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Sarah mi prende per mano prima di voltarsi verso la madre che ci guarda con un'espressione malefica e soddisfatta. 

Due uomini, a pochi metri da noi, fanno finta di leggere delle riviste mentre fanno finta di parlare francese, anche se fin'ora hanno solo detto parole totalmente a caso con un accento fortemente americano buttando qualche finta risata per rendere tutto più realistico. 

Sono senza dubbio gli scagnozzi della madre, i mercenari da lei assunti per fiutare le tracce della presunta figlia scomparsa.

La ragazza accanto a me è paralizzata dalla paura. La guarda con gli occhi sbarrati, ofuscati da un velo di pura ansia e terrore: sa benissimo che basta anche un solo cenno della madre verso quei due enormi uomini fermi al bancone della receptionist potrà tornare in Italia a subire la furia del padre e che io verrò sparire in poco tempo.

-che c'è, adesso non fai più la spavalda?- la sua risata di scherno mi fa imbestialire, vorrei picchiarla a sangue ma devo mantenere la calma o altrimenti sarà la fine per entrambi.

-voglio andarmene via da qui. So perché sei venuta, e sinceramente la Francia non mi piace poi così tanto... Troppo snob per i miei gusti- Sarah prende coraggio parlando con un sarcasmo insolito che fa' innervosire palesemente la donna davanti a noi.

-Sarah, vieni qui o sarò costretta ad usare le maniere forti- la guarda con pura cattiveria e quando vedo che i due scagnozzi puntano lo sguardo verso di noi sento l'ansia crescere nella ragazza accanto a me, e anche io non sono poi così rilassato.

Non ci muoviamo, potremmo sul serio indietreggiare ancora un po' ed entrare definitivamente nel corridoio dell'aereo, ma siamo come paralizzati. Lo sguardo furente di sua madre mette davvero troppa soggezione.

Si decide a fare un passo indietro, la madre comincia a ridere malefica facendo segno ai due uomini prende in mano il telefono e digita velocemente un numero. Il più grande mi mette una mano sulla spalla, bloccandomi senza dare spettacolo mentre l'altro mette un braccio attorno alla vita della mia ragazza.

-get your hands off of her, now- sputo acido, guardando malissimo l'uomo che, per evitare di causare una scenata in mezzo alla gente, sposta la mano sulla spalla di lei.   Il cellulare squilla per un po' e la voce di un uomo si fa sentire, Sarah si paralizza dalla paura, questo dev'essere per forza suo padre.

-Luca, la nostra piccolina voleva partire senza la mamma. Non pensi che questo meriti una punizione?- Josephine ci osserva con un'espressione malefica.

-Sarah, cos'hai intenzione di fare?- la voce severa di suo padre la fa sussultare, cerco di raggiungerla ma non ci riesco, osservo il suo volto con l'ansia che ormai mi divora da dentro.

Sorride beffarda, continuando a sostenere lo sguardo della donna identica a lei.

-sto facendo l'unica cosa buona che mi avete insegnato: scappare dai miei problemi- risponde acida, beccandosi uno sguardo di fuoco dalla donna davanti a lei. 

Tira prima un calcio nell'addome alla guardia,che subito la lascia andare ed io faccio lo stesso, poi lei urla qualcosa in francese che fa subito arrivare una flotta di guardie di sicurezza che, da quel poco che sono riuscito a comprendere, li portano alla stazione di polizia di Parigi.

Come se niente fosse la ragazza con le isole negli occhi porge il biglietto alla hostess che la ringrazia e si ferma davanti al corridoio d'entrata per aspettarmi.

-che cosa hai appena urlato?- chiedo mentre lei mi prende a braccetto ridacchiando compiaciuta.

-qualcosa come "quella donna è una serial killer e vuole uccidere la hostess" - scrolla le spalle continuando a trascinare in fretta il suo trolley, mentre una risata scappa dalle mie labbra.

-beh, questo la terrà occupata per un paio di giorni-

-tecnicamente se teniamo conto delle mail accusatorie trovate nel suo feed di Gmail forse anche per una settimana- dice con un sorrisetto furbo stampato in volto.

-Sarah Morgan, a volte sei talmente intelligente da far paura- le stringo le spalle con un braccio e lei mantiene il suo sorriso, entrando nello stretto corridoio dell'aereo quasi vuoto.

-ma dove eravate finiti? È da venti minuti che vi aspettiamo- chiede Greta attirando anche l'attenzione del fidanzato, che si gira verso di noi togliendosi le cuffiette.

Io e la ragazza dalle isole negli occhi chi scambiano uno sguardo d'intesa scoppiando a ridere.

-una scena da film, non potete capire- Sarah finisce di mettere via il suo bagaglio per poi saltare sul suo sedile davanti alla coppia incuriosita e comincia a raccontare.

-certo che tu una vita tranquilla no eh?- dice Mike, una volta che Sarah termina di parlare, lei scrolla le spalle, dicendo che sarebbe troppo noioso per lei.

-stai bene?- le chiedo quando si gira sedendosi a gambe incrociate sul sedile, lei si morde il labbro, sbuffando.

-onestamente non lo so. Non so se sto bene o male...diciamo che sto e basta- spiega giocando con l'anello d'oro rosa che le ha lasciato in eredità la nonna Rose, l'unico famigliare ancora in vita che non la vuole morta.

Non cerco di consolarla, so che a lei da fastidio. "Mi fa sentire come un cane bastonato, o come uno di quei bicchieri super costosi che stanno per rompersi perchè sono scheggiati" mi ha detto l'ultima volta che ci ho provato.

Così la stringo semplicemente tra le mie braccia, lasciandole un bacio tra i capelli.

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