Una rosa appassita

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Capitolo XVI

Accasciato a terra, tremante per il dolore causato dai quei terribili squarci che gli attraversavano il dorso e il petto, Adam tentava disperatamente di aggrapparsi al davanzale della finestra per tornare in piedi, ma ad ogni sforzo sentiva il proprio corpo sempre più pesante essere premuto dalla rassegnazione, anzi, forse dal sollievo, che quella squallida vita stesse per abbandonarlo per sempre, finalmente.
Un'anima gettata nelle fiamme dell'inferno ancor prima di aver lasciato il proprio corpo, ecco cos'era stata la sua.
Ma tutto sarebbe finito presto.
Questo lo sapeva.
Il dolore fisico che provava e che per tanti sarebbe stato insopportabile in confronto a quello che gli attanagliava il cuore come un filo spinato, non era nulla.
Ricordó ogni istante della sua vita: la sua infanzia, i suoi genitori, il tempo passato in biblioteca a leggere meravigliosi romanzi e a suonare il pianoforte in pomeriggi piovosi e cupi, le passeggiate in giardino, le ore passate a disegnare fiori e animali fantastici...
e il ballo.
Quel maledetto ballo.
Quel maledetto sedicesimo compleanno.
E quella maledetta Belle.
A quel pensiero non poté trattenere le lacrime.
La sua Belle, che nonostante tutto gli era stata accanto, ma alla fine lo aveva abbandonato, proprio quando non poteva più fare a meno di lei.
Ma l'amore é un sentimento strano, e spaventoso.
E quanto fa male.
Più di una pugnalata al cuore.
Forse, dopotutto, era felice che stesse per finire tutto, era felice di abbandonare per sempre quello spregevole mondo incantatore che può darti tutto e infine lasciarti con niente.
Mancava poco ormai, e tentava di non pensare più a nulla, ma, si sa, l'amore è un sentimento irreprimibile.
Per quanto si sforzasse di cancellare quel pensiero dalla mente, non poteva mentire a se stesso.
Non desiderava davvero tutto questo. Non desiderava che la vita lo abbandonasse, non sopportava il pensiero che la vita donatagli dai suoi amati genitori fosse stata rovinata a quel modo, ma ancora più di tutto ciò, desiderava solamente una cosa: poterla rivedere un'ultima volta.
Vedere il suo bellissimo volto, quelle labbra rosee e carnose, quegli occhi verdi come le foreste e quel sorriso maledettamente incantevole.
Ma lei non c'era, non sarebbe tornata e non avrebbe mai colmato il vuoto che aveva lasciato nel suo cuore straziato.
In lontananza si sentiva un rumore di passi che si avvicinavano sempre di più; ogni volta che l'aguzzino arrivava davanti ad una porta la spalancava facendo cigolare i cardini, sussurrando:
-Dove sei... Avanti, perché non vieni fuori, Bestia? Non avrai paura di me...
Per poi ridere sguaiatamente.
E lui non sapeva se stesse aspettando di morire così, abbandonato dal mondo, o se stesse aspettando lei, con la speranza che tutto potesse finire bene, come in un sogno.
Non ci volle molto prima che la morte bussasse, o meglio, scardinasse la porta delle sue stanze.
Due occhi spalancati e iniettati di sangue s'erano posati su di lui, mentre una folle risata si mescolò al rombo dei tuoni e allo scroscio della pioggia:
-E così ti ho trovato alla fine... mostro.
Mentre si avvicinava lentamente, rigirava il coltello tra le dita, impaziente di conficcarglielo nella carne viva.
Quel ghigno malefico faceva accapponare la pelle.
-Ma guarda un po'... tutto solo e impaurito.
Lo guardó imitando l'espressione di un bimbo che piange.
-Dov'é la tua Bella, eh, Bestia?!
Lasciami immaginare, ti sei innamorato di lei, non è vero?!
Raccogliendo tutte le forze che gli erano rimaste in corpo e respirando affannosamente tentó di parlare:
-Tu... tu chi sei...
L'altro sorrise con aria folle:
-Chi sono io?! Non dirmi che non mi riconosci!
Adam alzo lo sguardo per osservare meglio il suo volto: quando ricordó quel viso riabbassó lo sguardo.
-Vedi che lo sai...
Leonard si avvicinó ancora di qualche passo.
-Non te lo saresti mai aspettato, eh? Ma ti sorprenderà ancora di più sapere perché sono qui e chi mi ha mandato.
La Bestia non rispose.
-Mi ha mandato Belle.
Adam rimase immobile, senza alzare lo sguardo né proferire parola.
-L'hai talmente disgustata che non appena è ritornata a casa mi ha supplicato di venire qui ad ucciderti. Non sopportava più la tua esistenza.
Credevi davvero che qualcuno potesse amarti?!
Sei solo uno stupido.
Dopo aver finito con te tornerò da mia sorella, e sta pur certo che la daró in moglie ad un giovane ricco e bello, più di quanto tu possa mai desiderare di essere.
Belle non ti ha mai amato e mai ti amerà, mostro ripugnante.
Dí addio a questo mondo e a tutto quello che ti circonda, Bestia. È giunta la tua ora.
