Capitolo X
Una luce fredda e chiara, proveniente da un'alta finestra sulla parete opposta all'entrata, rischiarava l'immenso salone che fino a qualche momento prima era stato celato dal robusto portone nero di mogano.
Come molte stanze del castello, sotto la polvere e le ragnatele, anche questo lasciava trasparire un passato di splendore ed eleganza, ma, a differenza d'ogni altro luogo all'interno del palazzo, lí ristagnava un'atmosfera particolare, che Belle non aveva mai avvertito prima.
Il pavimento, di forma circolare, era tanto ampio e chiaro da sembrare un lago ghiacciato e sfoggiava magnifiche decorazioni dorate che rappresentavano piante rigogliose; su entrambi i lati del salone, si ergevano altissime colonne di marmo, impreziosite da capitelli dorati e quasi completamente ricoperte da insoliti rampicati: all'interno del castello Belle aveva avuto modo di notare che i rampicanti di viole che ricoprivano parti delle stanze e dei saloni erano rigogliosi, o, nel caso in cui venissero toccati dalla Bestia, secchi, ma quelli che si diramavano all'interno di quel salone erano completamente diversi: Belle non riuscì a capire se fossero vivi o morti, l'unica cosa che potè notare fu che erano completamente neri. Si chiese se con il proprio tocco questi potessero mutare, magari acquistare un colore, come era successo agli altri, ma non osó scostarsi dal padrone, che era rimasto immobile sulla soglia della sala.
La fanciulla volse lo sguardo verso di lui, ma vide che i suoi occhi e la sua mente erano stati catapultati in un altro mondo, lontani dalla realtà, lontani da lei e da tutto ció che poteva vedere davanti a sé.
Non riusciva a capire che cosa stesse pensando: i suoi occhi erano terribilmente freddi e, in quel momento, le sembró che celassero infiniti segreti.
Tornó a guardare l'enorme salone: dietro alle colonne, sulle pareti di destra e sinistra, vi erano moltissimi finestroni, la cui luce era bloccata da pesanti tendaggi scuri; l'unica fonte di luce era la grande finestra difronte a loro. Sotto di essa vi erano due oggetti che fino a quel momento Belle aveva ignorato, ma che erano più importanti di qualunque altra cosa ci fosse in quel salone: due magnifici troni dorati.
Erano posti su un piano rialzato di pochi scalini, circondato da ampi tendaggi preziosi, ma logori e strappati; il trono di destra, quello del sovrano, era più grande rispetto a quello di sinistra e presentava forme più rigide a differenza dell'altro, che sfoggiava morbide curve e decorazioni.
Entrambi, notó Belle, non erano in cattive condizioni, ma erano completamente ricoperti dagli stessi rampicanti che c'erano sulle colonne.
-Questa è la sala del trono.
Sussurró infine il padrone.
-Luogo dove sono state distrutte moltissime vite.
Belle sgranó gli occhi e scosse piano la testa. Cosa voleva dire?
-Vieni con me.
Belle lo seguì, ma si tenne dietro di qualche passo.
Si diressero dritti verso i due troni e si fermarono prima degli scalini.
La Bestia fece un profondo respiro.
-Questi sono i troni degli ultimi sovrani di questo regno.
La fanciulla lo guardó con aria interrogativa, ma non fiató.
Stettero in silenzio per un tempo che a entrambi parve interminabile.
-Belle.
-...Si?
Rispose la ragazza con poca prontezza.
-Saresti disposta ad ascoltare una storia?
Il tono del padrone era caldo e profondo, le parve che le parole non uscissero dalla sua bocca, ma direttamente dal suo cuore.
-Si.
Adam la guardó con i suoi freddi occhi azzurri, poi annuì piano con la testa.
Allora rivolse nuovamente lo sguardo verso i due troni.-Tempo fa, tutto ció che fino ad ora hai visto in questo castello non era com'è adesso. Regnavano due splendidi sovrani, amati da tutto il popolo, ma dimenticati dal mondo, a causa della maledizione di una maga.
Regnavano in modo giusto e, dopo un periodo di buio, sofferenza e dolore, erano riusciti a risollevare il regno e, finalmente, anche a riportare la pace.Qui il padrone si interruppe.
Belle ebbe come un fremito: le sembró di aver già sentito una storia simile.
-Prima di loro, chi governava il regno?
Chiese a voce bassa.
-Una maga.
-Una maga?
Il padrone annuì.
-Una maga perfida e malvagia.
Una strega che aveva ridotto il suo popolo in miseria, senza preoccuparsi minimamente delle sofferenze altrui e che stava portando il regno verso il più totale sfacelo.
Quel mostro di donna fu deposto da colui che, dopo la sua sconfitta, sarebbe divenuto re e dal suo esercito, dopo una lunga e sanguinosa guerra, durata anni e anni.
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Il principe maledetto
Romansa"Nonostante sapesse che lui non avrebbe sentito nulla, la fanciulla gli prese il volto tra le mani, accarezzandolo dolcemente, e con tutto l'amore che provava per il suo principe maledetto appoggió delicatamente le proprie labbra sulle sue, in un ba...