~>Fourteen.<~

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~Capitolo 14~

MARTINA POV'S.

Molto scomoda la scrivania della mia stanza: per poter leggere, sottolineare e studiare, si rischia di diventare come Leopardi e, per carità, tanto di cappello per il suo genio, ma io mi accontento di una B al compito di chimica di martedì.

Lo scorso lunedì, ho iniziato a seguire le lezioni: è tutto così differente dalla mia realtà americana, che un po' mi manca. Tanto, direi.

Harry mi ha procurato una Jeep. A me. Una Jeep. Io che a Los Angeles mi spostavo con i mezzi: nel mio portafoglio, ho la patente solo per estetica, perché è rosa. L'esame di teoria, per carità, superato con il massimo del punteggio, ma non ho mai realmente sostenuto quello pratico.

O meglio, l'ho sostenuto e risostenuto e risostenuto di nuovo, fin quando il mio istruttore ebbe l'idea di guidare i pedali, al mio posto.

Debbo dire che le mie ventiquattro lezioni sono state utili a questo cazzo, considerando che ho parcheggiato in zona vietata, conseguito la multa il primo giorno di scuola e parcheggiato, poi, nel piazzale riservato al personale scolastico.

La mia Jeep, ovviamente, era al posto del preside.

Il quartiere del mio Istituto è piccolo: bene o male, tutti si sono già visti, per la prima volta, da qualche parte che non fosse la scuola. Quelli che guardavano i miei occhi, invece, erano tutti volti nuovi, noncuranti della mia presenza.

Il preside mi ricevette nel suo ufficio, qualche istante dopo il suono della campanella di inizio corsi e ne approfittai per dispiacermi del disagio creatosi quella mattina, in cortile. Ma uno stupido cartello, con "Qui parcheggia il Dirigente", era troppo lungo da scrivere?

Il preside ordinò alla sua segretaria di stamparmi l'orario delle prime settimane scolastiche: mi spiegò che questi variavano a seconda delle stagioni e della disponibilità degli insegnanti, ma che avrei potuto consultare il sito per eventuali dubbi o modifiche.

Contenta di non dover condividere le mie ore di lezione con il mio fratellastro Jorge e la sua banda di rincitrulliti; anche se, per Luke, avrei comunque potuto fare eccezione.

A Los Angeles, i corsi sono iniziati due settimane fa. Sarah mi scrisse il primo giorno; sono stata contenta di leggere il suo messaggio e di trovare sconforto e tristezza nelle sue parole. Mi manca terribilmente.

Quest'anno, avrebbe dovuto essere il nostro Senior-Year, il momento che aspettavamo dal primo giorno di liceo, quello in cui avremmo spiccato le ali, verso il nostro futuro, costruito, non sempre, con il sorriso sulle labbra.

La distanza, lo studio, i corsi After-School, il fuso orario complicano e si ripercuotono sulla nostra amicizia, visto che non ricevo sue notizie da circa cinque giorni.

Di Justin, non so più nulla. Dall'ultima telefonata frettolosa, non mi ha più scritto, non mi ha più cercata e non mi ha più spiegato. Ho tentato di contattarlo più volte , ma il suo cellulare sembra essere irraggiungibile o spento.

Intanto, a mensa, una ragazza mi invitò a pranzare accanto a lei. Forse, è stata la prima a rivolgermi parola, quel giorno: dagli studenti ricevevo solo occhiate, commenti sottovoce e sorrisi sotto i baffi. Non è stato il massimo, come inizio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 10, 2019 ⏰

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