~> Six. <~

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~Capitolo.6~

Varcai rapidamente la soglia della mia stanza, senza incontrare lo sguardo di Jorge nel lungo corridoio. Mi assicurai che la porta della camera fosse chiusa a chiave per evitare di girare centocinquantamilaseicento volte la stessa scena, come minimo.

Ero molto critica in quel periodo, lo riconoscevo. Mi consideravo sbagliata e non solo interiormente, ma anche a livello estetico. Il naso, i capelli alla Marge Simpson, gli occhi troppo a mandorla: doveva essere tutto come io avevo pianificato altrimenti non si registrava.

Ormai, quasi tutto il mondo conosceva il mio blog e dovevo curare molto di più il mio look rispetto a qualche mese prima, quando vagavo per le strade come una barbona in cerca di pane e acqua. L'unica situazione che volevo evitare era deludere tutti, me compresa.

Le visualizzazioni aumentavano ogni secondo di più e la mia responsabilità cresceva e cresceva. Ma, grazie a quel blog, avevo finalmente iniziato ad aprirmi a qualcuno, che sia uno schermo di un portatile o che sia una persona.

Quei video erano la mia storia e per quei pochi minuti si parlava solo ed esclusivamente di me. Avevo trovato finalmente me stessa anche se poche erano le persone che mi accettavano per quello che avevo da offrire.

Molti ragazzi sapevano di me, della mia storia e di tutti gli ostacoli che, giorno per giorno, dovevo affrontare e quando, camminando per le strade della città, sentivo i loro commenti a proposito del canale YouTube, il mio cuore era come se sorridesse.

Era un orgoglio per me: quello era il frutto cresciuto dal piccolo seme piantato mesi fa.

Afferrai il borsone nascosto qualche ora prima sotto il grande letto matrimoniale al centro della stanza e il quale conteneva tutti gli accessori, le maschere e gli sfondi per filmare.

Tirai fuori il poster di un'isola tropicale da installare dietro le mie spalle per coprire il meraviglioso rosa confetto delle quattro pareti che mi circondavano.

Indossai la maschera del principe ranocchio. Mi trovavo a Londra quando la osservai dietro un grande scaffale di bambole in un negozio di giocattoli. Non era in vendita, mi disse la commessa, ma la sentivo già mia.

Dovevo assolutamente cambiare la mia maglia: se Sarah avesse guardato solamente un video del mio canale, mi avrebbe riconosciuta all'istante. Ormai, conosceva il mio guardaroba meglio di me.

Mi ricordai di aver comperato una maglia bianca sul quale sfondo vi era disegnato un unicorno con il volto di Luke Hemmings, il quale cavalcava su un arcobaleno di cioccolato, prima di abbandonare la mia Los Angeles.

La cercai in tutte le grandi valigie nella camera, gettando ogni mio singolo capo d'abbigliamento a modo di mercato americano, quando la intravidi in un beauty case al lato della scrivania.

Infilai la maglia senza perdere altro tempo: la voglia e la concentrazione erano finalmente arrivate al binario 2 della stazione Martina's e sarebbero ripartite tra meno di venticinque minuti.

Nel fondo della valigia, però, notai la foto che scattò mio zio John il giorno del mio quinto compleannno, nella quale abbracciavo amorevolmente i miei genitori.

Mi ricordai di quel giorno: centomila bambini e io che giocavo solamente con i miei genitori. Erano delle piccole dimostrazioni d'affetto per ringraziarli di ciò che avevano preparato
accuratamente per me.

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