mie saponette per il viso, le mie creme esfolianti e alcuni accessori che solo noi donne possiamo immaginare.

E non è con mio stupore che ne notai la mancanza sul mobiletto poiché, puntualmente, mia madre ne utilizzava in quantità spropositate e se ne appropriava.

Come se fosse lei a comprarle ogni mese, uff.

Infastidita e con un filo di rabbia dipinto in volto, mi affrettai ad entrare nella nuova stanza di mamma (e Nick) per recuperare tutto ciò che mi appartenesse.

Ay, che bella camera, però. Sapete, le pareti erano rivestite da una carta parati rosa antico e il motivo dipinto era incantevole. Invece, vogliamo parlare della mia? Un rosa fluorescente che Barbie lèvate proprio.

Accostai lentamente la porta della loro stanza e attraversai l'intero corridoio impaziente di sciacquarmi, una volta per tutte, il mio volto assopito.

Mi trovavo nella metà esatta del corridoio, circa sette passi mi allontanavano dalla porta della mia camera quando, improvvisamente, il coglione di turno alzò al massimo il volume dello stereo, fino a qualche secondo fa spento.

L'intensità di quel terribile suono arrivò, nell'arco di pochi secondi, al mio cervello e balzai in aria, quasi a toccare, con un dito, l'alto soffitto sopra di me.

-IL TUO CERVELLO SI È PRESO UNA VACANZA O CHE?! MA SEI CRETINO!?- mi avvicinai alla ringhiera della scala grigia, la quale poneva in comunicazione i due piani, e gridai fino all'ultimo Hertz che riuscii a produrre.

-Su con la vita, Martina!- rispose guardandomi e sollevando in aria la birra che teneva con la mano destra, quasi come per invitarmi a partecipare.
Inutile dire che mi ero completamente dimenticata della presenza degli altri quattro babbei in casa.

-Tu sei un carciofo, io ti denuncio. Tu stai male, tu stai male.- notai che, tra le mani, avevo ancora la spugnetta da bagno e due flanconcini di crema per le mani. Gridai e gliele tirai contro, 'sto imbecille.

Jorge utilizzò Michael, il ragazzo dalla folta chioma fucsia, come suo scudo personale, mentre osservavo le lozioni di crema viaggiare verso la sua fronte. Che meraviglia!

-Coraggio, Martina! Scendi anche tu, allieta il nostro pomeriggio con la tua presenza.- si burlò di me il ragazzo, cercando di schivare gli oggetti che avevo lanciato pochi secondi prima.

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