-Ti... ti sbagli...
Quello alzó un sopracciglio, facendo una smorfia.
-Come?
-Non ti ha mandato lei.
Leonard scoppió a ridere.
-E come fai ad esserne così sicuro?
Chiese sprezzante.
-Lei... lei non lo farebbe mai...
L'altro sorrise schernendolo.
-Ma quanto sei carino... ma allora credi sul serio che lei ti abbia mai considerato più del mostro che sei?! Illuso!
Se sei così sicuro di quel che dici allora perché non le chiedi se è vero? Ah, giusto, quasi dimenticavo che non la rivedrai mai più.
Leonard alzó in alto il pugnale.
-Addio, Bestia!
Il pugnale scintilló alla luce dei lampi, e già entrambi aspettavano il colpo mortale, ma quel colpo non arrivó.
Si sentí soltanto un grido, un tonfo e il rumore metallico del pugnale scivolato sul pavimento della stanza.
Adam sollevó sguardo, e in un secondo ogni dolore si sciolse alla vista di un meraviglioso angelo, del suo meraviglioso angelo.
-Belle!
Una gioia incontenibile gli pervase il cuore e gli fece dimenticare ogni male.
Lei gli sorrise con le lacrime agli occhi e gli corse incontro lasciando il fratello accasciato a terra.
Belle abbracció la Bestia con tutte le sue forze, versando un mare di lacrime e accarezzandolo con tutto l'amore che aveva represso.
-Ti prego Adam, perdonami, perdonami...
Anche lui la strinse a sé in una calda morsa d'amore.
-Belle, sei tornata... sei tornata da me...
-Ma certo che sono tornata... non avrei mai potuto lasciare che...
Le lacrime le ruppero la voce.
-Non ti lascerò mai più. Non ti abbandonerò mai più!
Allentarono la presa e lei gli prese il volto tra le sue mani delicate, accarezzandolo con dolcezza, mentre lui le accarezzava i morbidi capelli castani bagnati dalla pioggia.
-Adam, io devo dirti una cosa...
-Cosa?
-Io... Io ti...
Ma in quel momento il ruggito della Bestia ruppe le sue parole e un gemito di dolore di lui le fece spostare lo sguardo sul suo fianco, dove era stato conficcato il pugnale poco prima scaraventato via.
Belle si sentì cadere nel vuoto.
Leonard si reggeva in piedi a stento, tremando e ridendo, esultando per aver infine ferito a morte l'amore di sua sorella.
-No... No!! Leonard cos'hai fatto?!
Gridava lei disperata, ma pareva che lui non la sentisse, anzi, farfugliava tra sé e sé parole incomprensibili e rideva, rideva a squarciagola.
Lei smise di singhiozzare.
Ora stava guardando Leonard, che aveva lo sguardo perso nel vuoto e un sorriso orrendo stampato sul viso. Il suo corpo muscoloso e la sua postura fiera non c'erano più, i bei capelli lisci e lucidi nemmeno, i grandi occhi vispi e il vigore della giovinezza non c'erano più.
La sua anima non c'era più.
Come una rosa bianca, come quelle che avevano piantato nel loro giardino, anche lui era appassito, abbandonando il suo colore brillante e fresco, lasciando spazio a quello della morte, cupo e secco.
Quello che aveva davanti non era più Leonard, ma un burattino marcio che cadeva a pezzi.
Le lacrime le rigavano le guance, ma non singhiozzava più.
Si alzó da terra e gli si avvicinó lentamente, per poi accarezzargli il viso con la mano. Gli poggió le labbra delicate su una guancia, poi sussurró:
-Tu non sei mio fratello...
Con un colpo secco la lama d'avorio che le aveva regalato suo padre gli squarció il ventre, macchiandogli di sangue la camicia logora e consunta.
Quel corpo morto esaló un ultimo respiro, accasciandosi a terra, inerme, con il viso rivolto verso la finestra, senza più sorridere.
Belle si lasciò cadere in ginocchio in un pianto disperato, in preda ad un dolore inimmaginabile. Dopo il padre e la madre, ora aveva perso anche il suo unico fratello.
Ma non poteva sopportare di vederlo in quel modo. Non meritava di soffrire così.
-Belle...
Un sussurro la chiamó dall'altra parte della stanza.
Allora si ricordó di Adam, e corse fra le sue braccia, fremendo per la disperazione.
-Belle...
Lui le sorrideva, sembrava che non sentisse più male.
Lei lo trasse sulle proprie gambe, tenendogli il capo sollevato e poggiandogli delicatamente un dito sulle labbra.
-Non parlare, non sforzarti, ti prego.
Lui tacque, senza smettere di sorridere.
Con tutta la premura di cui fu capace, la ragazza estrasse il pugnale dal suo fianco e, strappato un lembo del suo vestito, lo avvolse intorno alla ferita, tentando di fermare il sangue.
Poi si rimise ad accarezzarlo, sfiorandogli delicatamente gli zigomi e le labbra, mentre quegli occhi marini la guardavano pieni d'amore.
-Adam... io devo dirti una cosa che avrei dovuto dirti prima, ma avevo paura, avevo paura dei miei sentimenti, di non essere all'altezza e di deluderti...

Adam, io ti a...

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