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Sono rimasto da solo in camera, gli altri hanno deciso di andare a cena nel ristorante qui di fronte anche all'inizio non riuscivo a capire come facessero ad avere fame dopo l'enorme mattone di informazioni ricevute poco fa, poi però mi sono ricordato di essere l'unico ansioso cronico del gruppo, quindi adesso mi ritrovo sdraiato sul letto con un forte mal di stomaco e la testa risucchiata in una spirale di pensieri profondi.

Pensare troppo è sempre stato un mio grande problema, a quanto pare ho l'abilità di riuscire ad aggravare una situazione già poco tranquilla solo con il pensare ad altre potenziali catastrofi che potrebbero manifestarsi rendendo tutto un grande groviglio di problemi che mi porta al respirare a fatica e ad un'emicrania che nemmeno tre aspirine possono sconfiggere.

Ed è quello che sta succedendo adesso.

E se Sarah non si fidasse di me perchè mi ritiene troppo sincero? Voglio dire, se pensasse che non so mantenere segreti così profondi,il che può effettivamente essere la verità,insomma non ho un carattere forte abbastanza per finire nei guai o addirittura in prigione con l'accusa di "complice del complice"perchè 1) finirei letteralmente alla mercè dei più potenti, i capi tutti tatuati che si vedono nei film e che ti trasformano da angioletto al figlio del Padrino e 2) non sono Michael Jackson e di sicuro non potrei saltare su uno dei grandi tavoli della mensa cantando "they don't really care about us" ribellandomi contro le guardie e il sistema giudiziario italiano.

E se invece non avesse smesso di collaborare con i ragazzi? Se Nick l'avesse convinta a continuare o peggio,l'avesse costretta a farlo con tanto di minaccia con pistola e polsi legati da nastro americano? In quel caso finirei come le povere mogli/ i poveri mariti dei mafiosi: mi prenderei la colpa beccandomi i dieci anni o più di prigione solo per salvarla ,e qui riparte il discorso di prima: io in prigione non ci voglio andare.

Sto pensando troppo,devo darmi una calmata. Conosco troppo bene Sarah, mi ama e si fida di me. Dio,devo vederla il prima possibile.

Mi decido di andare a cercare l'indizio di Berlino da solo,sarò più veloce e così potremo partire subito alla volta di Parigi, almeno accorceremo i tempi e la mia ansia smetterà di assillarmi il prima possibile.

Indosso il mio giubbotto in pelle e lascio in fretta la camera scendendo per le scale verso la hall,dove chiedo alla signora delle reception dove posso trovare questo famigerato Franz Heinberg e,a detta della signora dai lisci capelli dorati, vive proprio a due passi da qui, il tempo di svoltare l'angolo e girare a destra subito dopo un negozio di orologi in legno e sei già a casa sua.

Così m'incammino nella fredda brezza di una notte di un fine settimana berlinese, mentre i miei pensieri intricati e contorti continuano a farmi compagnia.

Spero che Sarah non si allarmi quando si ritroverà tutti noi che bussiamo alla sua porta della sua nuova dimora dispersa tra i campi di lavanda della campagna meridionale francese, magari ci salterà addosso dalla gioia o nel peggiore dei casi ci urlerà contro,farà le valigie e scapperà in un altro stato senza rivolgerci mai più la parola.

Scaccio questo mio ultimo pensiero quando mi accorgo di essere arrivato a destinazione, busso alla porta tre volte come mi è stato istruito dalla signora in hotel e subito un ragazzo biondo viene ad aprirmi con il pacchetto rosa in mano.

-sei in anticipo, per fortuna Sarah mi aveva avvertito di ciò. Questo è per Sebastian mentre questa- dice tirando fuori una busta bianca dalla tasca del suo grembiule da panettiere -è per te,buona fortuna e salutami la piccola peste quando la vedi-

-lo farò,grazie mille- lo saluto correndo ancora in hotel dove trovo l'intera brigata intenta in una vivace conversazione su chi fosse effettivamente la più simile a Rose di titanic tra le ragazze nella sala relax.

-hey, questo è per te, vado a prenotare i biglietti per il volo più recente, preparatevi- li avverto lanciando il pacchetto al riccio che mi guarda confuso così come il resto della banda.

-Thomas, avevamo detto che saremmo partiti domani- mi avvisa Michele.

-sono le undici e cinquantanove e trenta secondi, tempo che avrò preso i biglietti sarà domani. Tutto fila- gli sorrido sornione per poi entrare in ascensore beccandomi tutti gli insulti dei miei adorabili compagni di viaggio e salire fino alla suite.

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