capitolo 16

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Arrivai a casa col fiatone ed immediatamente mi chiusi dentro, poggiando le spalle contro la porta, chiudendo gli occhi e cercare di calmare il mio respiro, che era ormai irregolare.
Ancora una volta, la avevo passata liscia.
Ma per quanto sarebbe durato? Prima o poi uno dei due mi avrebbe colta alla sprovvista e picchiata nei peggio modi, e chissà, anche uccisa.
Erano davvero pericolosi, più il tempo passava, più avevo paura.

Il giorno dopo, fortunatamente era domenica, e dormii fino alle 10.
Sentii un clacson suonare ripetutamente, infastidita mi alzai, senza nemmeno preoccuparmi del mio aspetto, e mi affacciai alla finestra pronta a urlare contro al proprietario della macchina, ma dentro, non c'era una persona qualsiasi, dentro, c'era Valerio, si, Valerio apa.
Si sporse con la testa fuori dal finestrino sorridendo sfacciatamente.
Valerio: buongiorno ragazzina! Scendi!
Disse senza smettere di sorridere, un sorriso che, avrebbe fatto invidia al mondo.
Ma io non dovevo scendere, no affatto.
Carla: non ho voglia, lasciami dormire!
Risposi, senza pensarci su due volte.
Valerio: oh eddai, non vorrai mica farmi salire e prenderti con la forza?
sbuffai e chiusi la finestra, per poi uscire di casa, indossavo dei pantaloncini di tuta ed una semplice maglietta bianca, non avrei mai avuto il coraggio di guardarmi allo specchio, ero consapevole di essere impresentabile, ma infondo era solo un coglione che rompeva il cazzo alle 10 di mattina.
Mi avvicinai alla macchina.
Carla: bene, che c'è?
Mi guardò e rise.
Carla: che cazzo ti ridi?
Chiesi infastidita.
Valerio: dovresti guardarti, hai la maglia al contrario ed i capelli in disordine, sei buffa.
Continuò a ridere.
Mi avvicinai allo specchietto della macchina per guardarmi, poi guardai lui.
Carla: eddai! Tanto mica devo piacere a te.
Valerio: ma io non ho detto che non mi piaci, ragazzina.
Arrossii di colpo alle sue parole.
Carla: dovresti smetterla.
Valerio: di fa che?
Chiese interrogativo, non capendo.
Carla: di dirmi ciò, guarda come sto messa.
Mi toccai le guance rosso fuoco, poi mi morsi il labbro, rendendomi conto di cosa avevo appena ammesso.
Valerio: oh, mi piaci quando arrossisci.
Disse scendendo dalla macchina, per poi avvicinarsi a me e posare una mano sulla mia guancia.
Carla: che stai facendo?
Sussurrai, abbassando lo sguardo imbarazzata.
Valerio: niente ragazzina, niente, calmati.
Fece scendere la sua mano, passando ogni lineamento del mio volto.
Valerio: mi piacciono i tuoi lineamenti.
Sussurrò.
Ero ormai andata, persa nella sua voce calda e ne suoi gesti, cercai di trattenermi a non guardarlo negli occhi, ma posò due dita sotto il mio mento, alzandolo leggermente, obbligandomi a guardarlo, per poi incastonare i suoi occhi nei miei, e lì, sul serio, mi persi definitivamente.
I suoi occhi erano bellissimi, cambiavano a secondo del clima, ma anche a secondo del suo umore, adesso brillavano ed erano verdi.
Continuò ad accarezzarmi il volto e lentamente si avvicinò a me, posando le sue labbra sulle mie, chiusi gli occhi lasciandomi trasportare e schiusi leggermente la bocca per approfondire il bacio.
Lui mise le sue grandi mani sui miei fianchi, poggiandomi alla macchina, mentre le nostre lingue si cercavano e si rincorrevano una volta trovate.
Il mio cuore batteva sempre più forte, a minuti mi sarebbe uscito dal petto.
Avvicinò i due corpi, annullando compleatamente le distanze, mentre le sue mani salivano e scendevano lungo i miei fianchi, causando una scia di brividi. 
Valerio: mi piace l'effetto che faccio su di te.
Sussurrò sulle mie labbra, per poi passare a baciarmi il collo.
Mi morsi il labbro e mi feci scappare un gemito, posando una mano sul suo petto.
Avrei voluto spingerlo, mandarlo via per evitare tutto ciò, ma non ci riuscivo, era più forte di me.
Sentii alzarmi di poco la maglietta, per poi mettere la sua mano dentro, accarezzandomi ancora.
Stava andando troppo oltre, ed io, non essendo abituata, andavo ulteriormente in imbarazzo.
Lo bloccai.
Carla: Valerio, ti prego, io non... Basta.
Si staccò e mi guardò, poggiando la sua fronte alla mia.
Valerio: come vuoi ragazzina.
Mi sorrise dolcemente, per poi stamparmi un ultimo bacio e salire in macchina.
Valerio: vuoi venire? Andiamo da me, guardiamo un film, magari sotto le coperte e con una cioccolata calda, visto che il tempo non promette nulla di buono.
Mi fece notare le grandi nuvole scure sopra di noi.
Ci pensai un po' su, capendo che alla fine non c'era nulla di male.
Annuii e salii in macchina senza troppi problemi.
Sorrise soddisfatto e mise in moto, per poi sfrecciare via.

Si raga, è corto lo so ma tanto aggiornerò spesso e quindi no probleeeem, vi sta piacendo?

una storia d'amore coi guai. •||SERCHO||•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora