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La nostra stanza è esattamente come me l'immaginavo: bianca, semplice, tutta in ordine eccetto per quei pochi panni appoggiati ad una sedia e, soprattutto, piena di fotografie di paesaggi mozzafiato, serate della compagnia e nostri ricordi, tra cui le polaroid scattate a Roma dopo il primo step per amici.

Chissà come starà andando il programma, chi sarà passato e chi come noi avrà dovuto interrompere la strada verso il proprio sogno?

Accarezzo con un po' di malinconia quella minuscola foto rettangolare e sento Sarah che sospira appoggiando il mento sulla mia spalla, raggiunge la mia mano con le sue dita affusolate per poi stringerla piano.

-non avresti dovuto lasciare amici, non per una come me- mormora continuando a giocherellare con le nostre dita.

-in questo momento noi due siamo più importanti della partecipazione ad un talent show-

-ti ho rovinato l'opportunità di fare carriera solo perché sono una cogliona che non sa badare a sé stessa senza il bisogno di protezione costante- il suo tono è quasi dispregiativo nei suoi confronti, pensa davvero di essere così un peso per me?

-sai che non è vero, sono venuto a cercarti perché ti amo e ho bisogno di starti vicino. E non sei una cogliona perché ti sei messa in viaggio completamente da sola per riparare ai tuoi errori, e sono fiero di te-

Mi volto per poterla guardare in faccia, le accarezzo il viso con la mano libera mentre sorrido spontaneamente come un ebete.

-mi sei mancata così tanto, Sarah. Non immagini quanto- i suoi grandi occhi blu si addolciscono, cacciando tutta la malinconia precedente.

-non c'è stata notte in cui non ti pensassi, non potevo immaginare che dormire da sola potesse essere così difficile. Senza le tue braccia pronte a stringermi mi ci perdevo tra le lenzuola- indica il letto completamente bianco e rifatto con un sorrisetto sghembo e le guance arrossate.

-mi mancava vederti arrossire-

-chi ti dice che non sia solo una scottatura agli zigomi dovuta allo stare costantemente tra le coltivazioni di lavanda?-

-perché solo io ti faccio questo effetto- avvicino il mio volto al suo, catturando le sue labbra con un bacio dolce e calmo, in cui sembriamo volerci riprendere tutto il tempo perduto.

-grazie- sussurra appoggiando la sua fronte contro la mia.

-di cosa?-

-di non avermi lasciata perdere, di aver fatto di tutto pur di rivedermi anche se eri a conoscenza del mio passato di merda. Sei una delle poche persone che tengono veramente a me- mi abbraccia forte, posando la testa nell'incavo del mio collo.

-è il mio dovere da fidanzato, no?- le lascio un bacio tra i capelli mentre la mia mano fa su e giù contro la sua schiena.

Rimaniamo stretti stretti per tanto tempo senza proferire parola, gli unici rumori sono le chiacchere delle altre due coppie e degli uccelli che cinguettano in giardino.
Sarah lascia un bacio leggero sul mio collo, alzando il suo volto verso il mio con il suo solito sorriso raggiante sulle labbra, le sposto una ciocca di capelli ribelle che le era caduta sul viso, tornando così a perdermi nella bellezza delle sue grandi e blu isole.

-sei la mia persona, Thomas Bocchimpani-

-sei la mia persona, Sarah M- ridacchia per come ho troncato il suo cognome, facendomi sorridere ancora di più.

-qui sono Sarah Morgán, suona un po' da snob, no?- dice con un accento francese decisamente pessimo atteggiandosi come una donna aristocratica per poi scoppiare a ridere quando vede il mio volto leggermente stranito.



-quindi com'è andata con l'avvocato? Hai sistemato tutto?- chiede Michele una volta che siamo tutti seduti a tavola per cenare,interrompendo una conversione su quanto fosse stata divertente l'Austria.

-beh caro il mio Merletto, dopo aver pagato una multa da circa venti milioni di euro allo stato italiano e aver fatto i nomi di almeno metà dei ragazzi della banda, ho ma fedina penale completamente immacolata- annuncia fiera, guadagnandosi un fugace bacio sulla guancia da parte mia.

-hai detto veramente i nomi dei ragazzi?- Shady sembra quasi delusa, infondo infondo sono sempre stati la sua famiglia.

-si ma li ho già avvisati e hanno già cambiato nome, tranquilla- la rassicura con un occhiolino tornando a mangiare il suo piatto di pasta.

La cena procede bene tra aneddoti del viaggio, risate e battute stupide fatte da Sarah stessa, sembra quasi che la bolla in cui ci siamo rifugiati per scappare dai problemi sia sempre più forte.

-Sarah, corri- dice Shady tutto d'un tratto, io la guardo confusa mentre la ragazza sbianca.

-Shady...-

-Thomas,portala via!- esclama agitandosi un po' di più indicando dietro di noi.

Entrambi ci voltiamo e una donna sulla cinquantina si sta avvicinando urlando il nome di Sarah con un forte accento americano.
È sua madre.

La prendo per mano cominciando a correre come mai prima d'ora in direzione della vecchia macchina scura sul retro, grazie al cielo ho cominciato a prendere lezioni per la patente, e provo a metterla in moto, ma la mano di Sarah si posa sulla mia interrompendomi.

Mi giro per cercare di capire cosa le prende, lei mantiene lo sguardo davanti a sé mentre un sorriso malinconico si tinge sulle sue dolci labbra rosee.

-devo affrontarli, sono stanca di scappare- mormora con voce fioca.

-ti porteranno via da me-

-no, non glielo permetterò, è una promessa- mi sorride stampandomi un bacio a fior di labbra.

Scendiamo dall'auto tornando al casale, dove la donna di prima, Josephine, sta implorando Shady di lasciarla andare dalla figlia.

-mamma...- la chiama la ragazza dai capelli color tramonto sbiadito, attirando l'attenzione di tutti,soprattutto di sua madre che la guarda sorpresa.

-Sweety, oh God,quanto mi sei mancata- la donna fa per avvicinarsi a lei ma Sarah si nasconde un po' dietro di me e Josephine sembra ferita nel vedere la figlia così spaventata da lei. Forse non è poi così malvagia come la dipingono.

-dobbiamo parlare, in privato-

-non ce n'è bisogno, mamma, loro ormai sono la mia famiglia e sanno tutta la storia per filo e per segno, quindi rimarranno con me- si fa coraggio Sarah, stringendomi forte la mano.

-alright then, allora cominciamo-

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